Quantcast
Channel:
Viewing all 1091 articles
Browse latest View live

Coro Curva Nord, Inter tu sei la mia vita

$
0
0

curva nord inter7 curva nord milano ultras inter milano ultras interisti curva nord Gli ultras nerazzurri ed il coro della Curva Nord Milano tu sei la mia vita, a sostegno dell’Inter.

Gli interisti supportano allo stadio Meazza ed in trasferta in tutto il mondo i propri beniamini sempre con canzoni e cori da stadio notevoli per fantasia ed intensità; questa volta però vogliamo parlare di una canzone che la Curva Nord usa per far trasparir tutto il proprio amore per il Biscione, la Beneamata.
Quando si parla di fede non si può che pensare alla religione ed ecco che gli ultras dell’Inter si rifanno ad una canzone di Chiesa per omaggiare la società nerazzurra.
Ecco i tifosi interisti all’opera:

Le parole del coro da stadio della Curva Nord di Milano sono:
Tu sei la mia vita,
altro io non ho,
tu sei la mia squadra,
L’internazionale
non avrò paura sai,
se mi scontrerò,
Sempre al tuo fianco sarò.

Il testo è molto simile ad un canto di Chiesa e la musica la stessa che si usa la Domenica per omaggiare il Signore; l’originale, ovviamente, non parla di Internazionale ne di scontri, ma è sempre un inno alla fede.


Casuals canzone dei Razzapparte sull’hooliganismo

$
0
0

casual style ultras skinheads hooligans razzapparte oi! razzapparte viterbo oi! skinhead La canzone Casuals dei Razzapparte non ha bisogno di presentazioni, basta il titolo a far capire tutto, anche per chi è poco esperto di musica e soprattutto dell’hooliganismo del calcio.
Che il pallone e la vita da stadio sono legati alla musica lo abbiamo ripetuto più volte, ma oggi ci piace parlare del fatto che è l’ultras ad avere legami con le canzoni.
Quello di cui vi parliamo è un brano di una band OI! punk di Viterno, nata nel 1995, famosa nell’ambito sottoculturale a livello nazionale e che ama passare anche per generi quali reggae, ska ed Hardcore.
Ecco la canzone:

Ecco il testo della canzone Casuals dei Razzapparte:
Perseguitato
La tua roba confiscata
Ed in TV la solita crociata
Perseguitato
La tua roba confiscata
Ed in TV la solita crociata
Son giovani teppisti,
giovani skinheads
Troppo lontani gli anni del reggae.

E allo stadio è un’avventura per tutta la brigata
Blindati a vista per la testa rasata.

Troppo corti i tuoi capelli
Basta con risvolti e boots
Puoi sparire tra la folla
ma rimani sempre tu
Chelsea contro West Ham
Siamo noi a migliaia
Ancora noi… i ragazzi della brigata.

E allo stadio è un’avventura per tutta la brigata
C’è una guerra sugli spalti, c’è una guerra nella strada.
Perseguitato
La tua roba confiscata
Ed in TV la solita crociata
Son giovani teppisti,
giovani skinheads
Troppo lontani ormai gli anni del reggae
Troppo corti i tuoi capelli, basta con i boots
Puoi sparire tra la folla ma rimasni sempre tu
Siamo noi i lads, siamo noi a migliaia
Ancora noi: i ragazzi della brigata.
Ci manca di sapere quale sia l’etichetta discografica con la quale è stato inciso il pezzo, ma anche l’anno..oltretutto ci manca anche di sapere se effettivamente i membri della band abbiano frequentato la curva di Viterbo..qualcuno di voi lettori ci aiuterà!

In curva tra i tifosi laziali la bandiera della Sora Lella

$
0
0

curva nord laziale sora lella bandiera curva nord sora lella bandiera lazio sora lella verdone A Roma, in curva nord, nel feudo dei tifosi laziali appare la bandiera con la faccia della Sora Lella, un legame tra l’attrice di cinema e la squadra di calcio biancoceleste della città.

Se per meriti sportivi non è in vetta alle classifiche, per quel che riguarda il cinema e più che altro il tifo organizzato, la Capitale è orgoglio d’Italia.

Tra Romanisti e Laziali il derby ed il calcio è vissuto 7 giorni su 7, tutto l’anno!
Ecco che tra giallorossi e biancoblu, tra Lupe ed Aquile, tra sponde diverse del Tevere, si schierano cantanti, vip e pure attori. La lista è infinita, oggi parliamo della Signora Elena Fabrizi, al secolo la Sora Lella; una nonna per tanti, un simbolo per molti.
Attrice, cuoca, ristoratrice sull’Isola Tiberina, sorella di Aldo Fabrizi, ma anche tifosa..proprio su sua richiesta, sembra, Aldo Donati compose l’inno So già du’ore.

La bandiera che gli ultras laziali sventolano fieri del suo volto apparve la prima volta nel 2012 ed oramai è un must.
Ricordiamola cosi:

Ecco l’estratto di un articolo di Piazzarmerina per il compleanno dei 100 anni della Sora Lella…tra calcio e cinema:

Avrebbe compiuto cent’anni il 17 giugno e da molti è vista come il simbolo della romanità al femminile, parliamo di Elena Fabrizi meglio conosciuta come la Sora Lella.
In suo ricordo i tifosi della Lazio hanno issato in curva Nord una maga bandiera che ritrae la sorella di Aldo Fabrizi, con il suo viso tra il severo e l’ironico.
Per i tifosi laziali Sora Lella, rappresentava e rappresenta ancora oggi a oltre vent’anni dalla nascita uno dei simboli della loro squadra. La Sora Lella aveva spesso manifestato la sua fede calcistica e più di una volta aveva dichiarato: ”Quando ero bambina a Roma c’era solo la Lazio”.
Una vita intera sempre nella sua amata Roma, dal giorno della sua nascita fino a quella della morte e con la passione per i colori bianco celesti sempre nel suo cuore.
In uno dei suoi ristoranti alle spalle della cassa, troneggiava un poster della Lazio e fu proprio Sora Lella a chiedere a Aldo Donati di comporre un inno per la sua squadra del cuore e nacque: “So già du’ ore”, ancora oggi uno delle canzoni preferite dai tifosi della Lazio.

No al calcio moderno, musica oi! degli Atti Vandalici

$
0
0

atti vandalici band oi! roma atti vandalici ostia skinhead spartak lidense ostia roma No al calcio moderno, una canzone di musica oi! deli Atti Vandalici, band del quadrante sud-ovest di Roma.

Il titolo già descrive tutto, si tratta di una frase che spesso si sente o legge nell’ambito del football e del tifo organizzato. Della band, fondata nel 2014 ad Ostia, sappiamo che alcuni componenti sono sostenitori della Spartak Lidense, una squadra di calcio del X municipio di Roma…una società calcistica che si batte proprio per riportare il pallone alle origini e contro lo scempio della modernità, oltre che per altre questioni prettamente politiche, cose delle quali Football a 45 giri, come sempre, non ama parlare.

Ecco il brano:

Ecco il testo di No al calcio moderno degli Atti Vandalici:
E’ un coro che incombe dallo stadio
contro lo sporco e vile denaro
fa girare questo mondo verso il buio piu profondo
un calcio gestito da signori fiuta soldi e imprenditori
di odio si macchiano gli striscioni per la rabbia di noi tifosi
no al calcio moderno siamo stanchi dei vostri impicci
ridateci il nostro calcio i miei colori non sono merce per arricchirvi
una passione che nasce per aggregare e non per sfruttare o speculare
per un calcio piu popolare sciarpe tese contro sti infami

Grazie a Luca per la segnalazione!

Coro Curva Nord Varese se prima eravamo in 2

$
0
0

ultras varese curva nord cn 98 varese curva nord varese 1998 edoardo vianello hully gully in dieci Un mix tra musica, ultras e goliardia è il coro della Curva Nord dello stadio Franco Ossola Se prima eravamo in 2 a cantare Varese alè.
Quella dei Leopardi, soprannome della tifoseria biancorossadella CN98, non è da considerarsi come una delle più famose canzoni a supporto dei calciatori varesini, ma una goliardata, che in questo video rende tutta l’idea.

Gli ultras del Varese cantano semplicemente una conta, sulla falsa riga e sulla note di una famosa canzone anni 60: Hully guly in 10, disco inciso nel 1964 tramite etichetta musicale RCA Italiana. Il 45 giri fu registrato da Edoardo Vianello, quello dell’Hully gully e di tantissimi altri record di vendite negli anni del beat italiano. La canzone è stata scritta da Franco Migliacci, ma vede la collaborazione dei Flipper e di Ennio Morricone, il genio!
Il lato B del 45 giri è altrettanto famoso, se non di più: Sul cucuzzolo della montagna.
Ecco Edoardo Vianello in Hully Glly in 10:

Il testo di Hully Gully in 10:
Se prima ero solo
a ballare l’hully gully
adesso siamo in due
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in due
a ballare l’hully gully
adesso siamo in tre
a ballare l’hully gully
Se prima eravamo in tre
a ballare l’hully gully
adesso siamo in quattro
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in quattro
a ballare l’hully gully
adesso c’e’ un Flipper
che ci suona un ritornello
Se prima eravamo in quattro
a ballare l’hully gully
adesso siamo in cinque
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in cinque
a ballare l’hully gully
adesso siamo in sei
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in sei
a ballare l’hully gully
adesso siamo in sette
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in sette
a ballare l’hully gully
ecco un altro flipper
che ci suona un motivetto
Se prima eravamo in sette
a ballare l’hully gully
adesso siamo in otto
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in otto
a ballare l’hully gully
adesso siamo in nove
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in nove
a ballare l’hully gully
adesso siamo in dieci
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in dieci
a ballare l’hully gully
ecco un altro flipper
che ci suona qualche cosa
Se prima eravamo in dieci
a ballare l’hully gully
se prima eravamo in dieci
a ballare l’hully gully
adesso sono solo
a ballare l’hully gully
adesso sono solo
a ballare l’hully gully
adesso sono solo
a ballare l’hully gully
adesso sono solo
a ballare l’hully gully

Roma Lazio al 40°tu dormivi, sintonia imperfetta

$
0
0

l'abitudine di sognare roma lazio 92 93 curva sud opposta roma lazio 92 93 cuva nord roma lazio Roma Lazio al 40°tu dormivi, una strana citazione calcistica per una canzone di Carmen Consoli.
Ci piacerebbe poter intervistare la cantante per chiederle come mai avesse voluto menzionare proprio il derby della Capitale, poteva fare la rima in tanti altri modi…che poi ci chiediamo perchè mai uno dovrebbe dormire durante il derby di Roma!?!?!
Certo che, specialmente negli anni 90, la stracittadina non ha mai fornito spettacolo, ma sicuramente emozioni…almeno sugli spalti! Anche durante quella interminabile serie di pareggi con la firma di Ridle, Rizzitelli, Sosa, Voeller etc…

Sintonia imperfetta è il brano dell’artista catanese pubblicato nel disco l’Abitudine di sognare inciso nel 2015 tramite etichetta Universal.

Quel pomeriggio si passava da un divano all’altro
qualunque frase era ingombrante in pieno Agosto
e più chiedevo più attenzioni e un minimo di slancio
mentre l’arrosto di tua madre mi rendeva omaggio
Ah voglio vivere così
col sole in fronte
l’amore ai tempi dei miei nonni era sognante
Ricordo come fosse ieri il nostro primo incontro
tu eri un po’ ubriaco
intento a fare colpo
Parlavi di finanziamento a tasso agevolato
cesso di transazione alle mie ricerche di mercato
Ah voglio vivere così
col sole in fronte
L’amore ai tempi dei miei nonni era sognante
Tra di noi regnava un’ostinata consuetudine
una sintonia imperfetta
Tra di noi regnava una profonda solitudine
una forza d’inerzia
una sintonia sommersa
Quel pomeriggio si passava da un divano all’altro
mentre studiavo come dirti che ti avrei lasciato
tu già dormivi al quarantesimo di Roma Lazio
pensavo io a tua madre e al cane da portare a spasso
Ah voglio vivere così
col sole in fronte
L’amore ai tempi dei miei nonni era sognante
Tra di noi regnava un’ostinata consuetudine
una sintonia iperfetta
Tra di noi regnava una profonda solitudine
una forza d’inerzia
una sintonia perversa
Tra di noi regnava una profonda solitudine
una forza d’inerzia
una sintonia imperfetta
Quel pomeriggio eri un tutt’uno col divano grigio
l’avrei douto già capire sin dal primo incontro

Lee Sharpe, il calciatore che esultava come Elvis Presley

$
0
0

lee sharpe elvis presley elvis presley lee sharpe elvis Lee Sharpe e la sua inconfondibile esultanza alla Elvis!
Da Anglocalcio:
Una carriera stravolta per un infortunio..non si fosse fatto male, forse Giggs non avrebbe avuto la sua opportunità..
Proprio come il batterista che ha fatto parte dei Beatles quando ancora non erano “i Beatles”, anche Sharpe è stato protagonista sino a quando il Manchester United stava per diventare “il Manchester”.
Sharpe è sceso all’ultima fermata prima della notorietà.

Nel giugno 1988 il Manchester United lo acquista per 185.000 sterline dal Torquay, e quando Lee arriva ai Red Devils la corte di Alex Ferguson ha in Bryan Robson, Mark Hughes, Brian McClair, Gordon Strachan e Norman Whiteside i suoi punti di forza. Il resto è ottimo e attempato gregariato: Mike Duxbury, Peter Davenport, Viv Anderson.
In questa squadra di vecchie glorie non ci vuole molto per notare la verve del giovane Sharpe, che sebbene arrivi con le credenziali di eccellente attaccante, viene schierato come terzino sinistro. Le sue discese sulla fascia gli spianeranno pian piano la strada verso il suo ruolo naturale: ala sinistra. Più possibilità di fare gol, di estasiare i tifosi e le tifose con la “Sharpey shuffle” (esultanza alla Elvis, con bandierina utilizzata a mo’ di microfono), e di mettersi in luce in prospettiva Nazionale.

La tripletta messa a segno nel vittorioso 6-2 di coppa contro l’Arsenal ad Highbury, nel novembre 1990, ne fa uno dei punti fermi dell’undici di Ferguson per il resto del torneo: vince la coppa delle Coppe ed esordisce in Nazionale. Il rendimento di Sharpe continua a migliorare e la stagione 1991-92 dovrebbe essere quella della consacrazione. Ma le cose andranno molto diversamente.
Colpito da meningite, Sharpe rimane fuori per gran parte della stagione. Prende il suo posto un giovane gallese arrivato ad Old Trafford pochi mesi prima: Ryan Giggs. L’esplosione di quello che i tifosi hanno votato terzo miglior giocatore di sempre della storia dello United mette Sharpe fuorigioco. La miglior ala d’Inghilterra costretta alla panchina dal miglior giocatore del Galles. L’altra fascia del Manchester è appannaggio di Kanchelskis e per Sharpe c’è posto solo in sostituzione dei due o del terzino sinistro Dennis Irwin.
La stagione dell’affermazione è l’inizio della fine. Per Sharpe, non per la squadra, che nella stagione 1992-93 celebra il ritorno alla vittoria in campionato, ventisei anni dopo il trionfo di Best, Stiles e Bobby Charlton. Per il Manchester United le vittorie aumentano in misura inversamente proporzionale alle apparizioni in campo di Sharpe, che si regala un altro momento di gloria contro il Barcellona in Champions League: l’Old Trafford non era mai stato violato in 44 gare nelle coppe europee, un colpo di tacco di Sharpe allo scadere regala il 2-2 e l’imbattibilità (che verrà persa più avanti) del Teatro dei sogni.
ioia effimera: all’inizio della stagione 1996-97 passa al Leeds United. Un trasferimento pieno di aspettative. Da parte di tutti. Del giocatore: «Non potevo restare più a Manchester. Vincere da panchinaro non è essere protagonista, sei ai margini e non senti di aver alcun merito. IL Leeds è il club giusto per me e le mie ambizioni». Dei tifosi: «Abbiamo preso il miglior talento inglese, possiamo puntare al titolo». Una serie interminabile di infortuni relega Sharpe ai margini della prima squadra anche stavolta, incapace di trovare un posto fisso nella formazione di partenza. Con l’arrivo di David O’Leary finiscono i sogni di gloria: passa alla Sampdoria, acquistato da David Platt, ma non lascerà traccia.
Finirà mestamente a giocare nel Grindavìk, in Islanda, prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo nel giugno di 12 anni fa, a 32 anni.
Non possiamo che chiudere con una delle più belle canzoni di Elvis Presley, Always on my mind, un disco inciso nel 1972 da etichetta RCA Records:

Coro Curva Sud Avellino Non si ferma questo amore

$
0
0

ultras vurva sud avellino SAMSUNG curva sud avellino ultras avventura battisti 45 giri Musica e ultras viaggiano parallele basta pensare al coro della Curva Sud di Avellino Non si ferma questo amore.
La tifoseria irpina canta così:

Le parole del coro della Curva Sud dell’Avellino sono:
non si ferma questo amore
bianco verde è il colore
del mio cuore
caricate quando volete
non si ferma , non si ferma^

E’un coro da stadio che non lascia dubbi, chiunque dovrebbe essere riuscito a capire a quale canzone si ispira. Ti dice nulla Un’avventura di Lucio Battisti?

Il brano uscì in 45 giri nel 1969, singolo di punta dell’album omonimo dell’artista. Il disco, che porta sul lato b Non è Francesca, è uno dei più apprezzati di sempre…beata la casa discografica Ricordi!
Ecco il testo di Un’avventura di Battisti:
Non sara’
un’avventura
non puo’ essere soltanto
una primavera
questo amore
non e’ una stella
che al mattino se ne va
Oh no no no no no no
Non sara’
un’avventura
questo amore e’ fatto solo di poesia
tu sei mia
tu sei mia
fino a quando gli occhi miei
avran luce per guardare gli occhi tuoi
Innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
per sempre tu
perche’ non e’ una promessa
ma e’ quel che sara’
domani e sempre
sempre vivra’,
sempre vivra’,
sempre vivra’,
sempre vivra’.
No! Non sara’ un’avventura
un’avventura
non e’ un fuoco che col vento puo’ morire
ma vivra’
quanto il mondo
fino a quando gli occhi miei
avran luce per guardare gli occhi tuoi.
Innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
per sempre tu
perche’ non e’ una promessa
ma e’ quel che sara’
domani e sempre
sempre vivra’,
Perche’ io sono innamorato
sempre di piu’
in fondo all’anima
ci sei per sempre tu…
Grazie a Domenico per la segnalazione!


Sheffield United The Greasy Chip Butty Song

$
0
0

sheffield united fans sheffield supporters blades sheffield annie's song La canzone dei tifosi dello Sheffield united, the Greasy Cip Butty Song, allo stadio Bramall Lane ed in trasferta è sempre uno spettacolo.

Rientra tra i cori da stadio più belli e meglio eseguiti, oltre che al legame tra i cori da stadio degli ultrà e la musica, poichè si rifà ad un vecchio disco.

Ma torniamo ai Blades, la tifoserie dello Untied di Sheffield ed alla “Greasy Chip Butty Song” , un coro da stadio basato sulla canzone “Annie’s song”, che parla dei piaceri della vita di chi abita a Sheffield, trai vizi ed il divertimento.

Pare che i sostenitori dello United abbiamo iniziato a cantare questo coro nella stagione 1985/86, in seconda divisione, durante la trasferta, con vittoria, al Victoria Ground il 17 agosto contro lo Stoke City.
Il brano con il suo umorismo bonario è stato adottato anche da tifosi di altre squadre, sia inglesi che internazionali.i fan del Rotherham dicono di aver portato loro per primi il brano allo stadio….ma dovremo citsare anche le tifoserie di Burton Albion FC, Grimsby Town FC e St Helens RLFC.

La canzone originale Annie’s song è uscita in disco 45 giri nel 1974 per la RCA ed è stata composta da John Denver; si tratta di un’ode alla moglie, una canzone d’amore…come d’amore è quella per lo United dei tifosi di Sheffield.
You Fill Up My Senses,

Like A Gallon Of Magnet,

Like A Packet Of Woodbines,

Like A Good Pinch Of Snuff,

Like A Night Out In Sheffield,

Like A Greasy Chip Butty,

Like Sheffield United,

Come Fill Me Again,

Na Na Na Na Na…OOOOHH!

Oasis vs Blur dalla musica britpop al calcio

$
0
0
blur_vs_oasis liam gallagher mod britpop damon albarn bomber e monckey boots

Oasis contro Blur, la famosa faida della musica britpop, passando per la sottocultura mod, arriva anche nel calcio e noi non possiamo non raccontarvela.

Abbiamo trovato in rete questo articolo e velo riproponiamo, purtroppo non citiamo la fonte poichè è sconosciuta. Intanto, mentre leggete, potete godervi Common People, il singolo dei Pulp inciso nel 1995, la canzone simbolo del britpop, almeno a quanto riporta la BBC con un suo sondaggio: https://youtu.be/yuTMWgOduFM
1994. Damon Albarn, leader dei Blur e fondatore dei Gorillaz, si scopre improvvisamente tifoso del Chelsea, inizialmente grazie ad alcuni conoscenti abituali frequentatori di Stamford Bridge, e decide di recitare la parte del proletario dell’Essex: corse dei cani, tute di Sergio Tacchini e accento cockney.

La svolta, non troppo genuina, non convince fino in fondo la compagna di Albarn, nonché cantante degli Elastica, Justine Frischmann, infastidita dai reiterati insulti razzisti di un tifoso del Chelsea durante uno 0-0 col Tottenham, e nemmeno il bassista dei Blur, Alex James. Più genuini, nella loro passione calcistica, appaiono gli Oasis, che quell’anno rilasciano la loro prima intervista alla rivista Loaded e per l’occasione si fanno fotografare, ovviamente, nel parcheggio di Maine Road, allora lo stadio del Manchester City. Non hanno bisogno, i fratelli Gallagher, di inventarsi un passato da tifosi o un’esistenza proletaria: nati a Manchester da una famiglia di origini irlandesi in cui tutti tifano United, Noel e Liam seguono però il padre nella scelta controcorrente per il City, probabilmente dovuta all’odio per i fratelli. In fondo sono pur sempre nati a mezzora di cammino dallo stadio, e, quando traslocano a Burnage, Noel può vedere dalla finestra della sua camera i riflettori dell’impianto mentre ascolta Radio Piccadilly interrompere la musica e dare notizia dei gol realizzati (It’s a goal!) o subiti (Oh no!) dai blues.

Liam, di cinque anni più giovane, deve la sua fede anche a un insegnante delle elmentari, tale Mr Walsh, che porta gli alunni più meritevoli a vedere Joe Corrigan parare: il discepolo deve avere superato il maestro, se è vero, come sostiene Tony McCarroll, ex batterista degli Oasis, che il buon Liam ha danneggiato diverse auto di giocatori dello United nei primi anni ’90, portandosi via una portiera della vettura di Eric Cantona. Le prime partite viste risalgono ai primi anni ’70, quando il padre lascia il giovane Noel nella Kippax assieme agli altri bambini per andare a bere al bar. È ancora un Manchester City vincente in Inghilterra e in Europa, come non lo sarà più negli anni a venire, quando i fratelli Gallagher, con amicizie varie tra gli hooligans di Maine Line Crew, Young Guvnors e Under-5s, vanno a Maine Road ‘religiosamente’ ogni sabato, tra banane gonfiabili e risultati scadenti: papà ha lasciato la famiglia, ma andare allo stadio all’epoca costa poco e, da disoccupati, non c’è molto altro da fare.

Nella stagione 1983-84, dopo la retrocessione arrivata con la sconfitta con il Luton all’ultima giornata, sono presenti a tutte le partite, anche a quelle in trasferta. “Negli anni Ottanta odiavo il Manchester United con passione. Ma invecchiando addolcisci. Odiavo Mark Hughes ed Eric Cantona, ma Paul Scholes? È come Ashley di Coronation Street” (Noel) Accade così, senza che sia mai stato pianificato a tavolino, che quando gli Oasis iniziano a far parlare di sé, la band e la squadra si incontrino, si facciano pubblicità l’un l’altra, diventino quasi la stessa cosa, almeno per gli osservatori più lontani. Prima dei libri di Colin Shindler, prima di Jimmy Grimble, e con una risonanza mediatica sicuramente superiore, c’erano gli Oasis. A volte basta una foto: Kevin Cummins, storico fotografo del New Musical Express e a sua volta tifoso del Manchester City, immortala ai primi di maggio del ’94 i due fratelli con la prima e la terza maglia di quella stagione, con il vecchio stemma del club e lo sponsor Brother ben in vista. Supersonic, il primo singolo del gruppo, è uscito da appena un mese: nelle settimane successive il club è inondato di richieste dal Giappone, dove la maglia del Manchester City, arrivato quattordicesimo in Premier League, con appena tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione, va a ruba. Una fortuna che dura ancora oggi: a sentire i titolari di Classic Football Shirts, tra le maglie storiche del City quella del 93-95 è ancora oggi la più venduta assieme a quella indossata nella storica finale playoff di Wembley del ’99.

Anche la Brother Industries ringrazia: qualche fan, attribuendo chissà quale significato al nome dell’azienda giapponese che produce calcolatrici e macchine da cucire, porta ai concerti uno striscione con la gigantesca scritta Brother. “La differenza tra i tifosi del Manchester City e quelli del Manchester United? Noi siamo molto più eleganti. Loro portano ancora le Adidas Samba e la camicia infilata nei pantaloni” (Liam Gallagher)

Quando Some Might Say arriva al numero uno nella classifica dei singoli, è niente meno che il presidente del Manchester City, Francis Lee, a complimentarsi con un fax. Congratulazioni difficili da restituire, dal momento che più la band va bene, più la squadra affonda: quando il 27 e 28 aprile 1996 gli Oasis tornano a Maine Road da profeti in patria per due storici concerti, i fratelli Gallagher sono abbastanza celebri da dover prendere sul serio la criminalità locale, che minaccia di rapire Liam. Una settimana dopo, su quello stesso campo, un pareggio con il Liverpool costa al City la retrocessione, una discesa che proseguirà due anni più tardi con l’imbarazzante caduta nella terza serie inglese. Venerdì, 14 agosto 1998 – Fulham-Manchester City 3-0 “Noel Gallagher degli Oasis ha guardato la partita da un’executive box, ma gli è stata confiscato il suo drink quando ha cominciato a urlare insulti ai tifosi di casa” (da Mark Hodkinson, Down Among the Dead Men with Manchester City) Per vedere la loro squadra tornare a vincere, gli Oasis dovranno sciogliersi. “Se avessi pensato che sciogliere gli Oasis avrebbe significato che il Ciy avrebbe vinto il campionato lo avrei fatto quindici anni fa. Una volta guadagnati 20 milioni di dollari me ne sarei andato” (Noel Gallagher) Un matrimonio in piena regola, tanto che al gruppo viene anche chiesto, a un certo punto, di chiudere il cerchio e investire nel club: c’è un incontro con la proprietà, ma non se ne fa nulla (“carini a chiedere, ma non voglio i tifosi davanti a casa mia quando il City è in Third Division e tutti danno la colpa a me”).

Mai è stata scritta una canzone appositamente per la squadra: una volta, su richiesta, ci hanno anche provato, ma poi è venuta fuori Acquisce ed era troppo bella per regalarla al City. “Non mi piacciono le canzoni sul calcio: potrei scrivere la musica, ma i testi sul calcio sono sempre un po’ idioti”. (Noel Gallagher)

Gli Oasis hanno comunque avuto la soddisfazione di vedere gli ex compagni di gradinate appropriarsi delle loro canzoni: Wonderwall, anche con i dovuti aggiustamenti per omaggiare Kinkadze o Uwe Rosler, è sicuramente la più proposta allo stadio e la più cantata, ma non mancano striscioni ispirati a Some Might Say (“Some might say, we will find a brighter day”), mentre Roll With It, sconfitta ai tempi della battaglia del britpop da Country House dei Blur, ha avuto l’onore di risuonare a Wembley prima della finale di Fa Cup del 2011. Non molte, ma significative, le citazioni a tema City nell’opera degli Oasis: non è difficile notare la foto di un giocatore in maglia azzurra appoggiata al caminetto nella copertina di Definitely Maybe: si tratta di Rodney Marsh, nel 1972 acquistato dal Manchester City per 200000 sterline, allora cifra record per il club. Il video di The Masterplan, ispirato alle opere di L.S. Lowry, pittore noto per le scene di vita dell’Inghilterra industriale e tifoso del City, spiega ancora meglio il rapporto tra il gruppo e la squadra: i membri del gruppo camminano per le vie di Manchester e passano anche davanti a Maine Road, dove si sta giocando Manchester City-Newcastle, ovvero la prima partita di cui Noel abbia ricordo. La partita, risalente al gennaio 1975, è poi finita 5-1 per i padroni di casa, ma l’unico gol che la futura rockstar è riuscita a vedere, a causa della statura, è quello degli ospiti.

Ispirato ad un articolo di Marco Maioli pubblicato integralmente su FantaGazzetta.

Chile, decime qué se siente, il coro de la barra brava

$
0
0

argenbtina chile barra brava barra brava argentina tifoseria argentina tifosi nazionale argentina Chile, decime qué se siente, il coro da stadio de la barra brava, i tifosi della nazionale argentina, che ha caratterizzato la Copa America 2015
Ecco la tifoseria argentina che canta la canzone contro i cileni:

Il coro degli “ultrà” argentini è lo stesso che durante i mondiali di cacio 2014 face scoppiare la polemica e che fu sulla bocca di tutti: brasil decime ques se siente…entrò così tanto nella testa delle persone che lo cantarono anche personaggi lontani dal mondo del tifo, come Bobo Vieri, o lontani dal calcio come i cestisti o le persone dello spettacolo.
Il coro è, semplicemente, un coro da stadio, uno dei tanti…offensivo? Fate voi..se devi cantare una canzone che parla del tuo avversario è normale che tu voglia dirgliene 4, o no?!? Basta buonismo!
Per tornare al coro, la variante contro i padroni di casa, e vincitori della Copa America 2015, dice queste parole:
Chile decime que se siente..
Saber que se te viene el mar..
Te juro que aunque te tape el agua..
Nunca te vamos ayudar..
Porque vos sos un traidor..
Vigilante y boton..
Nos vendiste en la guerra por cagon
Por aca no vengas mas..
Ojala te tape el mar..
Que te ayuden los ingleses a nadar
La polemica nasce per il fatto che la canzone della tifoseria argentina fa riferimento a fatti storici, non calcistici, all’appoggio dei cileni agli inglesi, durante la guerra delle Malvine – Falklands.
La versione contro il Brasile la ricordi?
E la versione originale, quella contro i tifosi del River, de La 12, la Hincha del Boca Juniors?

Canzone Curva Robur Squilli la fè

$
0
0

tifoseria robur siena ultras siena robur curva robur ultras siena palio di siena Canzone degli ultras del Siena della Curva Robur Squilli la fè, l’inno della manifestazione più importante della città, la marcia del palio.

La tifoseria senese è molto legata, oltre alla squadra di calcio, anche al campanile, alla propria origine, alla storia e tradizione della propria città, vanto d’Italia e ricca di turismo.
Ecco gli ultras della Curva Robur, in serie D,contro la Massese, cantare in coro la canzone del palio:

I tifosi del Siena cantano la marci del palio, del maestro Pietro Formichi, il brano che viene suonato dai msici del palazzo durante la rievocazione storica.

Sono parole antiche, ricche di significato:
S’armi e vinca l’onore
di te, dolce fiore,
Siena gentil!

Mille vessilli scintillano al sol,
sventola il bianco col nero color,
passano i duci dagli alti cimier!
Ecco di Siena si desta il valor.

Ridono le bianche trifore
del maggior palazzo antico.
Fremono, snelli, i barberi
nell’entrone senese avito.

Ecco il segnal!
Già la gran pista è aperta:
i barberi in gruppo,
al canape van.

Fuggono veloci nella polvere,
arde in ognun la gloria!
Freme e grida il popolo agitandosi!
Ecco il segnal: vittoria!

Siena dal dolce idioma
e dall’amato ostello:
Siena, tu sei di Roma
specchio gentile e bello.

Noel Gallagher contro Zlatan Ibrahimovic, musica vs calcio

$
0
0

ibrahimovic tattoos noel gallagher Zlatan Ibrahimovic the oasis band Musica e calcio non vanno sempre d’accordo, specialmente se ci sono delle teste calde come gli ex Oasis ed ecco che Noel Gallagher si schiera contro Zlatan Ibrahimovic.
Da Chiamarsi bomber:

Non è la prima volta che Noel Gallagher, ex membro degli Oasis assieme al fratello Liam, lancia delle bordate all’indirizzo di qualcun altro del mondo della musica e dello spettacolo in generale. Grande appassionato di calcio e tifoso del Manchester City, Noel Gallagher ha attaccato senza mezzi termini il Profeta in Patria, o meglio, il Dio Zlatan Ibrahimovic in un’intervista al quotidiano svedese Aftonbladet. “Ibrahimovic è un fottuto idiota, non mi piace. E’ un pallone gonfiato. Un po’ come mio fratello Liam: parla tanto e non combina nulla. Tatuaggi fighi e bocca larga”.

Noel Gallagher è un tipetto molto facile agli insulti. Tra le sue vittime diversi suoi colleghi: “Paul McCartney è uno dei più grandi autori di canzoni di tutti i tempi, ma negli ultimi 25 anni ha prodotto solo letame” “Non odio Kylie Minogue ma la sua musica fa vomitare” “Vorrei che John Lennon fosse vivo, i Beatles si riunissero e i Blur fossero morti” “I Westlife? Dio non esiste” e via dicendo.

Tempo fa Noel se la prese anche con Mouronho: “E’ un signore parecchio complicato. Mio figlio di 7 anni è parecchio più maturo. Vorrei intervistarlo per chiedergli perché è così idiota, quali sono i suoi problemi. Ed ogni volta che parla gli direi di stare zitto”.

Infine l’amore-odio col fratello Liam col quale dopo vari litigi, decise di interrompere il rapporto lavorativo nel 2009 a pochi minuti da un’esibizione. Fu la fine degli Oasis. Noel Gallagher tempo addietro definì molto umilmente la sua ex band: “Non siamo arroganti, semplicemente pensiamo di essere la migliore band al mondo”. Con il fratello il rapporto è rimasto molto freddo ma Noel in un’intervista dimostrò di essere ancora affezionato al fratello paragonandolo a Balotelli: “Noi in Inghilterra amiamo Balotelli. A lui non frega un cazzo di niente e questo è fantastico. Ho un fratello come Balotelli, anche a lui non frega niente di niente”.

Coro Curva Est Teramo, Gam gam

$
0
0

curva est teramo ultras devil's ultras teramo curva est gam gam canzone discoteca teramo calcio Coro della Curva Est Teramo, la culla del tifo organizzato dei diavoli aprutini.
Gli ultras biancorossi di Teramo cantano così:

La canzone, in questo caso cantata nel settore ospiti dello stadio comunale Lungobisenzio di Prato, è molto orecchiabile poichè viene da un brano musicale famoso: il Gam Gam. Non ci sono molte parole, si tratta di uno di quei cori che puntano su intensità e durata e che in Italia ha coinvolto diverse curva dagli anni 90 ad oggi.
In effetti il brano è originario proprio degli anni 90, più precisamente del 1994; una canzone da discoteca che per mesi abbiamo ballato tutti..anche chi non ama il genere (come noi!).
Ecco la verisone mixata di Gam Gam di Mauro Pilato e Max Monti:

Ma c’è da dire di più su questo disco, si tratta della cover di una canzone tradizionale ebraica, appunto il Gam Gam. I due DJ hanno aggiunto una parte parlata in italiano, al coro franco israeliano, che dice “la maestra ci faceva cantare ma io non riuscivo perchè non capivo le parole”, presa dal film/libro Jona che visse nella balena, nella scena, più precisamente del bambini nel lager.
Gam Gam, l’oroginale, di Elie Botbol, riprende le parole del salmo 23.

Non si sceglie per chi tifare, è la squadra che viene da te

$
0
0

st.pauli ultras livorno ultras comunisti millwall hooligans verona ultras fascisti Non si sceglie per chi tifare, è la squadra di calcio che viene da te quando sei bambino.

C’è chi ama il ST.Pauli, chi venera il West Ham, chi si definisce uno dei Celtic, chi supporta il Livorno o l’Hellas Verona e spesso perchè gli piace la tifoseria, immedesimandosi in qualcosa che però non gli appartiene.

Non ci interessa, come ripetiamo sempre, parlare di politica (argomento importantissimo, motivo per il quale non va trattato in un blog che parla di musica, calcio e tifo), ma vi riproponiamo un articolo interessantissimo in cui tra le altre cose, anche la politica viene citata. Non ha importanza l’idea, la definizione, il colore o il simbolo, quello che l’autore scrive riguarda la politica in generale, anche se in questo caso cita il St.Pauli di Amburgo, nota per la collocazione ad estrema sinistra e chiama i lettori a cui si rivolge “compagni”.
Francesco Berlingieri, autore del testo che SportPeople ha pubblicato spinge sul fatto che non si possa scegliere la squadra da tifare, nemmeno o soprattutto in base alla storia, la tifoseria etc, ma che la squadra stessa ti sceglie quando sei bambino; più volte nella vita anche noi della Redazione di Football a 45 giri abbiamo sentito qualcuno (e parliamo di gente intorno ai 40 anni! Con esperienza di Curva notevole) affermare che tifa per una squadra per via della collocazione politica della tifoseria; credo che sia normale allora ribattere “quindi tu a 4/5 o 6 anni, avevi una coscienza politica così definita da poter avere simpatia per una squadra di pallone solamente perchè gli ultras di tale compagine la pensano in una certa maniera!? Ma non farci ridere!”
Noi crediamo che spesso la squadra del cuore sia quella legata alle proprie origini, la squadra del papà ad esempio o la squadra della propria città..in ogni caso i colori ed il simbolo e si scelgono di seguire dall’infanzia, per amore, e devono rimanere tali per sempre…
Ci interessa sapere la tua idea in proposito (non sulla politica!) lascia un commento!

Il Sankt Pauli e la pratica dell’altrove
Ammetto: del Sankt Pauli ho una sciarpa di raso bianco. Al muro, accanto all’Ikurrina. E pure il biglietto di una trasferta mai fatta. A Francoforte sul Meno. Non posso quindi – in coscienza – sostenere la tesi di un’assoluta indifferenza “storica” nei confronti della compagine amburghese e della sua storia. Ma oggi – al netto delle occupazioni sulla Hafenstrasse, dell’epopea e del riscatto degli ultimi, degli emarginati, dei lavoratori del porto, dei punk, degli autonomi, delle jolly roger – e a margine dell’ennesima presentazione dell’ennesimo libro agiografico sull’argomento, fuori dai denti, va detto: non se ne può più! E non certo e non tanto per loro, quanto per noi. Per quel che vediamo quando decidiamo di osservare gli esterni; e per quel che riportiamo a noi, al nostro immaginario di strada e di militanza, sulla strada del ritorno. Perché – e figuriamoci! – non ho nulla da dire sull’ottantenne che settimanalmente si reca al Millerntor e lo popola della propria infantile passione immutabile. È nato lì. E, come lui, migliaia di altri abitanti di quel quartiere a luci rosse. I tifosi sono ovunque simili. Ed ovunque meritevoli di profondissimo rispetto. Le tante sofferenze, i dolori acuti, e le rarissime soddisfazioni d’accatto – tranne casi eccezionali e rarissimi – sono, per milioni di uomini e donne, lo stigma di una fede bruciante ed inspiegabile. Di una devozione che, al pari di un male insondabile, alla prima manifestazione pubblica è già, di fatto, irreversibile. Vale dappertutto. Nella metropoli e nel piccolo centro. Il “problema” è altrove. Diciamocelo. Il Sankt Pauli, come oasi e rifugio, come proiezione e come feticcio, ha rotto le scatole. Giacché, lungi dal rappresentare un’alternativa in carne ed ossa alla nostra empasse partecipativa, dimostra la nostra assoluta sconfitta. Se il Sankt Pauli, come modello sociale, vince, noi esultiamo. Dimostrando al contempo che sì, si può fare. E che sì, si può fare altrove. Che non è arte nostra. Se il Sankt Pauli, come modello sociale, perde, o si corrompe, o si contamina, allora non possiamo fare altro che, fatalisticamente, alzare le braccia al cielo ed ululare alla luna. E, come le donne della Algeri di Pontecorvo, chiosare che allora è impossibile ovunque. Nella nostra venerazione a distanza, nel nostro turismo sentimentale e romantico, c’è per intera l’apologia della nostra impotenza. Il culto della sconfitta. Non è raro, difatti, imbattersi in compagni e compagne che non disdegnano di definirsi “ultras”, che nella squadra tedesca condensano il sunto estremo della propria frustrazione. Il Sankt Pauli, molto più spesso di quanto si creda, diventa la camera di compensazione di ciò che si ritiene impossibile a casa propria. Compagni e compagne ai margini dei gradoni delle proprie piazze “nere”, isolati e senza gruppi, senza radicamento o retaggio, che riversano nell’isola felice – più o meno afferente alla realtà – l’ideale di quel che vorrebbero si materializzasse – magari, di colpo – anche “da noi”. Così, quel lontano quartiere, diventa l’Unione Sovietica nel sogno dei comunisti italiani degli anni Cinquanta. E i ragazzi di Sankt Pauli, fuori e dentro il rettangolo di gioco, quello che per i popoli del Medioriente sono, come diceva Kassir, i Palestinesi. Combattenti senza paura di una guerra che, noi per primi, non osiamo combattere. E non certo perché ci manchino i motivi. Parliamoci chiaro: gli “osanna!” per il Sankt Pauli, come quelli per il “rosso” Livorno qualche anno fa, altro non sono se non il maldestro tentativo di espiare al peccato originale delle sinistre extra-parlamentari: l’aver perso le strade, l’esser stati estromessi dai quartieri, l’aver giocato – di conseguenza – all’intellighenzia che snobbava il calcio come “oppio dei popoli”. Solo vent’anni fa un gruppo musicale molto seguito in certi ambienti cantava delle domeniche allo stadio dove si andava a sfogare la frustrazioni accumulate in settimana ad obbedire. In un pezzo in cui si parlava dell’auspicato rigurgito antifascista. Ironico.

La redazione di Football a 45 giri interpreta che l’autore voglia riferirsi a Ruggito Antifascista, pubblicato nel disco Avanzo de cantiere nel 1993 per l’etichetta musicale Novenove/BMG.

Visto che negli stessi anni, senza alcun appoggio della politica militante, naufragava il tentativo delle destre di egemonizzare le curve italiane, trasformandole in bacino di consenso per audaci tentativi di ribalta. Naufragava. Perché le curve hanno degli anticorpi fabbricati in proprio. E su certi tentativi di strumentalizzazione, sono state ben più pronte e sveglie rispetto ai movimenti sociali. Che si limitavano a sbraitare sentenze e a scrollare le spalle. Con il passar degli anni, la new wave dell’antagonismo, nel suo veleggiare tra corsi e ricorsi, ha riconsiderato la questione. E munificamente ha concesso una green card di legittimità anche ai militanti che in curva ci vanno. O, peggio ancora, a quelli che non hanno mai smesso di andarci. Ma giacché le contraddizioni – che dovrebbero rappresentare il nostro pane quotidiano – per la loro stessa natura di viscida sporcizia, ci danno la nausea, allora si cercano modelli preconfezionati. Giacché il lavoro politico, l’aggregazione, l’immergere le braccia nella fanghiglia, ci turba, allora rivolgiamo i nostri cuori a ciò che è scevro da impurità. La squadra di compagni, piena di attività sociali e contenuti extra. Il Davide anarchico che sfida il Golia del calcio dei padroni. E giù disamine sui sistemi democratici della gestione del club, sui finanziamenti alle cause internazionali, sul ruolo delle donne, etc. Belle cose. Che, ahimé, non tengono conto di due fattori difficilmente aggirabili. Che il Sankt Pauli gioca al pallone tra i professionisti (e che il calcio è uno sport agonistico) e che il legame tra un squadra e la sua tifoseria non è – come in tutte le storie d’amore – elemento razionale. In sostanza: il Sankt Pauli è nel Capitalismo del pallone come tutte le altre squadre di Germania, d’Europa e del mondo. Che la teoria delle piccole zone liberate dal Capitale è fallita tra gli anni Ottanta e i Novanta. Che deve giocare e vincere, e per poter vincere deve investire e competere. E che, per un tifoso vero, per un innamorato autentico, tutto questo non ha alcuna importanza. Anzi. Risibili sono quei compagni che, senza aver mai messo piede in uno stadio di calcio, parlano dell’epoca della purezza rivoluzionaria come di un paradiso perduto. O che, peggio, si mostrano affranti da certe degenerate scelte di merchandising del club con la stessa foga tragica con cui parlano della fine del teatro di strada. Compagni, voi di calcio, e di stadi, non capite un bel nulla! Lasciatevi servire. Per voi è encomiabile, quasi commovente, che dei tremila tifosi nel settore ospiti dello stadio di Colonia, solo cinquecento provenissero da Amburgo. E che tutti gli altri fossero “compagni” di Colonia. A me dà semplicemente il voltastomaco. I “compagni” meriterebbero la messa sotto accusa per alto tradimento, altroché. E non venitemi a dire che “nostra patria è il mondo intero” o che la curva del Colonia è piena di fasci. Perché possono essere vere entrambe le asserzioni, ma se si decide di seguire il calcio, non lo si fa con lo spirito di un’educanda boriosa e supponente in un bordello. Regola numero uno: non si sceglie per chi tifare; tu non scegli un bel niente: è la squadra che viene da te, sotto le mentite spoglie di un amico di banco, di un genitore, di un calzolaio che sta leggendo il giornale in bottega. Regola numero due: quando hai visto la tua squadra una volta, il resto s’eclissa, naufraga, scompare, ingoiato dall’oblio. Non c’è raziocinio, non c’è logica, non c’è calcolo. Esiste solo lei. E la tua curva, la tua gente. Regola numero tre: non si tradisce ciò che si ama. Non si tradisce ciò che si è amato. Non c’è motivo al mondo – e la politica è tra questi – che possa giustificare la tua diserzione o, peggio ancora, il cambio di campo. Ma i compagni sono dei sognatori incalliti. Ti guardano e ti dicono – anche quando affermano di capirti, dicono – che loro coi fasci non ci dividono neppure l’aria. Anime belle. Che non frequentano cinema, sale da tè, treni, supermercati, riunioni di condominio. Che ignorano che la “politica” in curva è alchimia di socialità e non martellamento dogmatico. Che sono costretti a farsi agiografi di altri mondi possibili, dove tutto fila liscio e la sera si va a letto puliti. Ma che, soprattutto, non hanno compreso che la fuga non è la soluzione. Non sto qui a sindacare i vissuti. E ci mancherebbe altro! Ma l’idea stessa che dinanzi alla complessità, i compagni inforchino la porta e vadano altrove, a ricercare semplificazioni e riduzioni a immagine e somiglianza della loro pigra passione, mi mette i brividi. È come dire che un giorno troveremo, a furia di abbandonare terre popolate, un isolotto incontaminato sul quale issare la bandiera della rivoluzione. Senza combattere. Io nella curva di un’altra squadra ci sono stato e, se mi capiterà, ci andrò ancora. Da turista. Ad ascoltare i loro cori, a valutare la disposizione dei gruppi, il modo in cui è strutturata. Ma non ho mai caricato, e mai caricherò, altre esperienze eterodosse del surrogato del valore sacrale che attribuisco alla mia. Nessuna squadra di quartiere che milita in terza categoria, nessuna formazione di calcio popolare, nessun club “liberato”, potranno mai sostituire la mia. E se qualcuno mi accusasse, tra i compagni, di essere una sorta di oltranzista legato a valori feudali, io, da compagno, risponderei che io, semplicemente, non sono amante delle semplificazioni e delle ritirate. È questione di istinto. E di retaggio. Ma ciò non toglie che resto convinto che l’intero immaginario delle sinistre debba porsi qualche problema d’autrappresentazione.


Coro Curva Nord Andria Un giorno all’improvviso

$
0
0

curva nord ultras andria curva nord andria ultras andria curva nord i righeira band 1985 Nell’ambito del legame tra musica e calcio entrano gli ultras federiciani con il coro della Curva Nord Andria Un giorno all’improvviso.
Ecco la tifoseria andriese che supporta i Leoni Azzurri durante la partita casalinga contro la Cavese del Dicembre 2014 allo Stadio degli Ulivi:

Il coro degli ultras Fidelis Andria della Curva Nord dice queste parole:
Un giorno all’improvviso
Mi innamorai di te
Il cuore mi batteva
Non chiedermi perché
Di tempo ne è passato
Ma sono ancora qua
E oggi come allora
Io tifo Andria
Alè alè alè, Alè alè alè…
Il coro da stadio degli ultras andriesi è uno dei più diffusi nello Stivale, è uno dei più orecchiabili..anche perchè le note e la melodia sono quelle di L’estate sta finendo, un disco degli anni 80 che ancora oggi riscuote grande successo!
L’estate sta finendo, cantato dal mitico duo musicale I Righeira, è stato pubblicato in 45 giri nel 1985 in occasione della partecipazione della band al Festivalbar ed ad Un disco per l’estare.

Il testo di L’estate sta finendo:
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va.
In spiaggia di ombrelloni
non ce ne sono più
è il solito rituale
ma ora manchi tu.
Languidi brividi
come il ghiaccio bruciano
quando sto con te.
Baciami
siamo due satelliti
in orbita sul mar.
È tempo che i gabbiani
arrivino in città
L’estate sta finendo
lo sai che non mi va.
Io sono ancora solo
non è una novità
Tu hai già chi ti consola
a me chi penserà.
Languidi brividi…
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va.
Una fotografia
è tutto quel che ho
ma stanne pur sicura
io non ti scorderò.
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
anche se non mi va.
L’estate sta finendo
l’estate sta finendo
l’estate sta finendo oh oh oh oh
l’estate sta finendo . . . . . . .

Gasparazzo Rovesciala, Football against racism

$
0
0

mondiali anti razzisti gasparazzo band folk reggio emilia gasparazzo mondiali antirazzisti Rovesciala, football against racism è il titolo di una canzone dei Gasparazzo, un brano che tratta un tema social, oltre che il pallone.

La canzone, che fa parte del disco Mò Mò, album pubblicato nel 2014, ha vinto come Inno per i mondiali antirazzisti a pari merito con un brano dei Los Fastidios.
I Gasparazzo sono una band folk/rock di Reggio Emilia e prendono il nome da un fumetto vintage che veniva pubblicato su Lotta Continua (attenzione! Vi ricordo che noi non parliamo di politica su Football a 45 giri, ci interessano solo la musica ed il calcio!).
Alessandro, Generoso, Lorenzo, Roberto e Giancarlo oltre che musicisti, sono persone impegnate nel sociale; in particolare si sono distinti per le attività nel Sahara algerino….la segnalazione della canzone ci giunge via facebook da Andrea, un ex mod e quando di mezzo ci sono le sottoculture per noi è sempre un punto di vantaggio!

Il mio mondo è tuo
il tuo mondo è mio
kicking and stop racism
Abbiamo ballato
sopra i bunker dei balcani
abbiam mangiato con le mani
coi fratelli africani
abbiamo urlato Sahara libre!!
e adesso stiamo qui a giocare con te

la resistenza non violenta è un dovere
guardare gli occhi della gente è un piacere
nè re nè presidenti, nè re nè presidenti
la natura è comandante

Il mio mondo è tuo
il tuo mondo è mio
kicking and stop racism

Pugno nero contro pugno bianco
non è preludio ad una guerra
ma un saluto, un rispetto
pugno colpisce al petto
all’altezza del cuore
perfetto questo gesto
allora…..

palla al centro
siamo pronti a giocarcela la..
il pregiudizio e l’intolleranza
rovescia la ..la
all’ignoranza crossa al centro
e colpisci..la..la
usa la testa e facci un goal!

Antiracist world cup
antiracist world cup
antiracist world cup

Curva Sud Verona e la canzone Ti amo terrone

$
0
0

Curva Sud Verona e la canzone Ti amo terrone ultras scaligeri verona hellas army verona curva sud verona La Curva Sud di Verona e la canzone Ti amo terrone, un nuovo esempio del legame tra musica ed ultras.
Si tratta di un coro da stadio molto particolare ed unico nel suo genere, il brano viene cantato dalla tifoseria scaligera in un clima di goliardia e risate.
Ecco qui gli ultras dell’Hellas Verona che cantano in coro Ti amo terrone:

Qualcuno ha storto il naso in merito alle parole cantate dai tifosi gialloblu, non è compito nostro e non abbiamo proprio voglia di intervenire in alcuna polemica, solo che che crediamo che quando c’è la simpatia ed il divertimento la “vita da stadio” è molto meglio.
La Curva Sud di Verona non ha inventato musica e parole del coro, si tratta di un brano, magari non troppo famoso, ma pubblicato in disco. Il titolo è Italiano, terrone che amo e si tratta di una canzone dei mitici Skiantos, un gruppo rock demenziale di Bologna, nato sull’onda del movimento del ’77. La canzone è stat aincisa nel 33giri Signore dei dschi per etichetta RTI Music nel 1992.
Approfittiamo per ricordare lo scomparso Roberto Freack Antony cantando tutti:

Ti amo terrone ti amo terrone ti amo
Con la catena d’oro, la pasta al pomodoro, tondo basso e moro, di sicuro un uomo vero.
Ti amo terrone ti amo terrone ti amo
Cordiale e pasticcione, buono e chiacchierone,
tenero e padrone, furbo e intrallazzone.
Italiano terrone che amo,
con la passione forte, che scappa da ogni parte.
Italiano terrone che amo, non gli togli la pancetta, la vendetta, la cenetta, la pasquetta, l’ Italietta, la mamma la pizza, l’insalata, la canottiera bucata
Ti amo terrone ti amo terrone ti amo
Generoso, che stravede per i figli,
egoista, non gli cavi il portafogli
Italiano terrone che amo,
con la passione forte che scappa da ogni parte,
Italiano terrone che amo
non gli togli la mazzetta, l’amichetta, la porchetta Elisabetta, la macchinetta, il cappuccino, il bicchierino, la sorella, la fidanzata la maglietta sudata.

Alex Del Piero e gli Oasis, what’s the story

$
0
0

noel gallagher maglia del piero gallagher parka mod oasis alex del piero e noel gallagher alex del piero 10 juve Alex Del Piero e gli Oasis, what’s the story, un video in cui il calciatore di Conegliano racconta il suo rapporto con la band britpop dei fratelli Gallagher.
Abbiamo già parlato delle connessioni tra musica e calcio, in particolare anche già di Alex Pinturicchio e Liam e Noel di Manchester..ma qui è lui a parlare, percui fate silenzio ed ascoltate:

L’ex numero 10 della Juventus esalta i cantanti dicendo che era entusiasta quando li ha conosciuti..ma anche lui era un vip ed allora ci chiediamo in questi casi chi è che è fan di chi? Il giocatore di football che ama i musicisti o i cantanti che tifano per il calciatore?
Nel filmato Alex Del Piero fa anche riferimento al concerto di Noel Gallagher da lui presentato, a Milano, il 29 Novembre 2006:

All your dreams are made
When you’re chained to (your) mirror with (your) razor blade
Today’s the day that all the world will see
Another sunny afternoon
(I’m) walking to the sound of your favorite tune
Tomorrow never knows what it doesn’t know too soon

Need a little time to wake up
Need a little time to wake up wake up
Need a little time to wake up
Need a little time to rest your mind
You know you should so I guess you might as well

What’s the story morning glory
Well
(you) need a little time to wake up
Wake up well
What’s the story morning glory
Well
Need a little time to wake up
Wake up

(Cos) all your dreams are made
Now you’re chained to the mirror with your razor blade
Today’s the day that all the world will see
(It’s) another sunny afternoon
Yeah I’m walking to the sound of my favorite tune
Tomorrow doesn’t know what it doesn’t know too soon

Need a little time to wake up
Need a little time to wake up
Need a little time to wake up
Need a little time to rest your mind
You know you should so I guess that you might as well

What’s the story morning glory
Well
Need a little time to wake up, wake up
Well
What’s the story morning glory
Well

Need a little time to wake up, wake up
Well
What’s the story morning glory
Well
Need a little time to wake up, wake up
Well
What’s the story morning glory
Well?
Grazie a Lorenzo, l’americano

Gaizka Mendieta dal pallone alla chitarra

$
0
0
gaizka mendieta los planetas gaizka mendieta lazio gaizka mendieta suona la chitarra gaizka mendieta benicassim

Gaizka Mendieta dal pallone alla chitarra passando per la consolle, potremmo racchiudere qui la vita del calciatore musicista basco, un vero esempio di come football e musica si sposano.

Vi avevamo già parlato della passione per la indie music del giocatore ex-Lazio, ma adesso il centrocampista si è veramente superato: niente più c-dj, ora c’è la chitarra ad esaltarlo!

La location è una di quelle in cui Mendita di era già esibito, Benicassim; vediamo un po’ Gaizka come se l’è cavata con lo strumento:

https://youtu.be/9XL972i2bQI

Il calciatore basco ha suonato con i Los Planetas, indie band di Granada, Andalucia, sullo stesso palco che hanno calcato Blur e Noel Gallagher, ex Oasis, i maggiori esponenti del britpop.

Ma non è finita qui, la canzone che ha suonato Mendieta si chiama Un ben dia e parla proprio del giocatore spagnolo: “Un giorno accesi la tv e c’era un gioco. Mendieta segnò un gol spettacolare”

https://youtu.be/cIp4cxoYzuA

 

Me he despertado casi a las diez
y me he quedado en la cama
más de tres cuartos de hora
y ha merecido la pena
ha entrado el sol por la ventana
y han brillado en el aire
algunas motas de polvo
he salido a la ventana
y hacía una estupenda mañana.

He bajado al bar para desayunar
y he leído en el marca
que se ha lesionado el niñato
y no me he acordado de ti
hasta pasado un buen rato.

Luego han venido estos por aquí
y nos hemos bajado
a tomarnos unas cañas
y me he reído con ellos.

He estado durmiendo hasta las seis
y después he leído
unos tebeos de spiderman
que casi no recordaba
y he salido de la cama
he puesto la tele y había un partido
y Mendieta ha marcado un gol
realmente increíble
y me he puesto triste
el momento justo antes de irme.

Había quedado de nuevo a las diez
y he bajado en la moto
hacia los bares de siempre
donde quedaba contigo
y no hacía nada de frío
he estado con Erik hasta las seis
y nos hemos metido
cuatro millones de rayas
y no he vuelto a pensar en ti
hasta que he llegado a casa
y ya no he podido dormir
como siempre me pasa

https://youtu.be/xjmWDWjjz_A

Viewing all 1091 articles
Browse latest View live