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Coro Curva Sud Milano Non sarà una diffida

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curva sud milan curva sud milano FBL-ITA-SERIEA- MILAN-JUVENTUS un'avventura disco battisti Il coro della Curva Sud Milano Non sarà una diffida rappresenta in maniera totale il legame tra la musica e gli ultras del football.

I tifosi di calcio si ispirano spesso a brani musicali per creare le canzoni da cantare allo stadio a sostegno del propri beniamini e gli ultrà milanisti in questo sono dei maestri che vantano tradizione di molti anni..non è un caso che la fama della curva sud del Milan sia arrivata ovunque in giro per il mondo.

Non sarà una diffida cantano gli ultras del Milan:

Le parole della tifoseria milanista sono importanti:
No non sara’ una diffida
A fermare il nostro amore per il Milan
AC Milan, tu sei mio
Fino a quando io vivro’
Al tuo fianco io per sempre restero’…
Innamoratooo, sempre di piu’
In fondo all’anima la curva sud
Perche’ non e’ una promessa
Sara’ quel che sara’
In tutto lo stadio
Violenza ultra’
Violenza ultra’

E’facile capire che il coro dei tifosi rossoneri di Milano si ispiri totalmente ad un brano di Lucio Battisti, Un’Avventura. La canzone uscì in disco pubblicato nel 1969 grazie all’etichetta Ricordi e si può considerare una di quelle canzoni senza età poichè a distanza di decenni ancora piace ai giovani di allora ed a quelli di oggi.
Non c’è megio che possano scegiere dei tifosi di cacio che una canzone d’amore..l’amore per la squadra del cuore è come o forse più di quello per una donna!

Non sara’
un’avventura
non puo’ essere soltanto
una primavera
questo amore
non e’ una stella
che al mattino se ne va
Oh no no no no no no
Non sara’
un’avventura
questo amore e’ fatto solo di poesia
tu sei mia
tu sei mia
fino a quando gli occhi miei
avran luce per guardare gli occhi tuoi
Innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
per sempre tu
perche’ non e’ una promessa
ma e’ quel che sara’
domani e sempre
sempre vivra’,
sempre vivra’,
sempre vivra’,
sempre vivra’.
No! Non sara’ un’avventura
un’avventura
non e’ un fuoco che col vento puo’ morire
ma vivra’
quanto il mondo
fino a quando gli occhi miei
avran luce per guardare gli occhi tuoi.
Innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
per sempre tu
perche’ non e’ una promessa
ma e’ quel che sara’
domani e sempre
sempre vivra’,
Perche’ io sono innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
ci sei per sempre tu…


Non chiamarmi di mercoledì, c’è la Champions League

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champions league logo questa città per me smodati smodati milano uomo ragno mods milano Non chiamarmi di mercoledì quando sai che c’è la Champions League è una frase di Chiedi alla luna, brano musicale degli Smodati.

La band è una delle più famose, storiche ed uniche nel suo genere nel panorama italiano, ascoltata dai kids e legata a mods, skinheads, punk e rude boys; i 5 componenti del gruppo, nato nel 1995, si rifanno a Specials, Jam e Clash in particolare, ma sarebbe limitante questa descrizione! Vengono dalla strada e dalla sottocultura e non solo le sonorità spaziano tra punk, ska, indie, oi!, beat, mod79 e britpop, ma anche la vita che fanno i musicisti e le loro passioni, sono le nostre stesse: ragazze, scooter (vespa e lambretta!), birra, calcio e musica.
Si pure il football ovviamente!

In questo caso vi pariamo proprio delle citazione della champions league, una frase che tutti noi almeno una volta avremo detto, o almeno voluto dire, alla nostra fidanzata: non considerarmi quando c’è la partita!
Non per forza la champions, non per forza il mercoledì, non soltanto una telefonata…non esisto per te quando gioca la mia squadra del cuore: oltre la categoria! 😉

La canzone in oggetto, Chiedi alla luna, è un brano d’amore pubblicato come secondo pezzo all’interno del disco Questa città è per me, inciso da City Boy Records nel 2011.
Ascoltiamocelo:

Tu ragazza sei carina ma
Giri insieme a gente che non va
Io non vorrei mai gli amici tuoi in giro insieme a noi
In giro insieme a noi, in giro insieme a noi, in giro insieme a noi
Poi capiterà spesso che
Coi ragazzi starò via perchè
Tanto ho tutta settimana per restare insieme a te
Restare insieme a te, restare insieme a te
Se ti va di stare insieme a me
Chiedi alla luna che ti porti fortuna e
Stai pur sicura che non ci si annoia insieme a me
Però non piangere se non vivo per te
Non chiamarmi di mercoledì
Quando sai che c’è la Champions League
Non mi fare storie tragiche per ogni birra e
Per ogni donna e per ogni festa che
Bevo, sento o vedo senza te
Chiedi alla luna che ti porti fortuna e
Stai pur sicura che non ci si annoia insieme a me
Però non piangere se non vivo per te
Se vuoi essere la mia ragazza
Se ti va di uscire insieme a me
Se vuoi essere la mia ragazza
Chiedi alla luna che ti porti fortuna e
Stai pur sicura che non ci si annoia insieme a me
Però non piangere se non vivo per te

Coro argentino Curva Mero Ravenna

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curva mero ravenna ultras curva nord mero ravenna ravenna ultras curva mero tifosi ravenna fc Gli ultras giallorossi ed il coro da stadio argentino che parte dalla Curva Mero di Ravenna, il dale.

Non si tratta di una canzone originale, la usano tante tifoserie italiane ed estere, ma è sempre un bel vedere. Il coro degli ultras ravennati della Curva Nord, oggi intitolata a Vittorio Mero, calciatore e capitano dei bizantini ai tempi della serie B, viene da lontanto, da oltreoceano, dall’Argentina. Ecco la CurvaMero in azione ad Alfonsine:

Ed ecco la verisone orginale de LA 12, la tifoseria del Boca Juniors:

Impressionante!
Adirla tutta la canzone usata dai Ravennati, cioè quella della hincha del Boca Juniors, deriva da un brano musicale: moliendo cafè di Hugo Blanco, composto nel 1958 ed inciso su disco nel 1961:

Curva Furlan Trieste coro goliardico La zanzara

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curva furlan triestina ultras trieste curva furlan curva furlan trieste curva furlan stadio rocco Un coro goliardico degli ultras della Curva Furlan di Trieste è quello della zanzara.
Ecco il video della canzone dei muli, i ragazzi di Trieste, che supportano l’Unione, la Triestina:

Le parole della tifoseria triestina sono:
Arriva qua la zanzara,
devastiam devastiam,
morde davanti e di dietro,
con superfaust al piretro
e la zanzara è Kaputt.
Lo provi signora.

Da cosa derivi questo coro non siamo riusciti a capirlo…chiediamo allora aiuto a voi tifosi alabardati o appartenenti ad altre tifoserie che adottano il coro, come i veronesi o i civitanovesi o i semplici lettoridi questo blog: lasciate un commento o contattateci via mail per dirci qualcosa in più.

Curva Nord Lecce e la canzone popolare Kalinifta

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Lecce - Sassuolo curva nord lecce notte della taranta salento tifoseria leccese ultras Un legame fortissimo è quello del tifo leccese con il territorio ed un esempio è la Curva Nord che canta la canzone popolare Kalinifta.
Probabilmente il nome grico (non greco) dal brano non ti dice nulla, ma ascoltandolo ti potrà tornare il mente, se sei stato almeno una volta nella penisola salentina (magari alla Notte della Taranta); il ritornello “larilò larilò lallero” è uno dei più famosi!
Tornando alla Curva Nord di Lecce ecco i video in cui gli ultras salentini cantano il coro, in trasferta allo stadio Dall’Ara di Bologna:

Oltre al noto ritornello, gli ultras leccesi aggiungono un parte testuale importante; ecco le parole della tifoseria della squadra del Salento:
Siamo noi gli ultras senza padroni
e dovunque tu giochi ci siamo;
contro il calcio moderno lottiamo;
contro gli abusi e le repressioni;
larilò larilò lallero, larilò larilò la-là, larilò larilò lallero, larilò larilò la-là!
Molto orecchiabile! Ora approfondiamo la conoscenza con la canzone originale; Kalinifta, nota anche come Matinata, è una serata della fine del 1800, composta dal calimerese Vito Domenico Palumbo. Le parole del brano sono d’amore, un sentimento fortissimo narrato in prima persona dal cantante..un amore per una donna che porta dolore. Un sentimento che ogni tifoso prova anche per la squadra del cuore, tanto amore che porta sacrifici e spesso poche soddisfazioni..ma l’amore è così, anche se ci fa penare, non si controlla l’amore!..sai quanti ne ho sentiti dire “l’anno prossimo non mi abbono!” e tutte le estati sono in file per l’abbonamento in curva.
Kalì nifta! Se finno ce pao;
plaja ‘su ti ‘vo pirta prikò
ce pu pao, pu sirno, pu steo
‘sti kkardìa-mu panta sena vastò.

Il Legnano segnerà, la Curva Nord esploderà

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boys lilla ultraslegnano curva nord boys legnano tifoseria leganno calcio ultras leganno curva nord Quando il Legnano segnerà, la Curva Nord esploderà, dice la canzone dei Boys Lilla e di tutti i tifosi dello stadio Giovanni Mari.

Il coro ultras dei Legnanesi non è una novità nel panorama calcistico italiano, si tratta di un motivo molto diffuso tra le varie tifoserie dello stivale, ma la versione dei lombardi vale la pena di essere sentita; nel video i Boys Lilla in un derby Legnano vs Pro patria del 2007:

I tifosi presenti in Curva Nord Legnano cantano queste parole:
quando il Legnano segnerà
la curva nord esploderà
in un boato che farà tremar
la terra e il mar…
Parliamo di una squadra che ha avuto un nobile passato, seppur poi scesa di categoria e di una tifoseria importante con il gruppo portante che ha compiuto 35 anni.

Inno serie A 2015 di Giovanni Allevi

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musica calcio giovanni allevi inno serie a serie a inno allevi o generosa giovanni alevi Ecco la canzone del campionato di calcio italiano, l’inno della serie a 2015/2016 di Giovanni allevi, O Generosa.

Evitiamo ogni tipo di commento, anche perchè il musicista è sicuramente un fenomeno, uno di quelli che l’Italia deve tenersi stretto, ma crediamo che gli abbiano commissionato un qualcosa che non toccava a lui.
Insomma! Il football nostrano conosce uno dei momenti più tristi della sua lunga vita, pochi tifosi, brutti tifosi occasionali (qui ci starebbe bene una digressione, ma tanto conoscete già il nostro parere in merito) e tante privazioni.
Non che il calcio si megio negli altri paesi europei, ma almeno in alcuni di essi, Inghilterra per prima, il football è sempre stato trattato con rispetto, almeno dal mondo della musica. Ricordiamo dischi, jingle e canzoni dedicate al calcio, incise dai calciatori, ispirate alle squadre o alle tifoserie d’oltreManica favolose..mentre noi sempre poca roba.
Ci mancava questo:
O generosa magnitudo!
O generosa veni ad nos!
Victori gloria, cum honestate semper movetur cor eius. (2 v)

Victori gloria
Victori gloria
Victori gloria
Custodi animum tuum
ut a corruptione abstineat
necopitatum gaudium accipies
O generosa!

Gloria, I say to you, Alleluia!
winner you will be in your heart Gloria,
I say to you Alleluia!
winner you’ll be in your heart
always you’ll be.

(traduzione)

Oh forza nobile!
Oh nobile, vieni da noi!
Gloria al vincitore
il suo cuore si muove sempre con onestà.

Gloria al vincitore
Gloria al vincitore
Gloria al vincitore
Custodisci la tua anima
affinché si astenga dalla corruzione,
riceverai una gioia inaspettata
Oh nobile!

Gloria, a te dico, Alleluia!
vincitore sarai nel tuo cuore
Gloria, a te dico, Alleluia!
vincitore sarai nel tuo cuore
sempre lo sarai.

Coro Curva Nord Pavia Un giorno all’improvviso

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curva nord pavia ultras pavia ultras curva nord righeira ultras pavia curva nord Coro Curva Nord Pavia Un giorno all’improvviso, un esempio di come gli ultras e la musica sono uniti l’uno all’altra.
Questo coro da stadio dei tifosi del Pavia non è unico nel suo genera, lo stesso si può sentire in molti stadi d’Italia, con piccole varianti di testo; ecco gli ultras pavesi cantare una canzone a supporto degli Azzurri:

La tifoseria pavese canta queste parole:
Un giorno al’improvviso
mi innamorai di te
il cuore mi batteva
non chiedermi perchè
di tempo ne è passato,
ma sono ancora qua
difendo i miei colori
tifo la mia città
La canzone che spopola in Curva Nord ed allo stadio Pietro Fortunati deriva da un brano molto importante degli anni ’80, un disco che chi è over 35 conosce a memoria: L’estate sta finendo dei Righeira. Stefano Righi e Stefano Rota, in arte Michael e Johnson, hanno pubblicato su 45 giri tramite etichetta CGD questa canzone nel 1985. Hanno vinto il FestivalBar, il pezzo ha fatto ballare migliaia di giovani italiani in tutte le discoteche della Penisola, ma più che altro ora, in forma diversa, spopola in tutte le curve tra i tifosi del football.
Cantala con noi!

L’estate sta finendo e un anno se ne va

Sto diventando grande lo sai che non mi va.
In spaggia di ombrelloni non ce ne sono piu

E’ il solito rituale ma ora manchi tu.

La – languidi – bri – brividi
Come il ghiaccio bruciano quando sto con te.
Ba-ba-baciami siamo due satelliti in orbita sul mar.

E’ tempo che i gabbiani arrivino in citta

L’estate sta finendo lo sai che non mi va.
Io sono ancora solo non e una novita

Tu hai gia chi ti consola a me chi pensera.
La – languidi – bri – brividi . . .

L’estate sta finendo e un anno se ne va

Sto diventando grande lo sai che non mi va.
Una fotografia e’ tutto quel che ho

Ma stanne pur sicura io non ti scordero.

L’estate sta finendo e un anno se ne va

Sto diventando grande anche se non mi va.
L’estate sta finendo – l’estate sta finendo –
l’estate sta finendo.


Coro Curva Nord Pistoia Menti perdute

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curva nord pistoia ultras menti perdute pistoia ultras curva nord pistoiese tifosi ultras arancioni ultras pistoiese curva nord Un coro ultras goliardico che inneggia al vino ed allo sballo è quello delle Menti Perdute e della Curva Nord Pistoia.
Ecco i tifosi arancioni dell’Olandesina, sopranome della Unione Sportiva Pistoiese 1921, impegnati nel cantare non lontano dallo stadio Marcello Melani, in trasferta a Montemuro nel 2013:

Le parole del coro della Curva Nord della Pistoiese, sono queste:
Menti perdute che noi siam!
E’ per questo che beviam!
Dalla sera alla mattina!
Ti svuotiamo la cantina!
Menti perdute che noi siamo
è per questo che beviamo
Noi non molleremo maaaaaaai
siamo briai,alcolizzati
abbiamo i fegati tutti spappolati
e se manca il vino siamo incazzati
E conviene a tutti voi
dinon caricare mai
Siamo violenti, siam delinquenti
Evviva l’alcool evviva gli arancioni
e non rompeteci i coglioni.
La prima parte della canzone della tifoseria Orange di Pistoia sembra l’Ari, ari, ari oh blues, mentre la senconda parte è presa dalla sigla di Indietro tutta, trasmissione con Renzo Arbore e Nino Frassica fine anni 80. insomma qui si tratta del legame tra calcio e TV o meglio ultras e televisione.
Ecco la sigla:

Si, la vita è tutto un quiz

e noi giochiamo

e rigiocchiamo

perché noi non ci arrendiamo

fino a quando non vinciamo

si la vita è tutt’un quiz

e se indovini

quante emozioni

perché è col quiz

che ci danno i milioni

eviva le televisioni

aspetta e spera

che poi s’avvera

teniamo alta

la nostra bandiera

così compatti

verso i premi marceremo

e dalle e dalle

poi che vinceremo

aspetta e spera

che poi s’avvera

che la nottata

non è così nera

siam tutti quanti

felici e contenti

noi siamo un popolo

di concorenti

e alla conquista

del quiz partiremo

bisogna vincere

e vinceremo

notte italiana

c’e’ una luce blu’

e’ in ogni casa

che brilla la tivvu’

e tutti intorno

seduti a guardare

davanti a questo focolare

il padre al figlio dice

senti un po’

solo un consiglio

io ti do’

tu nella vita

comandi fino a quando

ci hai stretto in mano

il tuo telecomando

si la vita è tutt’un quiz

e noi sognamo

fantastichiamo

e’col quiz

che risolviamo

i problemi che abbiamo

si la vita è tutt’un quiz

grandi occasioni

grandi emozioni

perché col quiz

che ci danno i milioni

eviva le televisioni

perché col quiz che ci danno i

milioni

eviva le televisioni

za za

Coro Curva Nord Pagani, Semplice

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curva nord paganese paganese tifo5 semplice 45giri gianni togni curva nord pagani Gli ultras della Curva Nord Pagani cantano in coro Semplice, una canzone per supportare gli AzzurroStellati della Paganese allo stadio Marcello Torre ed in trasferta.
Quello della tifoseria paganese non è solamente un coro da stadio, ma si tratta del rifacimento di un brano musicale che negli anni 80 ha detto al sua.
Ecco la canzone della Curva Nord a sostegno della Paganese:

Ecco el parole della canzone degli ultras di Pagani:
Semplice… Ragione di Vita!
“… che ne sai tu di certe stelle
e di un fuoco che brucia la pelle
accompagna tutta la mia vita
una storia bella ed infinita.
Che ne sai tu di un cuore puro
luci in faccia e mani sul muro
contro invidia, fermi e repressione
vado avanti come un leone.
SEMPLICE…
guardare ad un momento magico
lo stadio che compie il miracolo
tutti abbracciati…
saltellando con la gente
e non pensare poi più a niente!”
Semplice è una brano di Gianni Togni, artista romano classe 1956, che ha inciso su 45 giri il disco per l’etichetta CGD Paradiso nel 1981.
Quella di Togni è proprio una bella canzone, ascoltala:

Questo è il testo di Semplice di Gianni Togni:
Come stare fuori dal tempo
quando fuori è mattina presto
cammino con un’aria da fortuna
so che in qualche tasca devo averne
ancora una da fumarmi dolcemente
conto i passi pensando a niente
la notte è ancora attaccata ai muri
va in mille pezzi se tu la sfiori

Semplice
come le storie che cominciano
come dar calci ad un barattolo
e respirare con un ritmo quasi uguale
a questi giorni che viviamo in due
Svegliati
c’è sempre un sogno da raggiungere
amore forza che è possibile
andare avanti anche se fa un freddo cane
e ci vogliono imbrogliare

Tutto quanto mi sembra giusto
quando fuori è mattina presto
ogni via ha ancora un suo colore
per farle tutte uguali basteranno
due ore ed io mi guardo in giro
tra me e la piazza soltanto cielo
un orologio senza lancette
un istante che sa di latte

Semplice
trovarsi in tasca qualche spicciolo
e dirsi ti amo per telefono
poi saltare anche la cena per parlare
per mangiare quattro chiacchiere
Svegliati
con un’idea che vuoi difendere
con un ricordo da dividere
insieme anche se ogni giorno è un’avventura
che a pensarci fa paura

Come stare fuori dal tempo
quando fuori è mattina presto
tra un po’ la gente scenderà per strada
ci sarà la fila alla fermata

Semplice
basta farsi un’autocritica
volersi bene forse è l’unica
se è una commedia allora avanti un’altra scena
per noi non c’è problema

Curva Sud Catello Mari Sacrifici e chilometri

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curva sud catello mari ultras curva sud cavese ultras coldplay band ultras cavese curva catello mari Gli ultras della Cavese, quelli della Curva Sud Catello Mari con la canzone Sacrifici e chilometri sono l’esempio perfetto del legame tra la mnusica ed i cori da stadio.
Oltre il fatto che questo della tifoseria di cave de’Tirreni è uno dei dei tanti favolosi cori che i cavaiuoli fanno per accompagnare i calciatori Meteliani, va specificato che è unico nel suo genere perchè si rifà alle note ed alla melodia di una canzone moderna, dei giorni nostri. Ecco gli ultras della Curva Catello Mari all’opera, in trasferta contro la Casertana:

Ecco le parole del coro della Curva Sud dello stadio Simonetta Lamberti a sostegno della Cavese:
sacrifici e chilometri
diffidati ma liberi
negli stadi solo per te
nel mio cuore solo blu foncé
Avete capito l’inzio del coro da stadio dei cavesi a quale disco di rifà?
La canzone è Clocks, dei Coldplay, un brano favoloso! Questa canzone è uscita con l’album A rush of blood to the head e poi l’anno successivo è uscito il singolo per l’etichetta Parlophone nel 2004.
Mentre ci vediamo il video ufficiale, in cui ci sono degli studenti universitari inglesi, sarà difficile non cantare..

The lights go out and I can’t be saved
Tides that I tried to swim against
Have brought me down upon my knees
Oh I beg, I beg and plead, singing

Come out of things unsaid
Shoot an apple off my head and a
Trouble that can’t be named
A tiger’s waiting to be tamed, singing

You are
You are

Confusion never stops
Closing walls and ticking clocks
Gonna come back and take you home
I could not stop that you now know, singing

Come out upon my seas
Cursed missed opportunities
Am I a part of the cure?
Or am I part of the disease? Singing

You are, you are, you are
You are, you are, you are

And nothing else compares
Oh nothing else compares
And nothing else compares

Home, home where I wanted to go
Home, home where I wanted to go

Home, (you) home where I wanted to (are) go
Home, (you) home where I wanted to (are) go

Grazie a Vincenzo per la segnalazione

Millwall Bushwakers tra football, musica e sottocultura

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Cold Blow Lane millwall vs luton town 1985 no one likes us millwall the den millwall

La storia del Millwall fc, i leoni di Londra sud, e la loro temutissima firm, i Bushwakers, tra football, musica, sottocultura skinhead e working class.

Un mix speciale quello che gira attorno ad una squadra che di suo non vanta fama, ma che però ha una tifoseria le cui gesta hanno fatto il giro del mondo..ed ancora le fanno.

Da Zona Cesarini

Frastuono di bracci meccanici, pungente odore di pneumatici accatastati, fuliggine che volteggia nell’aria e il suono lontano di una sirena per gli scarichi portuali. Non è Manchester, tantomeno una piccola provincia sperduta sulle sponde dell’Atlantico: è Londra. Più precisamente The Isle of Dogs, l’Isola dei Cani. Patria di un fenomeno che forse non conosce uguali in Europa, il Millwall F.C. e la sua chiacchieratissimaFirm. “Lo spogliatoio della squadra ospite è come una prigione: senza luce, senza finestre. I bagni sono orribili. Poi si esce là fuori per affrontarli, i Leoni. E appena calchi il campo ti fissano tutti, mentre le gradinate esplodono in frasi d’ogni tipo. Ma, quando ci rimasi per un po’ di tempo, m’innamorai proprio di quella atmosfera. È una delle nostre risorse più grandi.” (E. Dunphy) Parole di un cronista prestato al calcio, l’irlandese Eamon Dunphy, che durante la sua mediocre carriera da calciatore professionista si è trovato prima ad affrontare come avversario ed in seguito a far parte di quella squadra estrema che aveva casa al vecchio The Den. Insomma, pensieri e parole di chi ha vissuto entrambi i lati della barricata che idealmente divide l’Isola dei Cani dal resto del mondo, calcistico ma non solo. Perché Millwall significa il profilo grezzo e squadrato del The Den, con la sua compagine così caratteristica che mai ha vinto un trofeo in più di cento anni di storia; ma simboleggia – più di tutto – una storia di quartiere. Un neighbor unico, determinante nello sviluppo del club e della sua temutissima tifoseria. Quella conosciuta ai più per le intemperanze, gli scontri sulle gradinate e le violenze da strada; quella di cui pochi, probabilmente, conoscono origini e ragioni storiche diun fenomeno impermeabile ai mutamenti. Il Millwall detiene questa unicità: dal 1885 non ha mai vinto un trofeo, è una squadra di seconda o terza divisione ma è conosciuta praticamente in tutta Europa. Suona come un paradosso. Non fosse per la sua tifoseria, la sua firm, che accende cronache e animi in egual misura, portando il nome dei Leoni costantemente alla ribalta. Sono, senza ombra di dubbio, la tifoseria organizzata più estrema del Regno Unito. Il perché necessita di un’analisi storico-sociologica e di un balzo indietro nel tempo. Ai tempi della rivoluzione industriale, di Jack Lo Squartatore e di banchine portuali sovraffollate. Nel caos a tinte fosche della Londra vittoriana c’è una zona, che più di altre, è l’emblema della rivoluzione industriale in atto: i cosiddetti “docks”. Una vasta area a sud-est della città che raccoglie ogni forma di commercio e attività portuale, fungendo da punto di raccolta, raffinazione e scambio per le merci in arrivo e in partenza dall’allora più grande porto del mondo. È una penisola di terra che, con l’andare del tempo e con l’esponenziale crescita degli scambi, diventa sostanzialmente un’isola dal nome singolare: l’Isola dei Cani. Scordatevi la Londra in costume dei cappelli a tuba e delle folte basette, quella di Piccadilly o delle bianche villette a schiera di Tottenham e dintorni. Qui l’atmosfera è viva ma infernale. E lo sarà per un centinaio di anni. Fumi e oli di lavorazione si mescolano con incidenti di ogni sorta, turni di lavoro massacranti e livelli igienico-sanitari degni di un paese medievale sono le condizioni base: le fondamenta di un quartiere ribattezzato Millwall. Costruito con celerità, sfruttando il boom commerciale della metà dell’800: il quadrato irregolare che delinea il distretto di Millwall è sostanzialmente una linea adagiata sulle banchine in continua espansione. Fin dalla sua fondazione ha come unico scopo lo sviluppo commerciale. Non c’è spazio per molto altro. Se non per un ammasso razionale di mattoni rossi messi in fila, ovvero: case popolari. All’ombra di un porto e di una grande ciminiera. Questa parte abitata dell’Isola dei Cani nasce e finisce qua. Essenziale, cupa. Funerea. E soprattutto fuori da ogni altro tessuto economico, sociale e perfino linguistico. Perché da queste parti si parla con uno strano accento, una cadenza che arriva dal nord. I lavoratori e gli abitanti del quartiere sono per la maggior parte immigrati scozzesi. Diversi in un luogo ameno. Ultimi fra gli ultimi. Il radicatissimo sentimento di autarchia e di disprezzo per l’estraneo del block nasce e si sviluppa proprio in queste particolari condizioni, accentuate dal fatto che la City – coi suoi palazzi eleganti e la sua prosperità crescente – è sostanzialmente irraggiungibile via terra. È uno scenario che ricorda più Alcatraz, anziché Hyde Park o Regent Street. Ma, almeno fino alla seconda guerra mondiale, l’isola è un punto di riferimento cruciale per l’economia londinese e l’immigrazione cresce di pari passo con le attività commerciali. Non è l’Isola di Wight, ma quantomeno c’è lavoro in abbondanza. Fino al frastuono di quegli aerei con la svastica sulla carlinga. La Luftwaffebombarda a tappeto, e i Londond Docklands sono tra gli obiettivi più colpiti. I tedeschi sventrano un’intera area, lasciando un ammasso di macerie al posto di quelle banchine ferventi d’attività. La ricostruzione è imponente e fortemente caldeggiata dal governo inglese, i docklands tornano a vivere. L’Isola dei Cani, al pari dell’Italia, vive un boom che la porterà fino al grande ammodernamento urbano del 1967. Nella Swingin’ London, fra un nuovo LP dal blues acido degli Stones e l’apparizione di club underground che distribuiscono LSD all’entrata come l’UFO, c’è una zona limitrofa che pare non interessarsi minimamente ai mutamenti sociali e alle rivoluzioni di costume. È il distretto di Millwall, che da lì in poi vedrà aprirsi un abisso di disoccupazione e disagio sociale sotto ai suoi piedi. L’uso in larga scala dei container, che i vecchi docks non potevano gestire, è infatti il soffio del progresso che fa cadere il castello di carte delle antiche banchine. Trascinando con sé un intero popolo di lavoratori. Quel popolo che fin da subito aveva fondato un’unica cosa: la squadra di football, il Millwall F.C. Un team anomalo fin dai suoi esordi. Hanno un leone come simbolo e giocano in uno stadio irregolare, perfino architettonicamente sbagliato, ma da cui è impossibile uscire indenni data l’atmosfera presente. Sono, insomma, una squadra di reietti. Orgogliosi della propria condizione di workers ai confini del progresso, i tifosi del Millwall si configurano, fin dal periodo della Swingin’ London e di Woodstock, come ultimi testimoni di un avanposto di civiltà industriale snobbato da tutto e tutti. L’isolamento fisico e sociale si sedimenta progressivamente; è un placebo contro le storture del mondo confinante: quello dei titoli a nove colonne sui tabloid, del glamsbandierato nella musica come nell’arte e dei cappelli sfavillanti della regina Elisabetta. Qui non c’è spazio per tutto ciò, e minimamente lo si vuole. Anzi. È un eremo di working class, che ha perso la speranza insieme ai suoi dockers. I macchinari si fermano, i cantieri navali chiudono e il quartiere è sempre più terra di disperazione sociale. Una depressione economica. L’ennesima. E stavolta molto più difficile da affrontare rispetto alle bombe della Luftwaffe. È in questo contesto che nasce il mito della zona franca a sud-est della City, quel territorio indiano in cui è sostanzialmente impossibile far rispettare le regole civili. È così che si formano e acquistano potere le prime bande di malviventi; sono cani da rapina che controllano una discreta fetta di città abbandonata in un angolo buio e maleodorante. A sud di Londra, intorno alla vecchia Isola dei Cani, agiscono i Richardson, gang criminale contrapposta a quella dell’East End: i Kray. East Endcontro Isola dei Cani e dintorni. Proviamo a tradurre con le squadre di appartenenza:West Ham contro Millwall.

 

Nasce (anche) così l’ultima rivalità estrema del calcio inglese. A dir la verità, già ai tempi della Grande Depressione un episodio aveva infiammato gli animi degliworkers dell’est londinese, in quanto gli scozzesi di Millwall ruppero il patto di sciopero generale dei lavoratori portuali, presentandosi a lavoro a discapito dei colleghi dell’altro lato del Tamigi. La poco edificante qualifica di crumiri gli rimase così appiccicata come un’onta. Ma se lo sciopero fu una diatriba fra gruppi di portuali in condizioni di lavoro inumane, quello che accade alla fine degli anni ’60 è un salto di qualità concettuale. Le due tifoserie si riconoscono nelle due gang contrapposte e, anche se la scia di sangue e malaffare dei Kray e dei Richardson finisce nella primavera del 1967, le due tifoserie ne prendono simbolicamente il testimone. Organizzandosi. Si apre la lunga stagione degli hooligans, almeno due decenni di rivalità spinte al parossismo, fino ad episodi celebri. È una guerra. Da una parte i reietti delle banchine, dall’altro i lavoratori popolari dell’est di Londra. Nasceranno dagli scontri degli anni ’70 l’Inter City Firm e i The Bushwackers, le due firm più incontrollabili d’Inghilterra. È una sfida senza fine, sembra uscire più da Warriors – I Guerrieri della Notteche da un quartiere londinese. Lo scenario di rivalità sportiva, rabbia repressa, scontro urbano con sneakers ai piedi e disillusione totale per un presente fatto di miseria e disoccupazione dilagante, è il brodo primordiale su cui si compiono azioni d’ogni sorta. Soprattutto al The Den nessuno viene volentieri. Il Millwall Roar diventa in pochi anni un racconto metropolitano, una leggenda da passare di orecchio in orecchio, bisbigliando fra una pinta e l’altra le storie che circolano attorno a quello stadio malandato e maledetto da tutti. Intolleranza, isolamento e nessuna prospettiva fanno dei Bushwackers, e della curva in generale, una perfetta macchina di autarchia pallonara all’ennesima potenza. Qui, più che in altre parti d’Inghilterra, il fenomeno sociale skinhead – nato come movimento anarchico di sinistra e basato sull’unione delle minoranze dei quartieri periferici, grazie a nuove ondate musicali come lo ska – muta rapidamente nella ben più nota e strombazzata deriva naziskin, grazie allo sporco lavoro d’infiltrazione del British National Party. Un’istantanea che sembra fuoriuscire da This is England. È un momento decisivo della storia inglese e del calcio d’oltremanica. Margaret Thatcher è stata appena eletta e le sue politiche reazionarie spingono le periferie in un mondo parallelo: “The ice is coming…London is burning, and I, live by the river!”canta un profetico Joe Strummer, mentre frusta Londra dall’alto di un sound rabbioso, contaminato ed innovativo. Ed è quello che succede dalle parti di Millwall e in buona parte del Regno Unitoworking class, spremuto sotto ogni forma di diritto e lasciato in balia di sé in aree da suicidio. Le disuguaglianze crescono di pari passo con l’alienazione di una vita da cantieri e sussidi, disoccupazione e libertà sempre più ristrette. È all’interno di questo corto circuito di politiche ultra-conservative, induzione al consumismo sfrenato, disuguaglianze incolmabili e violenza diffusa che il calcio diviene un collettore di socialità, istanze e aggressività represse. E la firm del Millwall recita la parte del Leone. Sono diversi dagli altri, sono odiati da tutti. Nasce così il motto che li ha resi celebri: No One Likes Us, We Don’t Care. Potrebbe essere la strofa di un singolo punk dal sapore nichilista dei Sex Pistols, oppure laBlank Generation di Richard Hell & The Vodoids; invece sono un gruppo organizzatissimo di ultras che fa continuamente la spola tra seconda e terza divisione inglese. A parte qualche sparuta presenza in Premier. Non hanno nulla da perdere. Mettono a durissima prova le autorità e lo svolgimento delle partite in trasferta. È proprio nei primi anni ’80 che fa l’apparizione un termine tanto conosciuto quanto temuto in tutta l’Inghilterra: il Millwall’s Brick. Il mattone di Millwall: giornali arrotolati più volte e compressi, fino a tramutarsi in una vera arma da combattimento corpo a corpo. È la firma in calce dei Bushwackers.

 

 

E la particolare conformazione urbana intorno al vecchio The Den favorisce tutto ciò: un nugolo di strade strettissime, intervallate da piccoli ponti, poco o nulla illuminate. È proprio in questo periodo che nasce il mito di Cold Blow Lane: la strada che rappresenta in pieno il concetto di “We fear no foe”, sbandierato come un inno dai Bushwackers. Una tonnara di calci e nasi rotti. Intanto, il Millwall galleggia in posizioni anonime nelle seconda divisione. Il calcio, da queste parti, sembra rispecchiare la condizione esistenziale di sfiducia e intolleranza diffuse. Il Millwall è una squadra che fatica parecchio in Premiership, gioca spesso un calcio retrogrado, basato su muscoli e lanci rugbystici; tackle e spioventi dalla lunga distanza; nessun fronzolo e tanto agonismo. È lo specchio della zona sud dell’Isola dei Cani. È la periferia estrema del football inglese: la versione calcistica di Mile Endcantata dai Pulp. Per dirla con le parole del migliore autore di testi del britpop degli anni ’90: “It’s a mess, alright, this is Mile End… the pearly king of the Isle of Dogs feels up children in the bogs; down by the playing fields someone sets a car on fire. I guess you have to go right down, before you understand just how – how low – how low a human being can go…”

 

Dagli sconvolgenti episodi di estrema violenza di Luton Town del 1985, con gli hooligans del Millwall in prima fila, è ormai passato un decennio, ma il quadro descritto nelle note di una delle pietre miliari del britpop è sempre lo stesso, racchiuso in un titolo oltremodo efficace: Different Class. È in questo spaccato socio-economico, mito fondativo dell’atomizzata società anglosassone post-Thatcher, che risiede il dna di una realtà remota e inscalfibile. Quella del Millwall, con il suo personalissimo modo di approcciarsi alle difficoltà dilaganti: una chiusura ermetica verso una società vista come ostile e avversa. Un humus ideale per la proliferazione di frange estreme che flirtano col nazionalismo di stampo populista del British National Party, che da queste parti fa il pieno riempiendo un vuoto pressoché assoluto e scaricando tutto sugli ultimi: gli immigrati. Nonostante la repressione e le nuove leggi dell’era post-Hillsborough (1989), con lo scioglimento del movimento hooligans originario, il Millwall e la sua firm continuano ad essere un fenomeno unico per appartenenza alla propria comunità da un lato ed episodi di violenza dall’altro. Un fil rouge inestricabile, almeno fino a pochi anni fa. Perché, tornando ai mutamenti sociali e all’urbanizzazione, l’Isola dei Cani e l’intera area dell’ex porto londinese hanno subito un cambiamento (forse) decisivo. Dove non sono arrivate bombe, Grande Depressione, leggi e manganelli, sono riusciti fondi d’investimento e speculazioni edilizie per conto di grandi istituti bancari. La zona di Southwark, infatti, è ormai cuore pulsante di attività finanziarie, con tanto di grattacielo in vetro più alto d’Europa a testimoniare la nuova veste delle ex banchine di Canary Wharf. Un quadro di difficile gestione: da un lato la working class d’estrazione popolare, dall’altro i nuovi professionisti dell’economia che simboleggiano in tutto e per tuttol’edonismo di matrice thatcheriana-reaganiana. Fianco a fianco. Un contrasto stridente. Una trasformazione, ancora in atto, che ha dell’incredibile. Soprattutto se si pensa al cuore del quartiere, il The Den. Quel vecchio catino di cemento e disperazione, quello brutto e scomodo, quello che per 100 anni ha ospitato il Millwall e impaurito chiunque ci passasse vicino. Oggi non c’è più: tutti al New Den. Che, per inciso, sorge a poche centinaia di metri dal vecchio quadrilatero ed è uno stadio molto più funzionale. Insomma, tra morti sulla coscienza, risse e titoli in prima pagina nazionale, giornali usati come mattoni e una miseria esistenziale pressoché inalterabile, Millwall continua a vivere grazie all’apporto di una comunità discussa e quantomai discutibile. Ma che rimane tuttora l’unico punto di identificazione sociale per i reietti e i dimenticati del mondo occidentale. Per quelli nascosti sotto il tappeto del lato scintillante del mondo; per quelli comeHarry the Dog – ex leader della F-Troop, la prima firm del Millwall – che forse meglio di tutti ha cristallizzato il fenomeno sociale Millwall nella sua essenza. Con pochissime battute. “Una sbronza, una scazzottata, una partita: questo è il Millwall.”

Coro Curva Ovest Potenza Vecchio Leone

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ultras potenza curva ovest lions potenza ultras curva ovest potenza ultras tifoseria potenza curva ovest Coro ultras Curva Ovest Potenza Vecchio Leone quanto tempo è passato.

Per sostenere U’Putenz, la tifoseria rossoblu allo stadio Alfredo Viviani ed in trasferta canta questo coro:

Le parole della canzone degli ultras potentini sono:
Vecchio leone,
quanto tempo è passato
Quanti ricordi fai rivivere tu,
quante canzoni sul tuo passo ho cantato
che non scordo più..
sul torpedone per le strade d’Italia,
in ogni stadio dove giocavi tu,
per giorni e notti insieme a te ho camminato…
per i rossoblù !
La canzone da stadio della Curva Ovest Potenza si rifà ad un brano popolare che tutti noi abbiamo ascoltato diverse volte: Vecchio scarpone. Si tratta di una canzone che vinse il Festival di Sanremo nel 1953 interpretata da Gino Latilla.

Ecco il testo di Vecchio Scarpone:
Lassù, in un ripostiglio polveroso,
fra mille cose, che non servon più,
ho visto, un poco logoro e deluso,
un caro amico della gioventù.
Qualche filo d’erba,
col fango disseccato
tra i chiodi, ancor pareva. conservar…
era uno scarpone militar!

Vecchio scarpone,
quanto tempo è passato!
Quante illusioni fai rivivere tu!
Quante canzoni
sul tuo passo ho cantato,
che non scordo più.
Sopra le dune
del deserto infinito,
lungo le sponde accarezzate dal mar,
per giorni e notti insieme a te ho camminato
senza riposar!

Lassù, fra le bianche cime
di nevi eterne immacolate al sol,
cogliemmo le stelle alpine
per farne dono ad un lontano amor!
Vecchio scarpone,
come un tempo lontano,
in mezzo al fango, con la pioggia o col sol,
forse sapresti, se volesse il destino,
camminare ancor.

Vecchio scarpone, fai rivivere tu
la mia gioventù.

Curva Sud Melfi non tifo per gli squadroni

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ultras mefli brgata normanna melfi ultras brigata normanna curva sud melfi ultras brigatanormanna melfi ultras Un coro da stadio argentino è quello della Brigata Normanna e della Curva Sud Melfi, Non tifo per gli squadroni ma tifo te.
Ecco la tifoseria di U’ Melf che incita i giocatori gialloverdi:

Il coro che cantano gli ultras Melfi della Curva Sud è:
Melfi alè,
non tifo per gli squadroni, ma tifo te
ovunque giocherai io ti seguirò
e sempre dentro al mio cuore ti porterò
con te che sei la mia squadra la mia passion
la maglia che porti addosso è la mia ossession
alè alè seduti sento dentro te

Si tratta di un coro da stadio che spopola in tante gradinate negli stadi di calcio italiani, ma ha un’origine più lontana, viene dall’Argentina. Negli ultimi tempi sono molte le tifoserie italiane che si sono ispirate al tifo argentino, colorato e coinvolgente.
La canzone originale quindi è La copa Libertadores è la mia obsesion. Vediamo il video de La 12, il tifo del Boca Juniors:

Y dale alegría, alegría a mi corazón
lo único que te pido ganemos hoy
la copa libertadores es mi obsesión
tenes que dejar el alma y el corazón
ya vas a ver no somos como los putos de
RiBer Plate

Thierry Henry e lo spot Barclays Premier League 2015

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barclays permier league henry spot premier league 2'15 thierry henry gunners thierry henry Mentre noi abbiamo l’inno della serie A di Giovanni Allevi che fa disgusto, in Inghilterra il football è sempre un passo avanti, basta vedere lo spot della Barclays Premier League 2015 con Thierry Henry.

Che spettacolo!

L’ex calciatore delle Antille Francesi è un record man, ha vinto di tutto sia a livello di nazionale, che di club che personale..ha 2 scarpa d’oro consecutive, cosa che possono vantare solamente Cristiano Ronaldo e Messi!
Thierry ha conquistato l’Inghilterra con le sue prodezze con maglia Gunners ed è rimasto nel cuore di tanti britannici..così tanto da essere scelto per questo spot.
La pubblicità della Premier è ogni anno più accattivante, ma questa è formidabile; Henry si trova, grazie a dei fotomontaggi ad essere presente in alcune delle situazioni più importanti degli ultimi anni di premier league.
Favoloso!
..ed a noi resta O’Generosa da ascoltare…noi tapini!


Coro curva Sud Milano Diavolo vinci per noi

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milan ultras curva sud ultras milanisti curva sud obladi oblada 45 giri beatles curva sud milano Il coro della Curva Sud Milano Diavolo vinci per noi è un perfetto esempio di come siano uniti la musica e gli ultras, in questo caso i milanisti.
I tifosi rossoneri cantano:
Siamo qui
per cantar
con il cuore..
Diavolo vinci per noi!
Ecco gli ultras milanisti all’opera:

Questa canzone della tifoseria milanista, un coro a ripetere che coinvolge la Curva Sud e tutto lo stadio Meazza di Milano, si rifà nelle note e nella melodia ad un brano che ognuno conosce, non occorre esperti di musica per ricordare il titolo e gli autori.
Ob-la-dì, ob-la-da è la canzone originale, uno dei più grandi successi tra gli innumerevoli dei Beatles! (lasciamo perdere quel che riporta wikipedia: la peggior canzone dei Beatles secondo il sondaggio di Marmalade del 1969)
Il ritmo incalzante, la ripetitività, quel non so chè di giamaicano fanno si che questo brano si considerato come un esempio di reggae bianco…qualcuno definisce anche questa canzone come “ska“..Certo che i riferimenti con il mondo del “levare” ci sono tutti, anche perchè sembra che il Desmond citato nel testo sia Desmond Dekker, il mitico artista dello skinhead reggae e dello ska.
La canzone è del periodo in cui le sonorità giamaicane prendevano il sopravvento in Inghilterra; era il 1968, un anno prima dell’ondata skinhead, quella dello Spirit of 69.
Il disco fu pubblicato in 45 giri dalla Apple Records.
Ecco Obladi Oblada degli “scarafaggi”:

Ed ecco il testo di Obladi Oblada dei Beatles, i 4 di Liverpool:
Desmond has a barrow in the market place
Molly is the singer in a band
Desmond says to Molly “girl I like your face”
And Molly says this as she takes him by the hand

Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on
Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on

Desmond takes a trolley to the jewellers stores
Buys a twenty carat golden ring (Golden ring?)
Takes it back to Molly waiting at the door
And as he gives it to her she begins to sing (Sing)

Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on
Ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on, yeah (No)

In a couple of years they have built
A home sweet home
With a couple of kids running in the yard
Of Desmond and Molly Jones
(Ah ha ha ha ha ha)

Happy ever after in the market place
Desmond lets the children lend a hand (Arm! Leg!)
Molly stays at home and does her pretty face
And in the evening she still sings it with the band

Yes, ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on (Ha ha ha)
Hey, ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on

In a couple of years they have built
A home sweet home
With a couple of kids running in the yard
Of Desmond and Molly Jones
(Ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha)

Yeah, happy ever after in the market place
Molly lets the children lend a hand (Foot!)
Desmond stays at home and does his pretty face
And in the evening she’s a singer with the band

Yeah, ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on
Yeah, ob-la-di ob-la-da life goes on bra
La-la how the life goes on

And if you want some fun
Take ob-la-di ob-la-da

[Thank you, uh, ha ha ha!]

Coro Gradinata Peracchino Savona La vita l’è bela

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ultras savona working class Gradinata Peracchino Gradinata Peracchino savona cochi e renato Gradinata Peracchino ultras savona Il coro degli ultras della Gradinata Peracchino di Savona, La vita l’è bela, è un esempio del connubio tra il tifo calcistico e la musica.
Gli ultras del Savona Foot Ball Club, gli Striscioni, intonano questa canzone per sostenere la propria squadra del cuore e più che altro per ribadire le Prorie antipatie. In questo caso, prima del coro “noi siamo i biancoblu” in trasferta nel 2010 ad Aqui:

Questa canzone della tifoseria biancoblu, lo zoccolo duro della stadio Valerio Bacigalupo, è una cover del famosissimo brano di Cochi e Renato E la vita, la vita, sigla di Canzonissima targata 1975. La canzone uscì in disco 33 giri nel 1974, ovviamente l’album, pubblicato da etichetta musicale Derby, era omonimo. Da citare la partecipazione al brano di Enzo Jannacci e Dario Fo.
Godiamoci il duo comico all’opera:

Il testo lo sappiamo tutti; impossibile non cantare!
C’è chi soffre soltanto d’amore
chi continua a sbagliare rigore
c’è chi un giorno invece ha sofferto
e allora ha detto, io parto
ma dove vado se parto,
sempre ammesso che parto?

Ciao! a chi sbaglia a fare le strissie,
a chi invece avvelena le bissie.
Uno tira soltanto di destro
l’altro invece ci ha avuto un sinistro
e c’è sempre qualcuno che parte,
ma dove arriva, se parte?

E la vita, la vita
e la vita l’è bela, l’è bela,
basta avere l’ombrela, l’ombrela
che ti para la testa,
sembra un giorno di festa.
E la vita, la vita
e la vita l’è strana, l’è strana,
basta una persona, persona
che si è rotta la testa
è finita la festa.

C’è chi un giorno ha fatto furore
e non ha ancora cambiato colore.
C’è chi mangia troppa minestra
chi è costretto a saltar la finestra
e c’è sempre lì quello che parte
ma dove arriva, se parte?

Ciao! A chi sente soltanto la radio
e poi sbaglia ad andare allo stadio.
C’è chi in fondo al suo cuor ci ha una pena,
c’è chi invece ci ha un altro problema,
e c’è sempre lì quello che parte
ma dove arriva, se parte?

E la vita, la vita
e la vita l’è bela, l’è bela,

Coro da stadio argentino per tifare il Manchester City

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manchester city fans tifo manchester city tifosi manchester city We've got Nicolas Otamendi We've got Kun Aguero too Sbarca all’Etihad Stadium un coro argentino per tifare il Manchester City, They’re our Argentinian blues cantano i citizen sulle note del nostro Totalmente dipendente.

Gli Sky Blues di Manchester, la tifoseria del City, The Blue Moon, è splendida e, pur potendo vantare una secolare e gloriosa tradizione di cori, tipicamente “all’inglese”, decide di ispirarsi a quanto accade all’estero. Cerca, cerca, si arriva in Argentina, uno dei paesi in cui il tifo calcistico è più calosoro…un modo di vivere il football molto distante dai britannici, contornato da cori lunghi e cadenzati, al contrario di quelli corti e secchi degli inglesi.

Beh, un bel mix questo che ci fa volare!

Ecco le parole dei tifosi dell’Manchester City:
We’ve got Nicolas Otamendi
We’ve got Kun Aguero too
We’ve got Pablo Zabaleta
They’re our Argentinian blues
Our Argentinian blues
are coming after you,
our Argies are coming after you
We’ve got Martin Demachelis,
We’ve got Zuculini too,
We’ve got Willy Caballero,
They’re our Argentinian blues
Chiaro il senso, no? A giocare a manchester sono approdati molti calciatori argentini..ed allora quale modo poteva esserci per rendergli omaggio e supportarli dalle “terraces”?!?!
Il coro del City si rifà ad una canzone che in Italia sta spopolando oramai da anni e che è stata adottata da diverse curve e gradinate, il “Totalmente dipendente“; ma, come già accennato, la versione italiana è una cover di quella argentina. Ecco allora la hincha:

Il “decime que se siente“, passato alla ribalta durante i mondiali di Brasile 2014 per via del “brasil, decime ques se siente..” è una canzone de La 12 del Boca juniors, diretta ai nemici storici del River. I Xeneizes, (i genovesi) gialloblu di Buenos Aires cantano questo ai rivali:
River decime que se siente haber jugado el Nacional.
Te juro que aunque pasen los años, nunca lo vamos a olvidar.
Que te fuiste a la B, quemaste el Monumental, esa mancha no se Borra nunca maaaas!!
Che gallina sos cagon, le pegaste a un jugador, que cobardes los Borrachos del tablón

Coro Curva Just Maceratese vivo solo per te

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ultras macerata curva just ultras maceratese curva just curva just ultras maceratese maledetta primAVERA 45 giri Il coro della Curva Just, Maceratese vivo solo per te rinnova il legame tra gli ultras e la musica, basta ascoltarlo per capire che si tratta della cover di un 45 giri.

La tifoseria biancorossa marchigiana sostiene con questa canzone i Pistacoppi:

Le parole del coro degli ultras di Macerata sono:
Sai perchè
la mia vita è solo biancorossa
c’è una ragione
nel profondo del mio cuore
Maceratese
vivo solo per te
Questo coro da stadio non nasce nello stadio Helvia Recina a supporto della Rata, ma è uno dei più diffusi nelle gradinate italiane sia tra quelle di Serie A che nelle categorie “minori”….qualcuno dice che i primi ad usare questo ritmo e note furono i Butei dell’Hellas ad Avellino nel 1985..
Non ce ne sarebbe bisogno, ma vi sveliamo il titolo del brano originale sulle note del quale nasce il coro degli ultras della Maceratese: Maledetta Primavera.
Si tratta di una canzone molto famosa nel panorama musicale italiano, uscita con il disco Il mio prossimo amore, inciso dall’etichetta discografica WEA ed interpretato dalla brava Loretta Goggi. Lo stesso anno, il 1981, sempre la stessa etichetta musicale, qualche mese dopo, propone il 45 giri con il singolo. La canzone è ancora attuale e spesso viene passata alla radio, ma tutti noi la conosciamo fondamentalmente perchè viene cantata negli stadi.
Vi proponiamo una cover di Maledetta primavera, in olandese:

ma il testo lo preferiamo italiano:
Voglia di stringersi e poi
vino bianco, fiori e vecchie canzoni
e si rideva di noi
che imbroglio era
maledetta primavera.
Che resta di un sogno erotico se
al mattino è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che imbroglio se
per innamorarmi basta un’ora
che fretta c’era
maledetta primavera
che fretta c’era
se fa male solo a me.
Che resta dentro di me
di carezze che non toccano il cuore
stelle una sola ce n’è
che mi può dare
la misura di un amore
se per errore
chiudi gli occhi e pensi a me.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che importa se
per innamorarsi basta un’ora
che fretta c’era
maledetta primavera
che fretta c’era
maledetta come me.
Lasciami fare
come se non fosse amore
ma per errore
chiudi gli occhi e pensa a me.
Che importa se
per innamorarsi basta un’ora
che fretta c’era
maledetta primavera
che fretta c’era
lo sappiamo io e te
Na, na, na, na , na , na,
na, na, na, na, na, na,
maledetta primavera
na, na, na, na, na, na..

Coro Curva Fiesole, E ritorno da te

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curva fiesole fiorentina curva fiesole firenze capo horn jovanitti disco ultras viola firenze

Tutti i tifosi della Fiorentina seguono il coro lanciato dalla Curva Fiesole, E ritorno da te, una canzone che nasce da un brano musicale di Jovanotti.

Gli ultras Viola cantano così (se conosci un video in cui si sente meglio, inviacelo o suggeriscici il link)

Le parole del coro della tifoseria Viola di Firenze sono:

E ritorno da te,

senza niente da dire,

senza tante parole,

ma con nel cuore un solo colore

perché ci sei soltanto te nelle mia mente

e nel mio cuore alé fiorentina alé…ohhhh

Una bella dichiarazione d’amore dello stadio Artemio Franchi per la Fiorentina ed un nuovo esempio di come musica e tifosi di calcio vanno a braccetto.

La canzone originale, quella di Lorenzo Cherubini, al secolo Jovanotti, è Un raggio di sole, lanciato nell’estate 1999. Il brano è uscito con il disco Capo Horn, pubblicato da etichetta Soleluna/Mercury, e simboleggia un punto di partenza del cantautore, che infatti vince il Festivalbar sia per il miglior album che per il miglior singolo.

Ecco Lorenzo:

Che lingua parli tu
se dico vita dimmi cosa intendi
e come vivi tu
se dico forza attacchi o ti difendi
t’ho detto amore e tu m’hai messo in gabbia
m’hai scritto sempre ma era scritto sulla sabbia
t’ho detto eccomi e volevi cambiarmi
t’ho detto basta e m’hai detto non lasciarmi
abbiamo fatto l’amore e mi hai detto mi dispiace
mi hai lanciato una scarpa col tacco e poi abbiamo fatto pace
abbiam rifatto l’amore e ti è piaciuto un sacco
e dopo un po’ mi hai lanciato la solita scarpa col tacco
gridandomi di andare e di non tornare più
io ho fatto finta di uscire e tu hai acceso la tv
e mentre un comico faceva ridere io ti ho sentito che piangevi
allora son tornato ma tanto già lo sapevi
che tornavo da te senza niente da dire
senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica
niente teorie con te soltanto pratica
praticamente amore
ti porto in dono un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
che cosa pensi tu
se dico amore dimmi cosa intendi
siamo andati al mare e mi parlavi di montagna
abbiamo preso una casa in città e sogni la campagna
con gli uccellini le anatre e le oche
i delfini i conigli le api i papaveri e le foche
e ogni tanto ti perdo o mi perdo nei miei guai
ho lo zaino già pronto all’ingresso ma poi tanto tu già lo sai
che ritorno da te senza niente da dire
senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica
niente teorie con te soltanto pratica
praticamente amore
ti porto in dono un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
che ritorno da te senza niente da dire
senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
un raggio di sole per te
raggio di sole per te

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