La partita di Fabrizio Moro è una canzone ultrà, un brano musicale dal cui testo emergono sentimenti e situazioni legate al mondo dell curve.
In 3 minuti e 15 secondo il cantante, con l’aiuto di Pier Cortese, tocca tanti argomenti che volenti o, ci colpiscono e ci rendono quasi tutti un po’protagonisti, dalla voglia di essere presenti quando gioca la propria squadra del cuore, all’appartenenza in curva e nel gruppo, alla mentalità, il rapporto con i giornalisti e quello con la polizia…ciò che però colpisce tutti e l’opinione pubblica è la citazione dello sparo…il colpo di pistola che ferma una vita e che non può essere legato al mondo del tifo…ma che purtroppo porta con sè esempi tragici.
Fabrizio Moro, al secolo Morbici, è un cantautore e chitarrista romano, del quartiere popolare di San Basilio, (oltretutto la zona dove ha trovato la morte, per colpa di una pistola Maurizio, ultras laziale) anche se poi cresciuto a Setteville, la canzone in oggetto è la seconda nel nuovo disco Via delle Girandole 10, pubblicato da etichetta Sony music il 17 Marzo 2015. Vi riportiamo le parole di la partita, il video e sotto un’intervista presa dal web nella quale il cantante spiega il suo legame con mondo ultras e cita Ciro Esposito e Gabriele Sandri.
Il testo di La Partita di Fabrizio Moro
Mamma vado alla partita
Mamma mamma vado vado alla partita
Com’è bella questa vita
Quanto è grande questo amor
Oh domenica santa domenica
Vado allo stadio pure se nevica
Mi alzo dal letto e bacio la mia bandiera
In bocca ho l’amaro che torna che torna
Del sabato sera
Scendo in strada e canto i colori
Della mia curva e della brigata
Contro la celere contro i nemici
E per la mia gente che è stata arrestata
E’ la mia vita è la passione
Quindi boicotto la televisione
E’ una questione di mentalità
Essere nati per essere ultrà
Perché
Mentre tutto passa e se ne va
Questo amore sempre resterà
Mamma vado alla partita
Mamma mamma vado vado alla partita
Com’è bella questa vita
Quanto è grande questo amor
I giornalisti terroristi
Raccontano un mondo di bombe e teppisti
La verità viene sempre deviata
Per vendere solo carta stampata
E con il dito dagli altopiani
La Daspo diffida bambini ed anziani
Ma la mia storia sociale lo spiega
Rende onore a chi non si piega
Sotto la sciarpa prendo il coltello
Solo se rischia la vita un fratello
Che qualche volta viene ammazzato
Diventa un martire e viene intonato
È una questione di mentalità
Essere nati per essere ultrà
Perché
Mentre tutto passa e se ne va
Questa fede sempre resterà
Mamma vado alla partita
Mamma mamma vado vado alla partita
Com’è bella questa vita
Quanto è grande questo amor
Mamma vado alla partita
Mamma mamma vado vado alla partita
La fedina mia è pulita
Come il nostro tricolor
Oh mamma stasera io però ti lascio sola
No! mamma non mi aspettavo un colpo di pistola
La fedina mia è pulita
Mamma vado alla partita
Mamma mamma vado vado alla partita
Era bella questa vita
Come il nostro tricolor
Come il nostro tricolor
Come il nostro tricolor
Fabrizio Moro:
Sono, da sempre, un tifoso di calcio. Nasco e cresco in una famiglia e in un ambiente di Ultrà. Mi riconosco in una serie di principi e di codici d’onore che i VERI ultrà applicano al loro percorso di vita. Da diverso tempo, avevo in mente di realizzare una descrizione musicale sul mondo di quelli che, ogni domenica, il calcio lo vivono sugli spalti con passione, con orgoglio e con l’anima appesa a un filo per 90 minuti. Avevo scritto una strofa quando, un colpo di arma da fuoco sparato da un poliziotto, uccise Gabriele Sandri ma ho lasciato il brano incompiuto per diverso tempo. Quando è morto il tifoso napoletano Ciro Esposito, si è aperto un canale di riflessione ancora più profondo dentro di me e tutte le parole che mancavano, sono uscite in poco tempo. Ho riletto questo pensiero in musica, perché credo che una partita di calcio vissuta intensamente dagli spalti, è una delle cose più belle che possano accaderti nella vita e non è giusto accostare questo sentimento così positivo, alla morte. Il calcio non dovrebbe aver nulla da spartire con la violenza e con la morte, proprio perché è lo sport che più si avvicina alla vita.