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Come On You Irons, un coro del West ham ed una canzone oi!

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icf west ham united fc coyi west ham Un coro dei tifosi per George Best e la musica dei Beatles Come on you Irons, un coro dei tifosi del West Ham United football club ed una canzone oi! dei Booze&Glory, band che vive di musica, di calcio e di sottocultura skinhead.

Non è il primo gruppo che fa una canzone sul West Ham United Football Club e non sarà nemmeno l’ultima, perchè i martelli incrociati dell’East End sono un simbolo per moltissimi di noi!
Il brano, pubblicato nel disco Trouble Free uscito nel 2011 con etichetta Contra Records ed inciso in Germania richiama le origini musicali dalla giovane band londinese, lo street punk.

Come on you Irons, spesso abbreviato in COYI, è un motto degli hammers che la band ha voluto portare in musica; spesso abbiamo sentito ad Uptomn Park i tifosi claret&blue cantare:

Ascoltiamola:

I Booze&Glory, con il loro OI! stanno man mano conquistando pubblico nel target degli skinheads, con diversi concerti in giro per l’europa, il video di “London Skinhead Crew” ha avuto diverse visualizzazioni.

Non abbiamo trovato il testo, se qualcuno di voi Footballer a 45 giri ce l’ha, ce lo mandi!


I tifosi del Liverpool e la canzone She loves you dei Beatles

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liverpool liverpool kop 60s she loves you 45giri beatles I tifosi del Liverpool e la canzone She loves you dei Beatles formano una coppia che sale in vetta alla classifica virtuale dei dischi che diventano cori da stadio.

La musica dei 4 baronetti di Liverpool cantata da centinaia di fans dei Reds ad Anfield Road, nel settore più caldo dello stadio: la Kop. Il video che state per vedere ritrae quindi i supporters del LFC nel 1964, si tratta di un filmato che risulta interessante da vedere anche senza sonoro perchè ritrae perfettamente lo stile sixties del football inglese, quello vintage tanto caro a voi.

I tifosi del Liverpool intonano in coro She loves you, una canzone che gli Scarafaggi, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison hanno inciso nel 1963 su un disco 45 giri pubblicato da etichetta Parlophone e registrato nei magnifici studios di Abbey Road (la strada con le strisce pedonali mitiche, quelle della foto dei Beatles che le attraversano!).

La canzone, scritta a 4 mani da Lennon e McCartney ha fatto enorme successo sia in Inghilterra che negli USA, in quei tempi più di ora, i due mercati portanti della musica mondiale. Il brano, al numero 64 delle migliori canzoni di sempre della classifica della rivista Rolling Stones, è stata anche tradotta in versione tedesca: Sie liebt dich.
Si tratta di una traccia mitica che ha poche rivali ancor oggi a distanza di anni!..e quante cover ha avuto!

La Spyon Kop, semplicemente nota come Kop, è la curva, quella in cui si posizionano i duri e crudi supporters del Liverpool e prende il nome da una collina teatro della guerra Anglo-Boera; una battagli in cui gli inglesi furono decimati e tra le vittime molte erano di Liverpool.

Ecco il testo di She loves you:
She loves you, yeah, yeah, yeah
She loves you, yeah, yeah, yeah
She loves you, yeah, yeah, yeah, yeah

You think you lost your love
When I saw her yesterday
It’s you she’s thinking of
And she told me what to say
She says she loves you
And you know that can’t be bad
Yes, she loves you
And you know you should be glad

She said you hurt her so
She almost lost her mind
And now she says she knows
You’re not the hurting kind
She says she loves you
And you know that can’t be bad
Yes, she loves you
And you know you should be glad, ooh

She loves you, yeah, yeah, yeah
She loves you, yeah, yeah, yeah
And with a love like that
You know you should be glad

You know it’s up to you
I think it’s only fair
Pride can hurt you too
Apologize to her
Because she loves you
And you know that can’t be bad
Yes, she loves you
And you know you should be glad, ooh

She loves you, yeah, yeah, yeah
She loves you, yeah, yeah, yeah
With a love like that
You know you should be glad
With a love like that
You know you should be glad
With a love like that
You know you should be glad
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah

Nuovo coro Curva Sud Juve Un giorno all’improvviso

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Nuovo coro Curva Sud Juve Un giorno all’improvviso curva sud juventus ultras curva sud juve curva sud juve drughi Nuovo coro della Curva Sud Juventus, Un giorno all’improvviso, un 45 dei Righeira in trasferta per Udiense vs Juventus del 1 Febbraio 2015.

I tifosi juventini hanno lanciato questa canzone a supporto della squadra bianconera allo stadio Friuli:

Il coro da stadio della Sud juventina Un giorno all’improvviso dice queste parole:
Un giorno all’improvviso,
mi innamorai di te,
il cuore mi batteva, non chiedermi il perché;
di tempo ne è passato,
ma sono ancora qua,
ed oggi come allora, io tifo la JUVE

Il coro, che si sta diffondendo in tante tifoserie italiane, viene da un 45 giri molto famoso degli anni ’80, da un successo dei Righeira: L’estate sta finendo!
Tralasciando che i Righeira siano dl Toro (ne abbiamo già parlato), si può parlare di un fenomeno di massa questo del coro Un giorno all’improvviso, proprio perchè note e melodia della canzone si sposano con i coro da stadio.
Il brano del 1985 che partecipò a Un disco per l’estate e vinse il Festival Bar è entrato nel cuore di tutti quelli che, come noi della Redazione, abbiamo una certa età. A me che scrivo, capita di cantare l’Estate sta finendo tutte le volte che finisce la stagione del sole…

Godiamoci i Righeira e cantiamo tutti l’estate sta finendo!

L’estate sta finendo
E un anno se ne va
Sto diventando grande
Lo sai che non mi va.

In spiaggia di ombrelloni
Non ce ne sono più
È il solito rituale
Ma ora manchi tu
Uh uh uh.

La-languidi bri-brividi
Come il ghiaccio bruciano
Quando sto con te.

Ba-ba-ba-baciami
Siamo due satelliti
In orbita sul mar.

È tempo che i gabbiani
Arrivino in città
L’estate sta finendo
Lo sai che non mi va.

Io sono ancora solo
Non è una novità
Tu hai già chi ti consola
A me chi penserà
Ah ah ah.

La-languidi bri-brividi
Come il ghiaccio bruciano
Quando sto con te.

Ba-ba-ba-baciami
Siamo due satelliti
In orbita sul mar.

Ba-ba-ba-ba-babaciami…
Ba-ba-ba-ba-babaciami…
Testo trovato su http://www.canzoncine.it
Ba-ba-ba-ba-babaciami…
Ba-ba-ba-ba-babaciami…

L’estate sta finendo
E un anno se ne va
Sto diventando grande
Lo sai che non mi va.

Una fotografia
è tutto quel che ho
Ma stanne pur sicura
Io non ti scorderò.

L’estate sta finendo
E un anno se ne va
Sto diventando grande
Anche se non mi va.

L’estate sta finendo
L’estate sta finendo
L’estate sta finendo
Uoh oh oh oh
L’estate sta finendo…

Semplice, nuova canzone delle Curva Sud Siberiano

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curva siberiano salerno curva sud salerno semplice gianni togno 45 giri ultras salernitana curva La nuova canzone degli ultrà della curva sud siberiano dei granata di Salerno è Semplice, nata sulla musica di Gianni Togni.

I tifosi della Salerntiana cantano così:
Che ne sai come mi sento
quando i granata scendono in campo
gioie immense e forti emozioni
sarò sempre su quei gradoni…
…Semplice, questa passione
è quasi un secolo
che da padre in figlio si tramandano
è troppo forte questo sentimento
che io porto dentro!

Ecco il video tifo della Curva Sud di Salerno che canta Semplice:

Il coro da stadio, che sta prendendo piedi in diverse tifoserie, nasce su musica e testo di Gianni Togni, precisamente di Semplice, una canzone pubblicata nel disco Luna del 1981 ed uscito anche in 45 giri con etichetta Paradiso.

Ecco la canzone di Togni, quella oringale:

Il testo di Semplice:
Come stare fuori dal tempo quando fuori ? mattina presto cammino con un’aria da fortuna so che in qualche tasca devo averne ancora una da fumarmi dolcemente conto i passi pensando a niente la notte ? ancora attaccata ai muri va in mille pezzi se tu la sfiori Semplice come le storie che cominciano come dar calci ad un barattolo e respirare con un ritmo quasi uguale a questi giorni che viviamo in due Svegliati c’? sempre un sogno da raggiungere amore forza che ? possibile andare avanti anche se fa un freddo cane e ci vogliono imbrogliare Tutto quanto mi sembra giusto quando fuori ? mattina presto ogni via ha ancora un suo colore per farle tutte uguali basteranno due ore ed io mi guardo in giro tra me e la piazza soltanto cielo un orologio senza lancette un istante che sa di latte Semplice trovarsi in tasca qualche spicciolo e dirsi ti amo per telefono poi saltare anche la cena per parlare per mangiare quattro chiacchiere Svegliati con un’idea che vuoi difendere con un ricordo da dividere insieme anche se ogni giorno ? un’avventura che a pensarci fa paura Come stare fuori dal tempo quando fuori ? mattina presto tra un po’ la gente scender? per strada ci sar? la fila alla fermata Semplice basta farsi un’autocritica volersi bene forse ? l’unica se ? una commedia allora avanti un’altra scena per noi non c’è problema

Zomp zomp guagliò, un coro ultrà e la musica dei 99 Posse

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ultras torre annunziata curva sud ultras savoia torresi curva ultras savoia curva sud curre curre guagliò disco Gli ultrà e la musica dei 99 Posse uniti dal coro Zomp zomp guagliò della Curva Sud di Torre Annunziata, covo dei tifosi del Savoia.

Il coro dei torresi è impressionante, divertente e fa venir voglia di tifare! Si tratta fondamentalmente del rifacimento del ritornello della canzone Curre curre guagliò uscita in disco nel 1993.

Gli ultras del Savoia cantano “cant cant gugliò e zomp zomp guagliò!” iniziando a saltare; ecco io video tifo relativo alla trasferta allo stadio della Paganese:

Il brano, usato anche da Salvadores come colonna sonora del film sud, ha riscosso parecchio successo sia nell’ambito dei centri sociali e la sinistra antagonista, che in tutti gli ambienti della musica, nei quali ha poca importanza il messaggio politico, rispetto al sound.
La rivista Rolling Stones posiziona l’album dei 99 Posse, quello d’esordio con Curre curre guagliò, al 49°posto della classifica italiana di sempre.

Il testo della canzone:
22-9-1991
Un giorno come tanti ma non certo per qualcuno
qualcuno che da giorni mesi anni sta lottando
contro chi di questo stato na gabbia sta facendo
reprimendo attento ascolta dico reprimendo
chi da solo denuncia e combatte sti fetiente
e sa bene che significa emarginazione
esattamente quanto costa amare un centro sociale
Officina 99
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò

Si può vivere una vita intera come sbirri di frontiera
in un paese neutrale, anni persi ad aspettare
qualcosa qualcuno la sorte o perché no la morte
ma la tranquillità tanta cura per trovarla
sì la stabilità un onesto stare a galla
è di una fragilità guagliò
è di una fragilità guagliò
forse un tossico che muore proprio sotto al tuo balcone
forse un inaspettato aumento d’ ‘o pesone
forse nu licenziamento in tronco d’ ‘o padrone
forse na risata ‘nfaccia ‘e nu carabiniere
non so bene non so dire dove nasca quel calore
ma so che brucia, arde e freme
e trasforma la tua vita no tu non lo puoi spiegare
una sorta di apparente illogicità
ti fa vivere una vita che per altri è assurdità
ma tu fai la cosa giusta te l’ha detto quel calore
ti brucia in petto è odio mosso da amore
da amore guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò

Tante mazzate pigliate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate ma tante mazzate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate ma tante mazzate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate ma tante mazzate
Ma tante mazzate pigliate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate pigliate
Tante mazzate ma tante mazzate
ma una bona l’ammo data
è nato è nato è nato
n’atu centro sociale occupato
n’atu centro sociale occupato
e mò c’ ‘o cazzo ce cacciate
è nato è nato è nato
n’atu centro sociale occupato
n’atu centro sociale occupato
e mò c’ ‘o cazzo ce cacciate
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò
Curre curre guagliò

Why, don’t know why feeling saw say
I don’t know why feeling saw say
Can you feel…
Get up stand up stand I feel you right
Get up stand up come the to fight

Pecché primma mettite ‘e bombe e po’ ‘o vulite a me
e me mettite ‘e mane ‘ncuollo si ve chied’ ‘o pecché
mammà ‘e guardie a casa s’avette ‘a veré
e nu spazio popolare nun è buono pecché
pecché è controculturale o magari pecché
rompe ‘o cazz’ a troppa gente si ma allora pecché
tu me può rompere ‘o cazzo e no i’ pure a tte
me se ‘ntosta ‘a nervatura e ‘o saccio buono pecché
pecché me so’ rutt’ ‘o cazzo pure sulo ‘e te veré
figurammece a sentì’ che tiene ‘a ricere a me
strunzate ‘e quarant’anne ‘e potere pecché
pecché ‘a gente tene famme e se fa strunzià’ ‘a te
e tu me manne ‘o celerino ca me sgombera a me
ma nun basta ‘o manganiello mo’ t’ ‘o dico oi né
pecché nun me faje cchiù male aggio ‘mparato a caré’
Curre curre guagliò…

Nuovo inno del Lecco Calcio con musica de I Luf

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calcio lecco logo lecco calcio vitnage lecco ultras luf band folk lecco Il nuovo inno dei blucelesti del Lecco Calcio, con la musica de I Luf, una band folk, è stato presentato il 17 dicembre 2014 presso la sala Ticozzi.

La canzone dal titolo Lecco Alè Alè, fa parte del disco omonimo che contiene anche altri brani in dialetto lecchese di Davide Brivio e Dario Canossi con la partecipazione di Flavio Oreglio e volute dalla Compagnia del Sambuco di Montevecchia. I Luf, freschi di collaborazioni con Davide Van De Sfroos (del quale abbiamo parlato in merito all’inno del Como), sono molto famosi in Brianza e nel Lecchese, zone in cui si esibiscono tra pub e locali con il loro folk-combat-rock un po’alla Modena City Ramblers, un po’alla Pogues.

Il nuovo inno va ad affiancare già esistente, che risuona al “Rigamonti-Ceppi” dall’inizio degli anni Novanta, composto da Herman Corti e che ha accompagnato gli ultimi 20 anni del Calcio Lecco 1912, tra successi e retrocessioni.

“Per i Luf è stata una gioia e un onore realizzare il nuovo inno del Calcio Lecco. Questa nuova avventura è stata per noi una sfida a cui abbiamo partecipato con entusiasmo. Sapere che ogni domenica uno stadio, sempre più pieno, canterà questo inno, ci riempie il cuore di orgoglio ed allegria”, spiega la band.Riparte la stagione calcistica per il Calcio Lecco 1912 e oltre alle novità societarie e nella rosa, c’è di più; la squadra, che milita nel campionato di serie D, ha un nuovo inno, ‘Lecco alé alé’. A comporlo è stata chiamata una band lombarda famosa in tutta Italia, I Luf. Una collaborazione decisamente inusuale, sia per la squadra che per il gruppo capitanato da Dario Canossi, che nel lecchese vive e lavora come insegnante da oltre trent’anni. “L’idea è nata in modo del tutto casuale – racconta Canossi -, durante uno dei nostri concerti allo Shamrock Pub di Lecco. Marco, il titolare del locale, oltre ad essere un nostro fan è tifoso del Calcio Lecco e ha buttato lì l’idea di realizzare un nuovo inno per la sua squadra del cuore”. Detto fatto. I Luf, che quando si tratta di creare nuove canzoni non si tirano mai indietro, si sono ‘rintanati’ in studio e hanno partorito Lecco alé alé, un brano davvero accattivante, con suoni e ambienti che spaziano dall’irish-folk fatto di cornamuse, banjo, violino e fisarmonica, fino al rock nostrano ricco di suoni percussivi. Il brano, composto per metà in dialetto lecchese e per metà in italiano, ha un ritornello di quelli che ti si stampano in testa e non escono più. Il testo, ricco di riferimenti al territorio e alla storia di Lecco, è semplice ed immediato e allo stesso tempo profondo e denso di contenuti positivi. Insomma, un vero e proprio inno alla bellezza e alla vittoria. “E’ stato davvero divertente per noi, calarci nei panni del tifoso – continua Canossi -, e per farlo abbiamo parlato coi ragazzi della squadra. Ci hanno trasmesso i loro desideri e i loro sogni e noi li abbiamo trasformati in musica. Avere la squadra in studio di registrazione, a cantare insieme a noi il ritornello, è stato davvero entusiasmante”. I Luf, reduci da un tour estivo in cui hanno registrato diversi sold-out e suonato davanti ad oltre 50mila persone, sono sa sempre impegnati in attività di rilievo sociale e quando hanno ricevuto la richiesta per realizzare il nuovo inno per il Calcio Lecco, non ci hanno pensato due volte. “Il mondo del calcio ha un potenziale sociale infinito – conclude Canossi -, raggiunge e unisce milioni di cuori e di teste; è quindi fondamentale che i concetti che passano dal campo agli spalti, siano ricchi di positività e di rispetto reciproco. Il momento storico ci dà la possibilità di fermarci a pensare, e anche una partita di calcio, può diventare uno spunto di riflessione. Noi ci abbiamo provato in musica, con questo inno”.

Grazie a Emmanuele Michela per la segnalazione

Fabrizio De Andrè ed il Grifone un legame forte

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bandiera de andrè genoa de andre tifoso grifone genoa cfc maglia vintage scritta_deandre_murales_genova Il legame tra il cantante Fabrizio De Andrè ed il Grifone è forte, ricco di storia, ricco di aneddoti, un po’ come quello tra musica e calcio.

E pensare che l’artista divenne genoano per sfida, quella voglia di andare contro tutti e contro tutto che si ha nell’età dell’adolescenza; Fabrizio inizio a tifare per i rossoblu durante un Genoa – Torino del 1947 a Marassi, perchè il padre tifava granata.

Di De Andrè ci sarebbe da spendere righe e righe, macchè dico, pile di F4, noi per ora lo abbiamo solamente citato parlando di Genoa Blues, la canzone scritta a 4 mani con Baccini per il Genoa CFC.

Vi riportiamo allora un testo di Infame di palla e lo correliamo con La città vecchia, l’ottavo 45 giri del cantautore uscito in disco nel 1965 con etichetta Karim:

Sempre la stessa storia, quando ascolto “L’indiano” di Fabrizio De Andrè. Comodo sul mio divano scomodo, metto su l’album e mi godo gli shuffle di chitarra elettrica e il blues di “Quello che non ho”, una delle mie canzoni preferite in assoluto. Poi mi immergo nella poesia del “Canto del pastore servo”, del “Fiume Sand Creek” e di “Ave Maria”. E poi parte la traccia cinque e sono sopraffatto da un’emozione che rende impervia la strada per “Franziska”.

La traccia cinque è “Hotel Supramonte”. Un brano con un arrangiamento acustico su un tappeto di archi elettronici e un testo delicato e struggente, di un intimismo quasi doloroso. Racconta il sequestro di De Andrè e della moglie Dori Ghezzi per mano dell’Anonima Sequestri nel 1979, una storia di cui so tutto quello che gli innamorati cronici dell’arte di Faber sanno: il distacco da Genova, con cui “è stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati”, il trasferimento nella tenuta sarda a due passi da Tempio Pausania, la subitanea infatuazione per il popolo isolano, il rapimento nella notte del 27 agosto, i quattro mesi di prigionia circondati di natura, sospiri e pioggia, il rapporto umano con i carcerieri, che consentivano ogni tanto ai due di rimanere slegati e senza bende, l’intimità con Dori. E poi il pagamento del riscatto e la liberazione, il perdono degli autori materiali del sequestro (ma non dei mandanti), la scelta di non costituirsi parte civile contro i suoi aguzzini, addirittura di firmare la domanda di Grazia al Presidente della Repubblica nei confronti di uno di loro. Un pastore sardo condannato a venticinque anni di prigione, pena di molto superiore a quella dei committenti.

Quello che non sapevo e che ho scoperto nel pomeriggio di una recente domenica grigia e uggiosa è che l’empatia tra carcerato e carcerieri si fondava sulla passione per il calcio. E che l’unico contatto con il mondo esterno che De Andrè abbia chiesto e ottenuto erano i risultati del suo Genoa. Che determinavano il suo umore al punto che, racconterà, uno dei giorni peggiori fu quando seppe che i rossoblù avevano perso a Terni. Non immaginavo questa passione, ho approfondito e ho scoperto un mondo.

C’è una vasta aneddotica che lega De Andrè ed il Grifone. C’è De André che nasce nell’ultima settimana in cui il Genoa è primo in classifica nella sua storia, a quel punto del campionato. C’è la prima volta a Marassi nel 1947, a vedere Genoa-Torino e a scoprirsi genoano “per una forma di antagonismo precoce” contro suo padre e suo fratello, tifosi granata. Ci sono le agende in cui appunta le formazioni del Genoa, le tabelle salvezza, i sogni di mercato. C’è Paolo Villaggio, grande tifoso doriano e ancor più grande amico di Faber, che non si rassegna neanche dopo la morte al suo credo genoano. C’è, forse, la tentazione di scrivere un inno, e c’è la motivazione del rifiuto che è una dichiarazione d’amore più grande di qualsiasi inno: “Non posso scrivere del Genoa perché sono troppo coinvolto. L’inno non lo faccio perché non amo le marce e perché niente può superare i cori della Gradinata Nord. Semmai al Genoa avrei scritto una canzone d’amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo”.

Chissà se gli sarebbe piaciuto questo Genoa che ogni volta che accarezza qualche velleità europea viene smantellato. Come se negasse ai suoi tifosi la possibilità di sognare. Immagino che avrebbe stimato Gasperini e non avrebbe amato Preziosi e tutto il suo universo di Gormiti, presunte combine, valigette zeppe di soldi, calciatori comprati e venduti come figurine. Immagino avrebbe amato comunque il suo “Zena”, perchè, per dirla con le sue parole, “il tifo è una sorta di fede laica, nasce da un bisogno forse infantile ma pur sempre umano”. Ma sono certo che non avrebbe potuto fare a meno di amarlo. Perchè, di Grifone, Faber era malato. Per sua stessa ammissione, quando durante un concerto si fermò, poggiò per terra la chitarra e disse: “Scusate, vi devo dire una cosa. Ho una malattia”. Silenzio. Di tutti. Tirò fuori una sciarpa rossoblù. “Il Genoa. La mia malattia si chiama Genoa”. Chissà se è la stessa sciarpa rossoblù con cui si è fatto cremare.

Quando Gigi Riva tornerà, un brano per Rombo di tuono

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gigi riva figurina gigi riva rovesciata ruombo tuono cagliari quando gigi riva tornerà disco gigi riva maglia cagliari Un brano musicale per il calciatore Rombo di tuono del sardo Piero Marras, Quando Gigi Riva tornerà.

La canzone, segnalataci dagli amici di Legends, con musica del maestro nuorese, vuole celebrare il grande Gigi, l’attaccante di Leggiuno, punta del Cagliari scudetto del 1970. Un eroe, condottiero di una squadra che ha stupito l’intera Italia, oltre che un dirigente sportivo, un campione europeo con la Nazionale, un vice-campione del mondo del 1970 sempre con gli azzurri, squadra con la quale detiene il record di 35 gol tutte in gare ufficiali!

La canzone fu pubblicata in disco 45 giri nel 1983 da EMI e nel lato B Uomo Bianco.L’artista è il nuorese Piero Marras, cantante pop e folk, che ha suoanto in diverse band ed ha composto brani sia in italiano che in lingua sarda…scrisse anche la canzone d’esordio dei Tazenda del 1988.

Ecco il testo di Quando Gigi Riva tornerà:
Quando Gigi Riva tornerà
Non ci troveranno ancora qua
Con la vita in fallo laterale
E il sorriso fermo un po’ a metà
Tornerà la voglia di sognare
Quando Gigi Riva tornerà.
Quando Gigi Riva tornerà
Torneremo tutti in serie A
Dopo tanti calci di rigore
Troveremo insieme l’umiltà
Per ricominciare con più cuore
Quando Gigi Riva tornerà
Crescerà la solidarietà
Ci sarà un po’ più di umanità
E sapremo piangere davvero
Quando il sogno ci confermerà
Che non passerà più lo straniero
Quando Gigi Riva tornerà.
Su su su su come gli alpini
Niente più paura ormai ci fa
Su su su su che siamo i primi
Tutti insieme verso il sole,
Tutti insieme verso il sole.
Quando Gigi Riva tornerà
La partita ricomincerà
Grideremo insieme Italia, Italia
E patetico non sembrerà
Finalmente avremo un’altra balia
Quando Gigi Riva tornerà.
Una grande festa si farà
E le banda ubriaca suonerà
Per intero l’inno nazionale
Arrangiato in versione ska
Dio, ce ne sarà da raccontare
Quando Gigi Riva tornerà.

Da Mai dire calcio:

Quello che successe veramente, nel vecchio Stadio Amsicora, il 12 aprile 1970, nel corso della partita di calcio tra Cagliari e Bari, nessuno realmente saprebbe dirlo.
Si narra, per esempio, che per assistere a quello storico avvenimento alcuni banditi latitanti accorsero dalla Barbagia e dall’Ogliastra e, dopo il match, seguirono di buon ordine i carabinieri in prigione, con le lacrime agli occhi perché un sogno s’era avverato. In quel pomeriggio di tiepido sole in cui l’Italia salutava la primavera degli anni ’70, un’isola intera festeggiava il primo scudetto della storia andato a una squadra del Sud. Si narra, ancora, che tra gli spalti cadenti dell’impianto cittadino (che un anno dopo avrebbe lasciato il posto al Sant’Elia), c’era chi intratteneva il pubblico prima del fischio d’inizio narrando le gesta eroiche del guerriero cartaginese Ampsicora, che capeggiò una rivolta anti-romana intorno al 200 a. C. E, se avete fortuna, potreste incontrare qualche vecchio sostenitore rossoblù nei vicoli di Casteddu pronto a raccontarvi che, quel giorno, nel fatiscente catino erano ammassate oltre 50mila persone provenienti da tutte le lande della Sardegna e che, quando Sergio Gori all’88’ trafisse per la seconda volta il portiere barese Giuseppe “Bibi” Spalazzi alcuni si ritrovarono, sommersi dalla folla, a 50-60 metri dal posto che occupavano. Poco prima le radioline avevano infiammato la Sardigna con la notizia che, al 74′, Long John Chinaglia, su cross di Peppe Massa, si era guadagnato ed aveva realizzato il penalty con cui la Lazio, in un Olimpico festante, sanciva il 2 a 0 sulla concorrente Juventus, spalancando al Cagliari le porte del primo, storico tricolore. Quel tricolore che Nanni Boi, nel sottotitolo del suo bel libro “Un tiro mancino” (uscito per i tipi di Frilli nel 2001), definì “uno scudetto che non finisce mai”.

Era l’inizio di una leggendaria storia di pallone e identità. Era il Cagliari del filosofo Manlio Scopigno, l’indolente allenatore uruguagio che evitava di stressare i suoi uomini e insegnava calcio con la bonomia dell’amico di famiglia. Era il Cagliari del portiere Ricky Albertosi che si guadagnò lo storico record di portiere meno battuto nei tornei a 16 squadre (solo 11 reti incassate). Era il Cagliari di Pierluigi Cera, generosissimo mediano di spinta veronese, che a Cagliari visse i migliori anni della sua carriera; il Cagliari della roccia Communardo Niccolai, lo stopper ingiustamente ricordato più per i suoi spettacolari autogol che per l’insuperabile cerniera difensiva che formava con il terzino destro Mario Martiradonna, il terzino sinistro Giulio Zignoli e il libero Giuseppe Tomasini; il Cagliari della talentuosa ala destra Angelo Domenghini, che proprio in quell’anno era approdato dal Continente reduce dai trionfi raccolti negli anni precedenti all’Internazionale di Angelo Moratti; il Cagliari della fantasiosa mezzala brasiliana Nené, che era sfuggito alla miseria delle favelas per approdare prima all’attacco del Santos, in cui dominava un certo Pelé, e in seguito alla Juventus, da cui il Cagliari lo aveva acquistato nel ’64-’65 per farne una colonna della squadra; il Cagliari del regista friuliano Ricciotti Greatti, l’eroe della promozione dalla serie B e che pure in A aveva offerto il suo contributo in visione di gioco, qualità e pulizia dell’impostazione; il Cagliari del citato Sergio Gori, la giovane punta che s’impose per il coraggio e il senso del gol; il Cagliari delle riserve che i veri supporters rossoblù ricordano a memoria: il secondo portiere Adriano Reginato, il terzino Eraldo Mancin, lo stopper Cesare Poli, la mezzala Mario Brugnera, che formavano il clan dei veneti e l’ala toscanaccia Corrado Nastasio.
Ma era soprattutto il Cagliari di Gigi Riva, o meglio Giggirriva, come lo chiamano i sardi. Approdato in maglia rossoblù a soli 19 anni, dopo un’unica stagione al Legnano in serie C, Riva vi rimane per tutta la carriera calcistica che si conclude nel 1975-76, conquistando il posto da titolare in Nazionale e una serie di successi come capocannoniere della serie A. Ma soprattutto trascinando il Cagliari allo scudetto del 1970. Allo Scudetto, l’unico e inimitabile. Il fiuto del gol, la tecnica di base, la potenza del tiro (che gli valse il celeberrimo soprannome “Rombo di Tuono”, copyright Gianni Brera) lo consacrarono come il miglior attaccante italiano del dopoguerra. Ma a imprimerne la figura come autentico nume tutelare della comunità sarda sono le sue doti umane: la riservatezza, l’umiltà, la coerenza, la lealtà e la fedeltà – tutti valori che lo accomunano al fiero popolo che lo ha accolto come fosse un suo figlio. Riva diventa un’icona, un mito, un simbolo per tutta la Sardegna.

Nel 2004 Piero Marras, altra leggenda (della musica) sarda rende omaggio all’ala lombarda con la ballata “Quando Gigi Riva tornerà”, traccia dell’album “L’ultimo capo indiano”. Marras, dopo gli esordi rock progressive, acquista la fama di cantore della “sardità” mettendo assieme un pugno di magnifici pezzi dedicati a situazioni, ambienti e atmosfere dell’isola, con suoni che spaziano dal blues al folk tradizionale e si fondono nella visione di un cantautorato puro e alieno da compromessi. In questo atlante di mitologia isolana, Riva occupa il ruolo primigenio di salvatore e condottiero. Nelle strofe fantastiche composte da Piero Salis (vero nome del folksinger di Nuoro), l’immaginario ritorno di Riva in campo segna la fine della rassegnazione e dell’apatia nella società sarda, in preda a una grave crisi socio-economica (“con la vita in fallo laterale” e “il sorriso fermo un po’ a metà”). Gigi Riva è il grido di battaglia e di riscatto, per reagire all’omologazione e all’impoverimento, che può mettere assieme le varie anime dell’isola (“troveremo insieme l’umiltà / per ricominciare con più cuore”). La sua stessa presenza rappresenta la incorporazione, in un solo uomo, dei ricordi indelebili del primo posto del ’70 e delle mille vittorie e delle prodezze e delle battaglie, e della sua incrollabile fede nel Cagliari e nei sardi, che ne fecero – appunto – un santo protettore. La ridiscesa in campo di Rombo Tuono, nella seconda strofa, acquisisce una valenza quasi rivoluzionaria: il ritorno di Riva pare aprire la strada ad una palingenesi della società sarda, con il ritorno a quei valori sani (l’umanità, la solidarietà, la coesione dell’isola) del vivere civile. Nel testo di Marras, solo sotto lo sguardo del suo Profeta, del suo Messia, il popolo sardo sente, di poter realmente essere parte integrante dell’Italia (“Grideremo insieme Italia, Italia / e patetico non sembrerà”) e di poter essere fiero della sua specificità, della sua storia nobile e unica, abbondandonasi in una liberatoria festa finale (“Una grande festa si farà / E la banda ubriaca suonerà / Per intero l’inno nazionale /Arrangiato in versione ska / Dio, ce ne sarà da raccontare / Quando Gigi Riva tornerà”).
La celebrazione di Riva si traduce nel testo di Marras in un richiamo ad un’età dell’oro, in cui tutta la Sardegna compiva il miracolo di imporsi a scapito delle potenze del Nord, Juventus, Inter e Milan. Tuttavia Marras si congeda dagli ascoltatori come l’aedo nostalgico e insieme visionario, che alla deprimente stagione del cinismo e dell’egoismo antisociale, predilige il sogno ad occhi aperti alimentato dal fascino immarcescibile di quello che non è stato e non sarebbe mai potuto essere soltanto un calciatore: Gigi Riva, la Leggenda.


Solo per te io canterò, Curva Fiesole e Gloria Gaynor

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i will survive gloria gaynor ultras curva fiesole ultras viola firenze curva fiesole ultras firenze Solo per te io canterò, un coro ultras che unisce la Curva Fiesole quella dei tifosi della Fiorentina e Gloria Gaynor, la regina della musica disco.

I tifosi Viola cantano:
Solo per te,
Io canterò
E fino al 90ntesimo minuto griderò
Lollolollolollolollolollolollo
Viola alè
La Fiorentina alè alè!

Non sono certamente gli unici o i primi, gli ultras di Firenze, ad usare la melodia della Gaynor per un coro da stadio, sono anni che diverse tifoserie cantano I will survive, ma questa versione della Fiesole non poteva non essere citata nella nostra sezione apposita.

I will survive, scritta da Freddie Perren e Dino Fekaris, è una canzone uscita in disco 45 giri con etichetta Polydor nel 1978, nel pieno della disco music mania!
Il brano è ancora sulla cresta dell’onda, spesso viene passato alla radio o fa parte di qualche passaggio di dj, specialmente in serata con clima festoso. Il testo di I will survive parla di una donna che si riprende dalla separazione dal suo uomo, questo ha reso il disco un’icona della femminilità, ma anche dei gay (anche se non abbiamo capito come)…probabilmente perchè la stessa cantante è diventata un po’il simbolo dell’omosessuolità, come spesso tutta la musica disco.

Ecco le parole di I will survive:
At first I was afraid, I was petrified,
Kept thinkin’ I could never live without you by my side,
But then I spent so many nights thinkin’ how you did me wrong,
And I grew strong, and I learned how to get along,

And so your back, from outerspace,
I just walked in to find you here with that sad look upon your face,
I should’ve changed that stupid lock,
I should’ve made you leave your key,
If I had known for just one second you’d be back to bother me,

Go on now go, walk out the door,
Just turn around now, ’cause you’re not welcome anymore,
Weren’t you the one who tried to hurt me with goodbye,
You think I’d crumble? You think I’d lay down and die?
Oh no not I, I will survive,
Oh as long as I know how to love I know I’ll stay alive,
I’ve got all my life to live; I’ve got all my love to give,
And I’ll survive, I will survive,
Hey, Hey!

It took all the strength I had not to fall apart,
And trying hard to mend the pieces of my broken heart,
And I spent oh so many nights just feeling sorry for myself,
I used to cry, but now I hold my head up high,
And you’ll see me, somebody new,
I’m not that chained up little person still in love with you,
And so you felt like droppin’ in and just expect me to be free,
Now I’m savin’ all my lovin’ for someone who’s lovin’ me.

Go on now go, walk out the door,
Just turn around now, ’cause your not welcome anymore,
Weren’t you the one who tried to break me with goodbye,
You think I’d crumble? You think I’d lay down and die?
Oh no not I, I will survive,
Oh as long as I know how to love I know I’ll stay alive,
I’ve got all my life to live, I’ve got all my love to give,
And I’ll survive, I will survive. Oh

Go on now go, walk out the door,
Just turn around now, ’cause your not welcome anymore,
Weren’t you the one who tried to break me with goodbye,
You think I’d crumble? You think I lay down and die?
Oh no not I, I will survive,
Oh as long as I know how to love I know I’ll stay alive,
I’ve got all my life to live, I’ve got all my love to give,
And I’ll survive, I will survive, I will survive

It took all the strength I had not to fall apart,
And trying hard to mend the pieces of my broken heart,
And I spent oh so many nights just feeling sorry for myself,
I used to cry, but now I hold my head up high,
And you’ll see me, somebody new,
I’m not that chained up little person still in love with you,
And so you felt like droppin’ in and just expect me to be free,
Now I’m savin’ all my lovin’ for someone who’s lovin’ me.

Go on now go, walk out the door,
Just turn around now, ’cause you’re not welcome anymore,
Weren’t you the one who tried to hurt me with goodbye,
You I’d crumble? D’you think I’d break down and die?
Oh no not I, I will survive,
Oh as long as I know how to love I know I’ll stay alive,
I’ve got all my life to live; I’ve got all my love to give,
And I’ll survive, I will survive,I will survive

I calciatori cantanti occasionali nel disco Alleluja del 1986

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I calciatori del campionato italiano di serie A del 1986, le Football Stars, in versione di cantanti occasionali nel disco Alleluja, un ricordo doveroso per chi ama il calcio e la musica.

E’ la beneficienza ad unire stelle del pallone e convincerle a cantare. Il risultato commerciale è ottimo, il brano raggiunge la vetta delle classifiche, ma le voci non proprio “appropriate”….il disco con autori AAVV è stato prodotto dell’etichetta Hit Records RCA, con un’altra versione della stessa canzone sul alto B del 45 giri.

E’ Natale a metà degli anni ’80 ed i protagonisti sono i giocatori più rappresentativi delle squadre italiane:

  • Alessandro Altobelli dell’Inter
  • Giancarlo Antonioni della Fiorentina
  • Zbigniew Boniek della Roma
  • Antonio Cabrini della Juventus
  • Preben Elkjær del Verona
  • Giovanni Galli del Milan
  • Ciccio Graziani dell’Udinese
  • Ruud Gullit del PSV
  • Junior del Torino
  • Daniele Massaro del Milan
  • Paolo Rossi del Verona
  • Karl-Heinz Rummenigge dell’Inter
  • Glenn Strömberg dell’Atalanta
  • Klaus Berggreen della Roma
  • Daniel Bertoni dell’Udinese
  • Liam Brady dell’Ascoli
  • Dan Corneliusson del Como
  • Bruno Conti della Roma
  • Dirceu dell’Avellino
  • Edino dell’Udinese
  • Wim Kieft del Torino
  • Marino Magrin dell’Atalanta
  • Alexandar Trifunović dell’Ascoli
  • Michael Platini della Juventus.

Proprio il francese, le Roi, ha assunto il compito di direttore del coro che si è esibito insieme a tanti bambini delle Piccole Voci di Angelo Di Mario. Unica particolarità Gullit, che canta nella seconda strofa da solista, allora impegnato in Olanda ad Ehindoven, ma che l’anno successivo avrebbe indossato la casacca milanista del Diavolo.

La canzone è in inglese, scritta da S.Urso e Swothe ed i proventi sono per la Caritas, quindi non poteva che non esse presentata in prima serata da Pippo Baudo su Fantastico.

Il testo di questa canzone è dedicato ad un bambino povero esortato a sorridere:

People can give you smiles
Smiles can give you love
Please don’t cry, oh little child.

Tell me “where is your home” ?
Tell me cause I’m your friend
Don’t you be afraid your heart
will be loved.

Everyone across the world
All the world needs is love.

Alleluia, singing A’luia
Linving the Christmas time
Alleluia, shining in town
in all the world
Alleluia, singing A’luia
Living the Christmas time

All the people, must remember
love to survive.

People say love tonight
Troubles are far away
So tell me why, you’re sad inside
Stand in the peaceful night
Waiting for wonder light
Love is in your eyes my fried
Love is in your eyes my fried.

For everyone it’s love
Love is my world
Love is in your eyes my friends.

Alleluia, Merry Christmas,
Felices Navidad
Alleluia,
Bon Noël à tout le monde.

O bella Spezia, la canzone della Curva Ferovia

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curva ferrovia ultras spezia o bella spezia spezia ultras ferrovia ultras spezia ferrovia O bella Spezia, la canzone della Curva Ferovia, il nido degli ultras bianconeri che supportano con il loro tifo le Aquile.

Il video è relativo alla partita Entella vs Spezia del 7 Febbraio 2015, una trasferta di serie B insidiosa perchè tra le 2 tifoserie non corre buon sangue; si tratta di un derby regionale, molto teso negli anni ’80 e per il quale fu vietata la trasferta nel 2008 dall’osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive:

La canzone è stata scritta dal maestro Eugenio Giovando nel 1962 per uno spettacolo teatrale, una sorta di musical di una scuola alla quale partecipava ala figlia con la sua V elementare, che si chiamava Bimbi al microfono.

Questo stupendo brano è diventato l’inno della città e risuono anche allo stadio Alberto Picco ogni domenica, essendo diventato l’inno degli ultras spezzini (non l’inno della società!).

Il testo di O bella Spezia:
Hanno detto che Roma è l’Eterna,
che Venezia è regina del mar,
che Firenze è più bella di un fiore,
che Milano “l’è un grande Milan…”;
ma stasera vi presenteremo
la nostra graziosa, stupenda città…

O bella Spezia,
splendida perla sul mar,
della Riviera
quadro irreal…
Magico cielo,
tinto di mille color,
e là, sul mar,
l’onda che muor sulla scogliera,
al forestier sa mormorar:
“Ritorna in questa città”.

Portovenere, han detto i poeti,
è una gemma di grande valor;
hanno detto che Lerici, in fiore,
è preziosa, più rara dell’or…
Questo golfo, ch’è tutto un incanto,
è stato dipinto dal “Grande Pittor”…

O bella Spezia,
splendida perla sul mar,
della Riviera
quadro irreal…
Non sei l’Eterna,
non sei regina del mar,
ma in tutti i cuor
tu sai portar la primavera…
Non sei Milan, non sei Paris,
ma noi ti amiamo così.

Stagione calcistica 1989-1990 London’s Burning

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football-supporter-map-of-london londonfootballmap1209 london'sburning clash disco squadre_calcio_londra Un parallelo tra football and music, Premier League stagione calcistica 1989-1990 e punk dei Clash, tra cui spicca la canzone London Burning.

Ci vorrebbero pagine e pagine di blog per parlare della band punk-combat rock più importate del panorama musicale mondiale (non si offendano i fan delle altre realtà ’77!) come ci vorrebbero mesi per parlare della Londra del football, quella caratterizzata da tante squadre, tanti stadi, tante fermate della metropolitana in cui si incontrano e si scontrano le tante tifoserie.

Sarebbe bello se anche la nostra città avesse più squadre, ne avesse una per zona e, tranne le eccezzioni (quelle ci sono sempre) ognuno tifi la squadra che lo rappresenta, che lo lega alla famiglia, che lo unisce al vicino di casa, che tifavano tutti alle scuole etc…
Ma saremmo pronti per avere tutte queste tifoserie in una sola città, tutte nella nostra?!? Probabilmente no!
Ci vogliono secoli di storia, anni ed anni di cultura, la fede e le abitudini dei nonni tramandati di padre in figlio..ecco Londra la immaginiamo così, divisa tra:
Arsenal, Chelsea, Tottenham Hotspur, Crystal Palace, Queens Park Rangers, West Ham United, Brentford, Fulham, Millwall,Charlton Athletic, Leyton Orient, AFC Wimbledon, Dagenham & Redbridge.

Da UkPremier:

Oggi presentiamo una nuova rubrica: Sounds of Football. Una rubrica dalla duplice anima: da una parte ci sono i cori da stadio che fanno vibrare l’atmosfera degli stadi inglesi, dall’altra invece vi parleremo dei personaggi, le stagioni, le partite e tutto ciò che ha fatto la storia della Premier League.

Per questo e altri pezzi “musicali” passate da Football a 45 giri e ripassate tra una settimana per sentire Sounds Of Football!

London’s Burning! London’s Burning!

No tranquilli, non stiamo chiamando aiuto ne cercando volontari per spegnere il fuoco. Prima di arrivare al calcio noi vogliamo parlarvi di Londra. Per noi, amanti del football, Londra è La Città dunque vogliamo anche farvi scoprire tutto ciò che c’è attorno alle 14 squadre che vi combattono. Londra come ben sapete è la capitale del Regno Unito, ospita la famiglia reale e anche il Parlamento. Oltre ai monumenti parliamo per un momento della storia della città. Sul nome si sa poco, ma sappiamo che è di origine pre-celtica dunque qualcuno prima dell’arrivo dei latini si era insediato sulle sponde del Tamigi.

La città dopo la caduta dei Romani affrontò un periodo difficile, quasi venne dimenticata. Dal X secolo cominciò la ripresa che culminò nell’XI secolo con la ricostruzione di Westminster e la Torre di Londra. Bruciò poi nel 1666, incendio che provocò molti danni. La città, multiculturale e multietnica, è da sempre uno dei centri culturalmente più attivi ed anche uno dei poli di maggiore importanza per i giovani, europei e non. Grazie a questo clima Londra ha da sempre rappresentato un faro, soprattutto in campo musicale.

Un movimento che arrivò a Londra fu quello Punk. I “teppisti” con le borchie, i giubbotti di pelle e le T-shirt arrivarono nel Regno Unito e a Londra trovarono forse il loro luogo adatto, anche più di New York o Detroit. A metà degli anni settanta nacque il British Punk, che non solo fu un movimento musicale, ma soprattutto artistico e culturale. Addirittura nacque un pensiero punk che portò anche ad una differenziazione tra gli USA ed UK. La cultura punk inglese mira allo scandalo e parla principalmente di disoccupazione giovanile, sesso e droga. Sex Pistols e The Clash sono probabilmente i nomi più grandi del movimento, e noi oggi vogliamo parlarvi proprio dei Clash.

Etichettare (occhio al termine etichetta) questi ragazzi londinesi come punk è un po’ riduttivo. A differenza di altri gruppi nati nel bel mezzo della grande esplosione punk, The Clash sono caratterizzati da grande varietà musicale: sperimenteranno reggae, rap ed altri generi. Nelle loro canzoni comunemente si può rintracciare una pesante critica alla politica inglese del tempo. Si scaglieranno spesso contro la disuguaglianza razziale che caratterizza la multietnica Londra degli anni 60’.

La canzone di cui stavamo parlando all’inizio è London’s Burning. Essa fa riferimento al grande traffico criticando la rete stradale della città e la cultura consumistica dilagante. Sono presenti riferimenti anche al tema razziale. Londra bruciava di passione, ed era molto trafficata anche nella stagione 1989-1990. In una delle ultime stagioni della First Division, 8 squadre provenivano da Londra. Arsenal, Charlton Athletic, Chelsea, Crystal Palace, Millwall, QPR, Tottenham e Wimbledon si davano battaglia non solo per primeggiare nella lega ma soprattutto per la gloria cittadina: fatevi un po’ i conti dei derby londinesi totali disputati in quella stagione, che io in matematica non sono così bravo. Le squadre londinesi sono capitanate dall’Arsenal che si appresta a difendere il titolo conquistato l’anno prima all’ultimo secondo dell’ultima giornata ai danni del Liverpool in un match che fa storia. La squadra allenata da George Graham parte male ma a novembre i Gunners tornano sotto conquistando la vetta alla 15a giornata e successivamente occupando il primo posto dalla 17a alla 19a.

L’Arsenal perderà la testa della classifica e non riuscirà più a riprendersi concludendo in 4a posizione alle spalle del Liverpool, dell’Aston Villa e del Tottenham. Londra è roba degli Spurs che chiudono appunto terzi, lontani dalla vetta, ma con una stagione molto positiva grazie ad un certo Gary Lineker: arrivato da Barcellona, l’attaccante di Leicester segna 24 gol diventando top scorer della lega e portando la sua squadra alla terza posizione che però all’epoca non concedeva alcuna qualificazione alle coppe europee. Il Chelsea neopromosso riuscì a posizionarsi 5° grazie ai 34 gol segnati dal duo Dixon-Wilson. A fine anno per i Blues arrivò anche la vittoria nella Full Members Cup. In ottava posizione concluse la sua stagione il Wimbledon che non poteva sperare di meglio alla sua 4a stagione in First Division. Il QPR si posizionò in 11a posizione, una salvezza tranquilla che aprirà gli anni 90’ degli Hoops caratterizzati da un 5° posto nella prima stagione di Premier ma anche dalla retrocessione in Division I (la seconda serie inglese) dopo 13 stagioni nella massima serie. Il Crystal Palace riuscirà a salvarsi e mantenere la massima serie dopo la promozione della stagione precedente. La stagione delle Eagles non sarà comunque da incorniciare: il 9-0 subito ad Anfield e la peggior difesa della lega fanno dedurre che forse la squadra non è all’altezza. Il Charlton chiude al penultimo posto, peggiore media reti e chiaramente anche il peggiore attacco: 31 gol segnati in 38 partite. La retrocessione degli Addicks non sarà l’ultima della loro storia ma il club di Londra stazionerà a lungo nella massima serie, finendo quasi sempre da metà classifica in giù e rappresentando comunque una delle formazioni storiche della Premier League degli anni 2000. Retrocessione invece fatale per il Millwall, ultimo in classifica con solo 5 partite vinte. Unica piccola gioia fu la vetta della classifica a settembre. I Lions non rientreranno più nella massima divisione da allora, passando per l’amministrazione controllata del club e toccando addirittura la quarta serie. Costruiranno però qualche anno dopo il primo stadio “all seater” della storia inglese: The Den. Insomma, Londra quell’anno ha vissuto una stagione straordinaria. Oggi ci sono 6 club in Premier League, 4 in Football League e nel momento in cui sto scrivendo non siamo vicini a ripetere o superare la stagione in cui Londra bruciò, quella del 1989-1990. Immaginate quanto fosse trafficata la città e quanto gli stadi esplodessero di furore punk, anche se il tempo del punk era passato ormai da un decennio!

La canzone London’s Burning è uscita su disco CBS nel 1977; il testo parla del traffico nella città, noi interpretiamo come il traffico dei tifosi il giorno del football match!

Ecco il testo di London’s burning dei Clash:
London’s burning! London’s burning!

All across the town, all across the night
Everybody’s driving with full headlights
Black or white turn it on, face the new religion
Everybody’s sitting ’round watching television!

London’s burning with boredom now
London’s burning dial 99999

I’m up and down the Westway, in an’ out the lights
What a great traffic system – it’s so bright
I can’t think of a better way to spend the night
Then speeding around underneath the yellow lights

London’s burning with boredom now
London’s burning dial 99999

Now I’m in the subway and I’m looking for the flat
This one leads to this block, this one leads to that
The wind howls through the empty blocks looking for a home
I run through the empty stone because I’m all alone

London’s burning with boredom now…
London’s burning dial 99999

Il Presidente della Samp Ferrero canta Vita spericolata

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ferrero sampdoria massimo ferrero ultrà sampdoria logo vita spericolata disco Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero canta Vita Spericolata di Vasco Rossi sul palco del Teatro Ariston di Sanremo durante il festival della canzone italiana.

Sembrerebbe una notizia di gossip ed in parte lo è, ma era inevitabile per noi non citare questo avvenimento ricco di calcio e musica!
L’eclettico patron blucerchiato da un po’di tempo come si muove fa notizia e la sua performance a Sanremo avrebbe conquistato stampa e social network in ogni caso…se ci metti poi che oltre alle solite dichiarazioni colorite che ne fanno personaggio, il “viperetta” s’è messo pure a fare il cantante – presidente di calcio.

Parliamo di una canzone simbolo per molti di noi, di varie generazioni. La musica di Tullio Ferro e la voce e l’interpretazione di Vasco Rossi sono un mix allucinante che portano il brano ad un successo incredibile. Presentato a Sanremo, proprio, durante il festival del 1983, la canzone è uscita in 45 giri insieme a Mi piace per etichetta Carosello e nel disco 33 giri Bollicine.

Massimo Ferrero è un uomo di spettacolo, non c’è niente da fare! Figlio di un’ambulante del mercato dell’Esquilino e di un controllore dell’ATAC, inizia la sua carriera nel cinema facendo il “ragazzo di bottega” e l’autista per il set e le produzioni. Poi il football, prima nella parte recitata nel film Ultrà di Tognazzi, poi con il tifo per la Roma ed ora con la presidenza della Sampdoria: “Ho il cuore blucerchiato e la testa giallorossa!” dice Viperetta.

Testo di Vita spericolata:
Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte cosi’
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto si’
voglio una vita che non e’ mai tardi
di quelle che non dormo mai
voglio una vita di quelle che non si sa mai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
o forse non c’incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i cazzi suoi
voglio una vita spericolata
voglio una vita come quelle dei film
voglio una vita esagerata
voglio una vita come steve mcqueen
voglio una vita che non e’ mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita, la voglio piena di guai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
oppure non c’incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i cazzi suoi
voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte cosi’
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto si’
voglio una vita che non e’ mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita
vedrai che vita vedrai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
oppure non c’incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai…

Ultras della Curva Andrea Costa tra musica e calcio

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cremonini_ultras_bologna_fc cremonini_tifoso_bologna bolgona fc cremonini bacio luna disco Gli ultras della Curva Andrea Costa spaziano tra musica e calcio, con il loro striscione e le parole di Cesare Cremonini in Bologna vs Ternana del 14 Febbraio 2015.

La Curva Bulgarelli, dedicata al numero 8 rossoblù scomparso nel 2009, è la tana del tifo organizzato e più caldo dei felsinei del football; da lì partono i cori più belli dello stadio Dall’Ara, ma anche le coreografie e gli striscioni. Proprio di uno striscione vogliamo parlarvi oggi!
I rossoblu devono affrontare le Fere, i rossoverdi di Terni, ed i tifosi bolognesi espongono una pazza con su scritto: l’abbraccio è così stretto che siamo una cosa sola, ti amo a squarciagola!

Le parole sono quelle della bellissima canzone d’amore di Cesare Cremonini, il cantautore bolognese e tifoso rossoblu, Qualsiasi cosa, uscita con il disco Il primo bacio sulla luna, pubblicato nel 2008 da etichetta Warner. Lo stesso artista, vista l’immagine della gradinata ha gradito, così tanto da ringraziare e citare gli ultrà in un tweet: FANTASTICA la curva del Bologna che omaggia i rossoblu con le parole di “Qualsiasi cosa”. Grazie ragazzi!! #rossoblu

Il testo di Qualsiasi cosa:
Il tuo cuore è spaventato,
non riesce a riposare,
ha corso a perdifiato,
si è dato un gran da fare.
Ora che il sonno bussa,
leggero alla sua porta,
l’affanno non gli passa
e nulla lo conforta.
Diventerò una spugna,
per strofinarti il cuore,
insaponarti bene,
sciacquare via il dolore,
e laverò via i dubbi,
i dilemmi, le paure,
la luce che conosci ti farò ritrovare.

È per te qualsiasi cosa c’è,
non sarai mai da sola,
qualsiasi cosa c’è.

Sarò una camomilla,
che calda va a lenire,
il bruciore dentro al petto,
che non ti fa dormire,
e poi sarò il silenzio,
che viene a carezzare,
la corrugata fronte per farti riposare.
La luce del mattino ti poserò sugli occhi,
ti resterò vicino,
custodirò i tuoi sogni,
li terrò al caldo in grembo
e aspetterò la sera,
mischiandoli alla gioia,
li servirò per cena…

È per te qualsiasi cosa c’è
non sarai mai da sola
qualsiasi cosa c’è.

Sarò un respiro lieve,
che porta via le pene,
si intrecciano le anime,
la notte ci appartiene.
L’abbraccio è così stretto
che siamo una cosa sola,
ti cullo sul mio petto,
ci amiamo a squarciagola…

È per te qualsiasi cosa c’è
non sarai mai da sola
qualsiasi cosa c’è.

Un giornale in rete ha riportato che gli ultras della Curva Andrea Costa abbiano anche cantato il brano dell’ex cantante dei Luna Pop..se fosse vero, aspettiamo di trovare un video o voi Footballer a 45 giri che leggete, inviatecelo o smentite la notizia.

Nuova canzone Curva Sud Arezzo, ormai son tanti anni

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ofc mods curva sud arezzo arezzo mantova righeira ultras arezzo curva minghelli Musica e ultras è un binomio che si rinnova anche con la nuova canzone della Curva Sud Arezzo Lauro Minghelli, ormai son tani anni che sono qui a cantar.

Eh, si, una bella accoppiata quella delle canzoni con il tifo, e gli amaranto non sono nuovi a questo genere di cosa; seppur spesso l’innovazione è il loro vanto, in questo caso il coro non è di loro creazione, ma è stato adottato qualche giorno fa, mentre è in uso già da un po’in tutto lo Stivale.
Ecco il video dei supporters amaranto nella partita Arezzo vs Mantova del 15 Febbraio 2015:

Ognuna delle tifoserie ci mette del suo, cambiando il testo e queste di seguito sono le parole del coro della Curva Sud aretina:

Ormai son tanti anni che sono qui a cantar
Sto diventato grande,voglio la serie a,
Tutta la settimana ho in mente solo te
Avanti grande Arezzo vogliamo vincere!

La canzone dei tifosi amaranto di Arezzo sorge sulle note e la melodia uno dei pezzi più rappresentativi della musica italiana anni 80: L’estate sta finendo! Si tratta di un brano che seppur datato fa ancora la sua bella figura se canticchiato…e non dirmi che non ti è mai capitato di accennarlo o fischiettarlo, specialmente verso fine Settembre di ogni anno!?!?!

L’estate sta finendo è un disco del 1985, uscito in 45 giri per l’etichetta CGD, che porta sul lato B la canzone prima dell’estate, che non fece lo stesso successo…eppure l’idea è simile ed il gruppo sempre formato dal duo eclettico torinese Stefano Rota, Stefano Righi (cognome dal quale ha origine il nome della band!).
Godiamoci il video:

Ecco il testo di L’estate sta finendo dei Righeira:
L’estate sta finendo
E un anno se ne va
Sto diventando grande
Lo sai che non mi va.
In spiaggia di ombrelloni
Non ce ne sono più
È il solito rituale
Ma ora manchi tu
Uh uh uh.
La-languidi bri-brividi
Come il ghiaccio bruciano
Quando sto con te.
Ba-ba-ba-baciami
Siamo due satelliti
In orbita sul mar.
È tempo che i gabbiani
Arrivino in città
L’estate sta finendo
Lo sai che non mi va.
Io sono ancora solo
Non è una novità
Tu hai già chi ti consola
A me chi penserà
Ah ah ah.
La-languidi bri-brividi
Come il ghiaccio bruciano


Coro ultras Curva Nord Catania Il Vulcano è la terra che amiamo

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ultras catania curva nord curva nord ultras catania curva nord catania tanto pe'cantà disco Il coro della Curva Nord di Catania, tana degli ultras etnei, Il vulcano è la terra che amiamo nasce sulle note di un disco del 1932.

La canzone dei tifosi rossoblu, intonata allo stadio Massimino è un inno per la propria terra ed esalta le proprie origini, quelle di cittadini delle pendici del vulcano Etna. La Curva Nord adotta per questa canzone note e melodia di un brano musicale molto vecchio: Tanto pe’cantà.

Si tratta di una canzone scritta da Ettore Petrolini ed Alberto Simeoni in dialetto romanesco che, seppur allegra, nasconde un po’d’amarezza, in tipico stile romano. Il testo cita una canzone senza titolo scritta proprio per rallegrasi la vita:

pe fa’ la vita meno amara
me so comprato ‘sta chitara
e quanno er sole scenne e more
me sento un core cantatore
la voce e poca ma intonata
nun serve a fa na serenata
ma solamente a fa’n maniera
de famme un sogno a prima sera
uh uh, uh, uh..
tanto pe canta’
perche me sento un friccico ner core
tanto pe sogna’
perche ner petto me ce naschi un fiore
fiore de lilla’
che ma riporti verso er primo amore
che sospirava a le canzone mie
e me rintontoniva de bucie
canzone belle e appassionate
che roma mia m’ha ricordate
cantate solo pe dispetto
ma co na smania drento ar petto
io non ve canto a voce piena
ma tutta l’anima e serena
e quanno er cielo se scolora
de me nessuna s ennamora..
tanto pe canta’
perche me sento un friccico ner core
tanto pe sogna’
perche ner petto me ce naschi un fiore
fiore de lilla’
che ma riporti verso er primo amore
che sospirava a le canzone mie
e me rintontoniva de bucie!
tanto pe canta’
perche me sento un friccico ner core
tanto pe sogna’
perche ner petto me ce naschi un fiore
fiore de lilla’
che ma riporti verso er primo amore
che sospirava a le canzone mie
e me rintontoniva de bucie

Non è un caso che Tanto pe’cantà è stata oggetto di tantissime cover, da Gabriella Ferri ai Vianella, passando per Gigi Proietti e Renzo Arbore.

Idoli controluce, il calcio ed il cinema nel 1965

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idoli controluce cinema e calcio idoli controluce film idoli controluce omar sivori Omar Sivori Nella categoria calcio e cinema va di diritto Idoli controluce, un film con il giocatore Omar Sivori, diretto da Enzo Battaglia ed uscito nelle sale nel 1965.

Come diceva l’avvocato Gianni Agnelli: “Sívori è più di un fuoriclasse. Per chi ama il calcio è un vizio.”, ma anche per chi ama i film, possiamo aggiungere, non è la prima volta che il calciatore juventino e napoletano si presta al grande schermo, ne abbiamo già parlato ne Il presidente del Borgorosso Football Club…

Per continuare sul filone Football a 45 giri possiamo affermare che le arti sono tutte legate tra di loro e che dove c’è football e cinematografia, non può mancare la musica d’autore; infatti la colonna sonora di Idoli controluce è di Ennio Morricone:

Da eupallog:

Lo scrittore Ugo Sanfelice, incaricato dal suo editore di scrivere una biografia del calciatore Omar Sivori, si reca a Torino per raccogliere gli elementi per il suo nuovo libro. Piuttosto a digiuno in materia di calcio, mentre tenta invano di avere un incontro con il calciatore, Sanfelice interpella alcune persone dell’ambiente calcistico. Tutte queste ricerche conducono Sanfelice a incontrare più volte una giovane promessa del calcio, il centravanti Moretti, il quale gli confida le sue esperienze: il tirocinio in una squadretta di provincia; il promettente esordio nella Juventus accanto al grande Sivori; l’abbandono della fidanzata; il precoce declino causato da una disordinata vita. Il primo incontro con Sivori lo scrittore riesce ad averlo proprio quando il campione sta lasciando la “vecchia signora del calcio italiano” per conoscere una nuova giovinezza sportiva e nuova popolarità presso il Napoli. Ormai gli elementi in mano di Sanfelice sono molti ed esaurienti; ma lo scrittore, che nel frattempo si è lasciato invischiare in facili avventure, desisterà dalla stesura del libro.

Così Leo Pestelli, grande critico cinematografico e juventino, annunciava la conclusione delle riprese il 17 luglio 1965 sulle pagine di “La Stampa”. Quando Sivori era già passato al Napoli … E’ quasi una nostalgica, preventiva recensione.

“Non sappiamo con che ciglio il tifoso juventino vedrà nel prossimo autunno Idoli controluce, finito di girare in questi giorni nella nostra città. E’ noto infatti che il film diretto dal giovane Enzo Battaglia (l’apprezzato esordiente degli Arcangeli) è ambientato nel mondo calcistico anzi juventino, e che ha per protagonista di sfondo Enrique Omar Sivori nella parte di se stesso. Altrettanto noto, purtroppo, è che il grande giocatore ha smesso quella casacca che per otto anni gli era stata incollata addosso con reciproco lustro.
Si ha un bel dire, ma la pianta-uomo, che durante le trattative di compra-vendita dei giocatori scade a nocciolina, ha una gran parte nella costituzione del «tifo», e ogni qualvolta essa venga trapiantata da una squadra in un’altra, qualcosa trema nel fondo della terra, e se ne oscura per un attimo il concetto di fedeltà alla squadra stessa.
Per un attimo: giacché noi che ricordiamo un altro schianto, molto meno clamoroso perché imposto naturaliter, ma altrettanto straziante, quello di John Charles, allorché, caduto l’albero maestro, le giunture della nave scricchiolarono tutte; noi sappiamo che l’essere juventino importa questa dignità: Juventus prima di tutto, l’universale logico sempre al di sopra dell’universale fantastico (si chiami Orsi, Boniperti, Charles, Sivori e via dicendo). Rovesciando il verso del Carducci: «muor l’inno del poeta», si potrebbe anche dire, «e Giove resta». Ond’è che sopporteremo di vedere il film, come anche applaudiremo, ai più bei passi, il nuovo Cabezon tinto d’azzurro.
Al quale film auguriamo di essere quell’autentico film sportivo (nel senso che l’aggettivo sia riassorbito dal sostantivo) che l’Italia aspetta ancora, e l’Inghilterra, dopo Io sono un campione di Anderson, non più. Ci fu bene una pellicola calcistica anzi juventina (della Juve di Hansen, Praest, Muccinelli e del primo Boniperti), che s’intitolava L’inafferrabile dodici, ma essa aveva, e serba, soltanto un valore affettivo, iconografico. Erano tesori di fotogenia gettati al vento; l’interpretazione, se d’interpretazione si poteva parlare, era appena accennata. Laddove Battaglia ci ha personalmente assicurato che Sivori, natura sensibile che attira le nuvole, è stato «dentro» la parte molto bene.
Ma già scorrendo il soggetto, ci si accorge che siamo su un altro piano. C’è uno scrittore (Massimo Girotti) che viene a Torino per conoscere Sivori su cui vuole scrivere un libro. Ma l’ombroso divo non si lascia avvicinare, e allora lo scrittore incomincia a raccattare informazioni di seconda mano, interrogando quante persone hanno conosciuto e frequentato Piede di Velluto. Ed ecco così, punto sforzato, un immenso «flash back» ricapitolante le più gloriose giornate del fuoriclasse, le sue reti più memorabili, da ritto e da seduto. Questa è la parte che il juventino vedrà con l’occhio semiabbassato e umido. Poi la vicenda prende corpo col personaggio d’un pivello (riserva di Charles) cui il successo ha dato alla testa: è l’attore Gaspare Zola, un volto nuovo. Di queste automontature fanno per solito le spese le fidanzate, ed ecco la linda Valeria Ciangottini (dopo La dolce vita inchiodata alla purezza), tralasciata per Alexandra (la conturbante Johanna Simkus), donna del gran mondo. La situazione non è nuova; come non è nuovo che il giocatorino si smidolli e perda la sua grande occasione. Omar, appena rimesso da una frattura e sommariamente allenato, prende il posto del ragazzo traviato e raddrizza la partita.
Ma che i calciatori giovani si esaltino facilmente, che s’innamorino e perdano lena, è rigorosamente vero; e dal vero, tanto più se osservato da uno «scrittore» in funzione di coro, si può sempre togliere qualcosa di nuovo. L’ideologia di Idoli controluce (schermo panoramico a colori, musiche di Morricone, fotografia di G. Cosulich) è che il successo sportivo è vacuo quando sia scompagnato da sacrifici e rinunce, e che nella vita come nella professione che si è scelta, conta su tutto «essere se stessi».
Ogni film ambizioso riceve suggerimenti dalla realtà; e anche questo si è giovato e si gioverà di rincalzi cronachistici, di situazioni irripetibili: le ultime irose pedate di Sivori sul terreno che fu suo (e a fianco del richiamato Charles, per commuovere di più), e l’arrivo dello stesso a Napoli, presumibilmente trionfale. Con che siamo tornati alla nostra mestizia di juventini congiunturati”.

Da un’intervista di Massimo Novelli a Bruno Bernardi, “La Repubblica (Torino)”, 19 febbraio 2005.
“In realtà, fra il 1965 e il1966, quando Omar era già passato al Napoli, il regista Enzo Battaglia decise di fare Idoli controluce, un film sul Cabezòn. Sivori mi convocò e fece lo stesso con Charles, che intanto era ritornato in Galles. Recitai me medesimo, cioè il cronista. Furono due comparsate, comunque divertenti”. Il film non venne accolto bene. Anzi, si parlò di una pellicola sconclusionata. Fu così? “Abbastanza. E fu un fiasco, sebbene in questo avesse avuto una parte la povertà dei mezzi a disposizione del regista. Pensa che la Juventus non gli diede nemmeno le maglie per le riprese al Comunale”. Dimmi della prima del film. Che cosa ricordi? “Andai a vederlo al Gioiello. Ammetto che uscii prima della fine poi per evitare che la gente mi riconoscesse. In ogni caso, credo che non mi avrebbero chiesto l’ autografo”.

Livorno fa 100 anni e suona la Banda Bassotti

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100 anni livorno maglia bal livorno comunisti ultras baldi fieri banda bassotti bal brigate autonome livornesi Alla festa del centenario del’AC Livorno Calcio si è esibito il gruppo musicale combat rock Banda Bassotti.

L’evento “LivornoCento” si è svolto dal 14 al 16 Febbraio al Pala Modigliani in zona “Porta a Terra” ed è stato ricco di attività sportive e non poteva mancare il concerto e..non poteva mancare la politica, d’altronde qui a Livorno è nato il partito comunista italiano nel 1921 per una scissione coi socialisti guidata da Antonio Gramsci.
Ecco il video della Banda Bassotti che intona Bandiera Rossa davanti al pubblico di tifosi livornesi amaranto:

Il gruppo ska punk è formato da artisti romani che però supportano i labronici; nel 2004 incisero anche un disco per le BAL – Brigate Autonome Livornesi – gruppo ultras portante della curva nord di Livorno.
Avanti Popolo, così è anche conosciuta la canzone, è l’inno della classe operaia italia, scritto da Carlo Tuzzi nel 1908 e poi riadattato.

Di seguito il testo di Bandiera Rossa:
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa, Bandiera rossa
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Evviva il comunismo e la libertà.
Degli sfruttati l’immensa schiera
La pura innalzi, rossa bandiera.
O proletari, alla riscossa
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Il frutto del lavoro a chi lavora andrà.
Dai campi al mare, alla miniera,
All’officina, chi soffre e spera,
Sia pronto, è l’ora della riscossa.
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Soltanto il comunismo è vera libertà.
Non più nemici, non più frontiere:
Sono i confini rosse bandiere.
O comunisti, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Evviva Lenin, la pace e la libertà

Nuovo coro Curva Nord Lazio, Non ti passa più

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curva nord romana lazio ultras curva nord lazio ultras Calcio Finale Coppa Italia Italy Cup Final max pezzali 883 Sembra che durante la partita interna contro il Palermo di domenica 22 Febbraio 2015 parta un nuovo coro della Curva Nord della Lazio, non ti passa più, sulle note dell’omonima canzone degli 883.

Per ora sono solo indiscrezioni, quindi non abbiamo da proporvi un video dei tifosi laziali, ma potremmo indovinare il testo del coro da stadio dei biancocelesti:
Forza Lazio facci un gol, si alza dalla Curva Nord, corri e lotta finché puoi, non ti lasceremo mai.Forza Lazio facci un gol, giuro non ti tradirò, fino in capo al mondo andrei, sventolando i colori miei, la la la la….

La melodia è quella di Max Pezzali, del brano uscito nel disco La dura legge del gol del 1997 con etichetta Fri Records.

Ecco il testo di Non ti passa più degli 883, anche colonna sonora del film Jolly Blue.:
Livello 1 – Pupazzo patetico
vestito a festa all’una a pranzo dai suoi
“Signora, sa, una pasta al forno
cos non l’ho mangiata mai”
Livello 2 – L’interrogatorio
“Ma con mia figlia tu che intenzioni hai?
Lei ha bisogno di uno serio
Spero non ci deluderai”
Poi di corsa dagli amici del bar
almeno per mezz’ora un pò di tranquillità
ma da come guardano
sembrano che mi dicano
“Bello, non ti passa pi
te la sei voluta tu
vuoi la bicicletta e poi
pedalare cazzi tuoi!”
Livello 3 – Le menate da panico
“Non sei lo stesso che eri un anno fa
eri romantico pi spesso
sento gi che non durer”
Livello 4 – Gli altarini si scoprono
mollato in tronco senza dir neanche “Bah”
telefonate, notti in bianco
perdita della dignit
Poi di corsa dagli amici del bar
far finta di niente che nessuno lo sa
per mi conoscono
e so che capiscono
“Bello, non ti passa pi
te la sei voluta tu
vuoi la bicicletta e poi
pedalare cazzi tuoi”
Livello 5 – Almeno ci siamo noi
non sar tanto per ci baster
aperitivo, cena fuori
“Approvato all’unanimit!”
Livello 6 – A volte ritornano
ti vedo in fondo al ristorante con lui
con degli amici tanto antichi
che sembrate antichi anche voi
Io d’istinto te lo direi
Ma con uno del genere che cazzo ci fai?
Per in fondo giusto cos
perch sono sicuro che con quello li
Bella, non ti passa pi
te lo sei voluto tu…

Vinnie Jones, Psycho della Crazy Gang

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crazy gang wimbledon i faught the law disco clash vinnie jones gascoigne vinnie jones tackle kid Il mitico e temibile Psycho della Crazy Gang, Vinnie Jones, colui che capitanava le gesta della squadra del Wimbledon Football Club tra gli anni 80 ed i 90.

Vi riportiamo un articolo in cui il calciatore è accostato ad una canzone dei Clash, mitica combat-rock punk band inglese ed ai film di Quentin Tarantino. Un parallelo cinema, calcio e musica!

Ad uno come Vinnie Jones, la canzone da associare è facile: I Fought The Law! Noi però, seppur amanti delle sonorità di Joe Strummer, Mick Jones e Paul Simonon, vi riportiamo la versione originale, quella R’N’R uscita in disco 45 giri nel 1959 ed incisa da Sonny Curtis per l’etichetta musicale Mustang Records.

Da UKPremier:

Breaking Rocks In The Hot Sun

La storia di oggi ve la voglio raccontare perché sa tanto di film. Decidete voi il genere, a me da un po’ l’idea di uno di quei macabri ma bellissimi ritratti, fuori dal comune, di Quentin Tarantino. Sarà che la canzone sarebbe stata utile a raccontare tante di quelle storie che l’ho voluta usare per una in particolare; questa calza a pennello con la frase iniziale e il messaggio della canzone. Il gruppo è uno di quelli di Londra che viaggia sulle onde radio con il nome di Clash. La canzone è I Fought The Law, che parla di un uomo che sfida la legge e alla fine si ritrova a spaccare le pietre sotto il sole. Oggi la nostra storia ha tanti protagonisti, visto che parliamo della squadra che voleva sfidare la legge e alla fine è stata battuta. Comincia il film: “Wimbledon fought the law… and the law won”. Sedete sulle poltrone e godetevi la pellicola.

Il protagonista della storia è Vinnie Jones, uno che dopo la carriera da giocatore è diventato sul serio attore e con quella faccia potrebbe essere davvero credibile come uno di quei fuorilegge di Tarantino. La sceneggiatura è tutto un programma: si prende una squadra che da pochi anni milita nella Football League e con un pubblico abituato da anni al calcio della Non-League e una serie di giocatori che sembrano del tutto normali ma che amano farsi degli scherzi tra loro. Sembrano una scolaresca in gita. I loro scherzi sono tra i più banali e vecchi della storia; giochi da bambini che cimentano il gruppo. La squadra però in campo non piace: gioca un calcio che i critici, paragonandolo a quello dei migliori club inglesi, stentano a capire e definire; la difesa incute terrore grazie al cuore della Crazy Gang guidata dal terribile Vinnie Jones. Terribile perché non esiste modo di spiegare Vinnie: il soprannome Psycho, l’atteggiamento strafottente e l’abusare dell’idea del “gioco da duri”, l’espulsione più veloce della storia (foto su Google e video su YouTube potranno chiarirvi meglio le idee). Noi, senza sprecare troppe parole, vi diciamo che Psycho probabilmente non conosceva le regole del calcio, forse le conosceva e le aveva dimenticate oppure, ipotesi molto percorribile, non gliene è mai fregato nulla. Vinnie, come detto, era il cuore. Poi ce ne erano altri di ragazzi pazzi: l’altro tizio poco raccomandabile John Fasanu (fisico e cognome da rugbista), ma anche il Dr. Jekyll e Mr. Hyde: il talentuoso e durissimo Dennis Wise. Poi Eric “Ninja” Young, inglese nato a Singapore che giocava con la fascia marrone e con la nazionale gallese. Un presidente clamorosamente scenico Sam Hammam, l’uomo che introdusse l’esultanza Ayatollah in Inghilterra guidati non da uno dei più grandi maestri del football ma da un onesto ex giocatore, Dave Bassett il regista, che vivendo un po’ di football anni 70’ capì che il miglior modo per intrattenere un manipolo di tifosi di un quartiere di Londra era affidarsi all’ “Hail Mary pass”: lanciare lungo e pregare che succeda qualcosa di buono. Nel 1988 questi uomini decidono di sfidare la legge che all’epoca si chiama Liverpool, una squadra che gioca un calcio che piace ai critici e che diverte un pubblico raffinato (solo per gusti calcistici) come quello di Liverpool. Partita in questione è la finale di FA Cup. Beasant, il portiere di questa gabbia di matti, sull’1-0 per i suoi si vede arrivare di fronte un certo Aldridge al quale tocca battere dagli 11 metri, il giocatore dei Reds parte la mette alla sinistra ma la palla non entra, Dave l’ha trattenuta! Per inciso, Aldridge la buttava dentro con una regolarità spaventosa all’epoca, tanto che detiene il titolo di capocannoniere della First Division in quella stessa stagione invece Dave è un ragazzo che è partito dalla Third Division con il club di casa sua, il Wimbledon appunto. Il gol lo aveva segnato un altro membro della banda, Lawrie Sanchez che al minuto 37 sfrutta una punizione di Wise e di testa la butta alle spalle di Grobbelaar. Fiano al 90′ grande sofferenza: il Liverpool oltre al rigore potrebbe segnare un altra montagna di gol e invece cade sotto i calcioni che gli rifilano questi londinesi. Al fischio finale più che il trionfo o le medaglie e la coppa il trofeo vero sarà il commento del telecronista della BBC: “The Crazy Gang have beaten The Culture Club “. Forse anni dopo, con i problemi con lo stadio, la retrocessione e il successivo spostamento della baracca a Milton Keynes nel 2003, furono opera della legge che decise di punire, con i suoi tempi, le gesta della Crazy Gang di togliere la gloria ricevuta in maniera clamorosamente incredibile. Oggi a spaccare le pietre sotto il sole c’è però un’erede di quella squadra che sfidò la legge: l’AFC Wimbledon, che vuole tornare a Plough Lane e vuole tornare a stupire tutti a partire da questa stagione di League Two. Una volta tornati al calcio dei grandi, però, attenzione a non sfidare la legge cari Wombles ,perché come ben sapete la legge alla fine vince e ritrovarsi a spaccare pietre dopo un po’ può stufare anche la gente di Wimbledon, stavolta invece di puntare all’oscar movie si potrebbe girare un film più modesto e che resti più a lungo nelle sale, ma questa non è la Wombles Way. THE END

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