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Curva Nord Frosinone Un giorno all’improvviso

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curva nord ultraas frosinone ultras frosinone curva nord curva nord frosinone ultras righeira anni 80 Spettacolare il coro degli ultras della Curva Nord Frosinone Un giorno all’improvviso, una canzone a rispondere tra i settori del Matusa per supportare i Leoni Gialloblu ciociari.

Il video si riferisce alla partita interna contro il Crotone del 2015, un anno storico per i canarini che hanno raggiunto la promozione in serie A:

Ecco le parole del coro degli ultras ciociari:
Un giorno all’improvviso,
mi innamorai di te,
il cuore mi batteva,
non chiedermi perché,
di tempo ne è passato,
noi siamo ancora qua,
ed oggi come allora,
il leone vincerà.

La canzone, diffusa un po’ovunque tra le tifoserie dello stivale nasce dalla base di un noto brano musicale anni 80 dei Righeira: L’estate sta finendo.
Si tratta di un disco inciso in 45 giri da etichetta CGD nel 1985 che ha partecipato a Un disco per l’estate ed ha vinto il FestivalBar..un mito della nostra giovinezza! Una canzone che La Redazione di Football a 45 giri consiglia di ascoltare a chi era troppo giovane per godersela all’epoca.
Non tutto il brano è “coverizzato” dalla Curva Nord del Frosinone, ma solo l’inizio, al quale gli ultras gialloblu hanno cambiato le parole.

Ecco il testo originale del duo di artisti torinesi Righeira, gli stessi di Vamos alla playa e No tengo dinero:
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va.
In spiaggia di ombrelloni
non ce ne sono più
è il solito rituale
ma ora manchi tu.
Languidi brividi
come il ghiaccio bruciano
quando sto con te.
Baciami
siamo due satelliti
in orbita sul mar.
È tempo che i gabbiani
arrivino in città
L’estate sta finendo
lo sai che non mi va.
Io sono ancora solo
non è una novità
Tu hai già chi ti consola
a me chi penserà.
Languidi brividi…
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va.
Una fotografia
è tutto quel che ho
ma stanne pur sicura
io non ti scorderò.
L’estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
anche se non mi va.
L’estate sta finendo
l’estate sta finendo
l’estate sta finendo oh oh oh oh
l’estate sta finendo . . . . . .


Canzone Curva Fiesole, T’immagini se fosse sempre domenica

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curva fiesole ultras firenze ultras viola fiorentina trasferta ultras-fiorentina-bandiera-onora-il-padre t'immagini vasco rossi disco Gli ultras Viola sono sempre alla ricerca di un tifo di qualità, lo dimostra la canzone della Curva Fiesole T’immagini se fosse sempre domenica.

I tifosi della Fiorentina cantano così allo stadio Artemio franchi ed in trasferta:
T’immagini se fosse sempre domenica
con la trasferta libera
e la Fiorentina fosse prima in classifica

Ecco il video degli ultras della Curva Fiesole di Firenze:

Chiaramente non ci sono dubbi, note, melodia ed alcune delle parole del coro da stadio sono prese da un noto brano musicale: T’immagini di Vasco Rossi! Una canzone mitica, 3 minuti e 55 secondi di emozioni! Questa canzone è uscita in disco nel 1985 in un 33 giri che ha “drogato” milioni di ragazzi e che continua a far breccia nei cuori e nelle orecchie dei più giovani. L’album era cosa succede in città, inciso da etichetta Carosello. E pensare che T’immgini doveva uscire l’anno precedente per partecipare al Festival di Sanremo.

Il testo di T’immagini:
T’IMMAGINI
la faccia che farebbero
se da domani davvero
T’IMMAGINI
la faccia che farebbero
se da domani davvero
davvero tutti quanti “smettessimo”!!
T’IMMAGINI
quante famiglie sul lastrico
altro che crisi del dollaro
questa sì che sarebbe la Crisi del Secolo!!!

T’IMMAGINI
se fosse sempre DOMENICA
tu fossi sempre libera
e se tua madre fosse meno “nevrotica”!!!

A meno che
non siate già tutti d’accordo con me
che c’è qualcosa che…
QUALCOSA che non va…
NON SO…PERÒ…MAH!

Secondo me
qui c’è qualcuno che ha sbagliato mestiere…
non voglio mica dire che sia in mala fede…per carità….
pero’…pero’ qui qualche cosa NON VA!!!

Fantasie, fantasie che volano libere
fantasie che a volte fan ridere
fantasie che credono alle favole…

T’IMMAGINI
la fregatura che han preso
quelli che son partiti
tutti di corsa, tutti quanti per il Messico…

T’IMMAGINI
se fosse sempre Domenica
tu fossi sempre libera
e se tua madre fosse meno Nevrotica!!!

Fantasie, fantasie che volano libere
fantasie che a volte fan ridere
fantasie che credono alle favole…
….favole, favole, favole, favole,
favole……FA! FA! FAVOLE!!!!!

Tifosi Liverpool e La bamba per Rafa Benitez

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tifosi liverpool ultras liverpool supporters kop la bamba duscoi 45 giri GB: CALCIO; LIVERPOOL La classifica dei migliori cori che uniscono ultras e brani musicali è scalata dalla canzone dei tifosi del Liverpool per Rafa Benitez sulle note di la bamba.
Un vero e proprio tormentone che è impossibile non cantare!
Ecco il video degli Scousers per le vie di Barcellona…o meglio per i bar della città catalana, dato che ai Reds, come tutti i britannici piace non poco bere alcol:

I supporters del Liverpool FC inneggiano al proprio allenatore con questo coretto davvero delizioso:
Rafa Benitez
Rafa Benitez
Ra-ra-rafa Benitez
Ra-ra-rafa Benitez, Xabi Alonso, Garcia and Nunez
Non vi stupiamo certamente dicendovi che le note originali sono di la bamba, lo capirebbe anche un bambino. La bamba è stata incisa su 45 giri nel 1958 da Ritchie Valens e prodotto da Bob Keane..un successo incredibile che dura da anni! La canzone è stata decretata tra le migliori di tutti i tempi ed è uno dei pochi brani in lingua spagnola ed essere presente nella speciale hit…che poi l’autore va detto che non conosceva la lingua, ma si fece dare il testo da una zia originaria del Messico..proprio come La bamba che era una canzone popolare messicana dello stato di Veracruz. Quella che conosciamo noi è fondamentalmente una cover in salsa rock’n’roll di un brano folk.

I tifosi del Liverpool hanno adottato La Bamba come loro canzone nel 2004, quando l’allenatore Benitez sbarcò ad Anfield portando con se un bel po’di calciatori spagnoli. Il coro da stadio prese così tanto piede che fu considerato come inno della stagione champions league 2005 dei reds.

Ecco il testo di la Bamba:
Para bailar la bamba
Para bailar la bamba
Se necesita una poca de gracia
Una poca de gracia pa mi pa ti
Y arriba y arriba
Ay arriba y arriba
Por ti sere, por ti sere, por ti sere

Yo no soy marinero
Yo no soy marinero, soy capitan
Soy capitan, soy capitan

Bamba, bamba
Bamba, bamba
Bamba, bamba
Bamba

Para bailar la bamba
Para bailar la bamba
Se necesita una poca de gracia
Una poca de gracia pa mi pa ti
Ay y arriba y arriba

Para bailar la bamba
Para bailar la bamba
Se necesita una poca de gracia
Una poca de gracia pa mi pa ti
Y arriba y arriba
Ay arriba y arriba
Por ti sere, por ti sere, por ti sere

Bamba, bamba
Bamba, bamba
Bamba, bamba
Bamba, bamba

Coro Curva Sud Reggio, Ho preso la diffida

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curva sud reggina curva sud reggio calabria ultras reggina curva sud la prima cosa bella disco ricchi  poveri Un nuovo esempio del legame tra la musica ed i tifosi di calcio è il coro della Curva Sud Reggio Calabria Ho preso la diffida.
Gli ultras amaranto cantano queste parole per inneggiare alla propria squadra del cuore:
ho preso la diffida
l’ho presa x te
girando lo stivale
contro la repressione
non ti ho lasciata mai…
la senti questa voce
chi canta e il mio cuore
reggina sei il mio amore
non posso più partire
ma tu mi capirai, ma tu mi capirai
Ecco la Sud della Reggina ad incitare i propri beniamini in vista del derby spareggio play off 2015 contro i rivali di sempre del Messina:

La canzone della tifoseria reggina si basa su un vecchio brano musicale di Nicola di Bari: il disco La prima cosa bella, uscito per l’etichetta RCA Italiana. Un bel successo anche la cover successiva dei Ricchi e Poveri pubblicata dall’etichetta Apollo in 45 giri. Noi però vi proponiamo l’ultima versione, quella di Malika Ayane del 2010, presente nell’album Grovigli:

Ecco le parole di la prima cosa bella:
Ho preso la chitarra
e suono per te
il tempo di imparare
non l’ho e non so suonare
ma suono per te.
La senti questa voce
chi canta e` il mio cuore
amore amore amore
e` quello che so dire
ma tu mi capirai
I prati sono in fiore
profumi anche tu
ho voglia di morire
non posso piu` cantare
non chiedo di piu`
La prima cosa bella
che ho avuto dalla vita
e` il tuo sorriso giovane, sei tu.
Tra gli alberi una stella
la notte si e` schiarita
il cuore innamorato sempre piu`
sempre piu`
La senti questa voce
chi canta e` il mio cuore
amore amore amore
e` quello che so dire
ma tu mi capirai
I prati sono in fiore…
La prima cosa bella
che ho avuto dalla vita
e` il tuo sorriso giovane sei tu
Tra gli alberi una stella
la notte si e` schiarita
il cuore innamorato sempre piu`
La senti questa voce
chi canta e` il mio cuore
amore amore amore
e` quello che so dire
ma tu mi capirai
ma tu mi capirai

Curva Sud Roma Non smetterò mai di lottar

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curva sud tifoseria romanista curva sud roma ultras ultras roma curva sud corteo chi fermerà la musica 45 giri pooh Gli ultras della Curva Sud Roma cantano Non smetterò mai di lottar per questa maglia storica, una canzone simbolo per i tifosi giallorossi e che li avvicina alla musica degli anni 80.

Il coro della tifoseria romanista è mitico, conosciuto per tutto il continente ed anche oltreoceano, sarà perchè il clima che si respira allo stadio Olimpico è incredibile, sarà perchè “la Roma non si discute, si ama”, sarà perchè…sarà pure perchè la canzone è molto orecchiabile! Si tratta, non a caso, di un grande successo dei Pooh, forse il gruppo musicale italiano più longevo e famoso al mondo.
Ecco la Curva Sud che intona la canzone per incitare i propri beniamini, gli “11 atleti che Roma chiamò”:

Le parole del coro degli ultras romanisti sono:
Non smetterò mai di lottar,
per questa maglia storica,
il passato non si dimentica,
battiamo le mani da veri romani
per questa città che è magica!
Un inno al romanismo ed alla romanità!

Le note e la melodia sono riprese da Chi fermerà la musica, un brano che i Pooh hanno inciso nel 1981 su disco per l’etichetta CGD. Un 45 giri con sul retro banda al vento che ha venuto tantissimo! Roby, Dodi, Stefano e Red ancora oggi possono vantare diversi passaggi in radio ed in tv del brano.
Ecco il testo di Chi fermerà la musica:
Ora si respira
hai travolto la mia barriera
una polveriera.
Quante donne che sei stasera
tastiera che suoni per le mie mani
luna a cui mando i miei aeroplani
stai cambiando i suoni alla mia musica.
Buona primavera
per chi vola non c’è frontiera
bevo per chi è bravo
a mangiarsi la vita vivo
per quelli che vanno in amore spesso
per te che mi cambi colore addosso
per me stesso
cambio pelle e stelle io.
Chi fermerà la musica
l’aria diventa elettrica
e un uomo non si addomestica
le corde mi suonano forte
la molla è carica.
Chi fermerà la musica
quelli che non si sbagliano
quelli che non si svegliano
stanno nei porti a tagliarsi le vele
tu parti nel sole con me.
Ero barricato
nel mio spazio come un bandito
brava mi hai colpito
ti ringrazio non hai sbagliato.
Mi hai dato contatto alla mia maniera
sospetto che stai per costarmi cara
l’aria è troppo chiara per nascondersi.
Chi fermerà la musica
l’aria diventa elettrica
e un uomo non si addomestica
le corde mi suonano forte
la molla è carica.
Chi fermerà la musica
quelli che non si sbagliano
quelli che non si svegliano
stanno nei porti a tagliarsi le vele
tu parti nel sole con me.
Buona primavera,
per chi vola non c’è frontiera
ora si respira
quante donne che sei stasera.

Una canzone rap per il Frosinone in serie A

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tifosi frosinone curva nord tifo frosinone curva nord curva nord frosinone ultras frosinoine serie a Festeggiare a più non posso, anche con la musica la storica promozione dei Ciociari in serie A ed ecco la canzone rap per il Frosinone calcio.
Non abbiamo capito chi è l’autore e qual’è il titolo, ma siamo sicuri che qualcuno di voi footballer a 45 giri ci potrà aiutare lasciando un commento o scrivendoci una mail.
La canzone cita lo stadio Matusa, i calciatori Fialdini e Martini, episodi legati alla serie B, presa in giro ai “cugini” del Latina che dovranno giocare con le retrocesse Entella e Cittadella in serie C, ma più che altro il coro della Curva Nord (che si sente anche sottofondo) patria degli ultras ciociari.

Il testo del brano di musica rap per il Frosinone è:
Vecchio Leone che non chiedi mai SCUSA
quanto tempo è passato senza le FUSA quante volte ammaestrato hai blindato il MATUSA
Caldi tre punti tra i primi, gori tra i cori
Ricordi cross col contagiri di jimmy fialdini
il colpo di testa a tempo di Marco Martini
poi festa, spini, monti lepini, fini fini il culo ti scioscia sulla fascia carlini paganini
duri a morire come sampietrini DIE HARD come blanchard
una citta’ addormentata che ora s’è svegliata
In serie A come Pogba punto sulla qualita’ MA CA FATT FRA

R -Ch
Sono pazzo di te, innamorato di te e mai ti lascerò…

Fatto sta fatto sto da mo’
doppietta come soddimo
andiamo al massimo come zappino
gia’ lo sai in freestyle alla snai dal campanile alla diretta su sky,
Lotito ha sentito il ruggito d’un vecchio leone feroce,tradito, la croce, le ciocie,
anagramma di forisenno questo è il dramma è un segno, mi spiace.
Pura classe A cui saltano i cofani come ti salta Ciofani a Trapani
la stampa,la rampa inclinata, la radio,lo stadio, la cioccolata
Al presidente, ala gente cantine aperte,
mani su’, trasferte per la tribù gialloblu’
Cittadella,Entella, quegl’altri giù che fanno la mozzarella…
Ecco la festa dei tifosi del Frosinone alla promozione:

Canzone Curva Ovest Potenza Lions go

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brigata ostile curva ovest potenza curva ovest potenza ultras potenza los borrachos del tablon Il tifo argentino conquista anche gli ultras rossoblu della Basilicata ed ecco la canzone della Curva Ovest Potenza Lions go.
Ecco il video del coro da stadio della tifoseria del Potenza a Melfi, durante uno dei tanti importanti e sentiti derby della Lucania:

Gli ultras potentini a sostegno de U’Putenz, detto anche “i leoni” cantano queste parole:
Quel che vogliamo.. è la vittoria,
per i colori.. e per la gloria,
quando vedrai.. la curva cantare,
tutto lo stadio dovrà cantare
LIONS GO LIONS GO LIONS GO LIONS GO
LIONS GO LIONS GO LIONS GO LIONS GO
Che coro! Il trasposto ed il ritmo sono inconfondibili, si tratta di una canzone da stadio argentina!
L’originale è cantata da Los Borrachos del Tablon, la hincha del River Plate:

Il testo del coro dei tifosi dei Millonarios:
Ay che bostero, vos sos ortiva
Vos sos amigo, de la policía
En mar del plata, vos te escapaste,
Con los borrachos, como cobraste!
SOS CAGON SOS CAGON SOS CAGON SOS CAGON
SOS CAGON SOS CAGON SOS CAGON SOS CAGON
Ay che bostero, vos sos ortiva
Vos sos amigo, de la policía
esta es tu hinchada,esta es tu gente
La que te sigue, y te alienta siempre!
RIVER PLATE! RIVER PLATE! RIVER PLATE! RIVER PLATE!
RIVER PLATE! RIVER PLATE! RIVER PLATE! RIVER PLATE!
Adonde vayas, siempre estaremos
vos sos mi vida, lo que más quiero
esta es tu hinchada, esta es tu gente
la que te sigue y te aliente siempre !
RIVER PLATE, RIVER PLATE, RIVER PLATE, RIVER PLATE
RIVER PLATE, RIVER PLATE, RIVER PLATE, RIVER PLATE

Vespe, Lambrette e calciatori

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adidas spot vespe e lambrette beckam scooterboy road to lisbon scooterboy

Road to Lisbon, la pubblicità dell’Adidas che unisce lo scooterismo ed il football in un video in cui i più noti calciatori del momento compaiono in sella a Vespe e Lambrette.

Uno spettacolo vero per tutti…figuriamoci chi ama gli scooter ed il calcio!

In occasione dei campionati europei di calcio, la marca tedesca per eccellenza decide una strategia di marketing molto carina ed ecco che per le strade di Lisbona appaiono degli strani scooteristi:

Zinedine Zidane, David Beckam, David Trezeguet, Raul, Ruud Van Nistelrooy, Thierry Henry, Alex Del Piero.

A farla da padrone è lo Spice Boy Beckam..che:

  1. si presente in stile mod, con lo scooter con simbolo della RAF e Croci di San Giorgio
  2. chiede agli organizzatori di poter tenere la Vespa dopo lo spot.

Allora il modernismo è ancora vivo e vegeto in Inghilterra!

Beh…chiudiamo con My generation, brano cult degli Who del 1965, uscito in 45 giri per la Brunswick, che rappresenta il modernismo e la ribellione giovanile:


Coreografia Curva Nord Atalanta a ritmo di musica

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atalanta dea curva curva nord bergamo ultras ultras bergamaschi curva nord Coreografia Curva Nord Atalanta a ritmo di musica

Allo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo va in scena un grande spettacolo grazie alla coreografia della Curva Nord alzata a ritmo di musica prima della sfida Atalanta vs Milan 2015.

Gli ultrà bergamaschi sono soliti fare degli spettacoli e riempire la curva, ma questa volta, complice lo speaker che passa gli Status Quo, la scenografie non può non rimanere impressa.

Mentre i nerazzurri alzano la Dea, tutto lo stadio può godersi Whatever you want, un brano mitico del rock anni 80…anche se in realtà il disco che contiene il pezzo è uscito nel 1979, inciso da etichetta Vertigo.

Ecco il testo della canzone degli Status Quo:

Whatever you want
Whatever you like
Whatever you say
You pay your money
You take your choice
Whatever you need
Whatever you use
Whatever you win
Whatever you loose

You’re showing off
You’re showing out
You look for trouble
Turn around, give me a shout
I take it all
You squeeze me dry
And now today
You couldn’t even say goodbye

I could take you home
On the midnight train again
I could make an offer you can’t refuse

Whatever you want
Whatever you like
Whatever you say
You pay your money
You take your choice
Whatever you need
Whatever you use
Whatever you win
Whatever you loose

You’re showing off
You’re showing out
You look for trouble
Turn around, give me a shout
I take it all
You squeeze me dry
And now today
You couldn’t even say goodbye

I could take you home
On the midnight train again
I could make an offer you can’t refuse

Whatever you want
Whatever you like
Whatever you say
You pay your money
You take your choice
Whatever you need
Whatever you use
Whatever you win
Whatever you loose

Whatever you want

Twist and shout diventa un coro per tifare Motherwell

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tifosi motherwell scozia motherwell fc fans motherwell fc supporters twist and shout disco beatles

Twist and shout, mitica canzone dei Beatles, diventa un coro da stadio per tifare la squadra scozzese dei Motherwell.
I tifosi del Lanarkshire del Nord amano collegare la musica con il calcio, come tutti i britannici, creando canzoni per supportare i loro beniamini, The Well, sulle note di brani famosi.
In questo caso gli Steelmen si sono superati perchè hanno scelto i Beatles come fonte d’ispirazione e perchè hanno creato un coro ultrà fantastico!
Eccoli qui ad Ibrox nel 2015:

https://youtu.be/ZbsI72gebz0

I tifosi del Motherwell football club cantano così:
Twist and shout non è una delle tante canzoni anni 60, ma un brano favoloso che ognuno al mondo conosce, senza differenza di età! L’originale però, cosa che non tutto sanno, non è degli “Scarafaggi di Liverpool”,c he ne hanno fatto una cover, ma dei The Isley Brothers, una band statunitense che la pubblicò in 45 giri nel 1961 tramite etichetta musicale Wand 653. I Beatles portarono al successo Twist and shout tramite il loro primo disco, Please please me, capolavoro inciso da Parlophone.
Questa canzone si sposa così tanto con il football che è diventata l’inno anche dei tifosi del Coventry.
Ecco i 4 di Liverpool all’opera:

https://youtu.be/aEDqzk6awJQ

Ecco il testo di Twist and shout:
Well, shake it up, baby, now, (shake it up, baby)
Twist and shout (twist and shout)
C’mon c’mon c’mon, c’mon baby, now, (c’mon baby)
Come on and work it on out (work it on out oooooh!)
Well, work it on out (work it on out)
You know you look so good (look so good)
You know you got me going now, (got me going)
Just like I knew you would (like I knew you would oooooh!)
Well, shake it up, baby, now, (shake it up, baby)
Twist and shout (twist and shout)
C’mon c’mon c’mon, c’mon, baby, now (c’mon baby)
Come on and work it on out (work it on out oooooh!)
You know you twist your little girl, (twist your little girl)
You know you twist so fine (twist so fine)
Come on and twist a little closer now, (twist a little closer)
And let me know that you’re mine (let me know you’re mine ooooh!)

Musica e calcio non vanno d’accordo alla partita del cuore

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moreno nedved muscia calcio nedved moreno rissa partita del cuore

L’ex stella juventina e laziale Pavel Nedved contro Moreno il rapper, ma anche Luca Barbarossa contro Eros Ramazzotti dimostrano che alla partita del cuore musica e calcio non vanno d’accordo. Tutto accade quando Nedved va a sgambettare Moreno; scorretto! Ma poi perchè? Perchè il cantante gli aveva fatto un tunnel.

https://youtu.be/w1dLPsI9T1U

Assurdo! Non è che noi siamo stati mai qui a scrivere inneggiando ad uno sport senza falli, senza sana competizione; i calci ci stanno e talvolta anche qualcosa in più!…ma non ad una partita di beneficenza tra musicisti ed ex calciatori. Il biondo Pavel ci è rimasto proprio male per essere stato saltato come un pivello da Moreno ed ecco la reazione da frustrato davanti a migliaia di spettatori. La cosa assurda è che anche Ramazzotti e Barbarossa hanno discusso…a quanto riferisce lo juventino nato a Roma Eros, Barbarossa lo avrebbe minacciato e lui per tutta risposta avrebbe accetto la sfida..dal labiale sembra che dica qualcosa tipo “mi vuoi ammazzare? ammazzami! vieni!”

https://youtu.be/OQ_7v9o-9So

Episodio poco edificante, che non rende giustizia al fine vero della partita..per fortuna però che a parte questo caso, calcio e musica vadano molto d’accordo, così tanto da poter continuare il nostro progetto in tutte le fasi:

  • calciatori che si improvvisano cantanti e che hanno inciso dischi, come Gascoigne o Seedorf
  • musicisti tifosi della loro squadra tanto da presenziare allo stadio o di tatuarsi lo stemma, come i Gallagher o Robbie Williams
  • canzoni popolari, brani contemporanei, sigle tv o vecchi 45 giri che vengono utilizzati dagli ultras per i cori da stadio, come Montagne verdi della Curva Sud Modena, Twist and shout dei tifosi del Coventry, o T’immagini di Vasco Rossi in Curva Fiesole.

Allo Juventus Stadium è una serata speciale, si gioca la 24ª Partita del Cuore tra la Nazionale Cantanti e i Campioni per la Ricerca a favore della Fondazione Telethon. Che non si tratti di un’amichevole vera e propria, però, lo si è capito subito dall’atteggiamento in campo di alcuni protagonisti, Del Piero e Nedved da una parte, il rapper Moreno e Luca Barbarossa dall’altra. Proprio Moreno, dopo aver fatto un tunnel al ceco ex bianconero e Pallone d’oro 2003, si è visto “sgambettare” qualche minuto dopo. Il gesto antisportivo non è sfuggito ai giocatori in campo che subito hanno rincorso l’arbitro Rosetti per chiedere il suo intervento. Tra i più agitati proprio Ramazzotti, Barbarossa ed Enrico Ruggeri che a fine primo tempo ha commentato amaramente: “Questa è una partita di solidarietà e lo stesso spirito ci dovrebbe essere in campo. Davvero non si capisce come un giocatore del calibro di Nedved possa aver fatto una cosa così, se si è campioni, lo si è per sempre”.

I Simpson e lo scandalo FIFA

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Il cartone animato più amato dagli adulti, I Simpson, avevo anticipato lo scandalo della FIFA che sta coinvolgendo anche Sepp Blatter, costretto alle dimissioni.

Si tratta di una puntata andata in onda in Italia su italia Uno, ma non di recente!

La puntata dei Simpson sulla FIFA è di Marzo 2014 ed il titolo è Non dovete vivere come un arbitro. Homer riceve la spiegazione sul mondo corrotto della Federazione del Football…

Il tutto finisce con un arresto.

E la realtà come andrà?

 

 

Questo invece un pezzo della puntata prima del mondiale:

https://youtu.be/xhCf0IQW_Po

Coro Curva Nord Parma, Non ti lascerò

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Non ti lascerò, sempre il fianco tuo sarò, gli ultras gialloblu di Parma cantano in coro dalla Curva Nord Matteo Bagnaresi e gli altri settori dello stadio Tardini o dei settori ospiti in trasferta.

Una canzone d’amore per la propria squadra del cuore e per la propria città, con una vena polemica verso la direzione della società e “un pensiero dolce” per i rivali di sempre, i granata di Reggio Emilia.

Ecco il coro dei tifosi crociati, in questo caso allo stadio San Siro:

https://youtu.be/dD1l2JyBb-4

Questa canzone è in uso anche in altre curve dello Stivale, ma, a differenza di altre tifoserie, la Curva Matteo Bagnaresi non parla di 90 e di gol.

Le parole del coro degli ultras della Curva Nord di Parma:

Non ti lascerò
sempre al fianco tuo sarò
quando scendi in campo m’agito
t’amo, t’amo e t’amerò!
Guarda che squadra
che abbiamo presidente
non ce ne frega niente
dell’Europa League.
Giriam l’Italia
veniamo dall’Emilia
bruciamo Reggio Emilia
a noi piace così!”

Coro Curva Sud Rozzi, Picchio alè non tifo per gli squadroni

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tifosi ascoli ultras curva sud picchio Foto Andrea Giammusso ultras picchio curva sud barra amsterdam hincha penarol Coro Curva Sud Rozzi, Picchio alè non tifo per gli squadroni, l’esempio che il tifo argentino spopola nelle tifoserie italiane, anche ad Ascoli.
Gli ultras marchigiani cantano così:

Le parole della canzone dei tifosi bianconeri di Ascoli per sostenere il Picchio:
Picchio ale
non tifo per gli squadroni ma tifo te

Bianconero è una malattia non è un color
La maglia che porti addosso è un ossession
Con il coltello tra i denti lotta col cuor
Se in campo cacci le palle sei già un campion!!
La tifoserie bianconera di Ascoli non è certamente l’unica del nostro Paese ad utilizzare questo coro da stadio, ma sicuramente ne fa una versione degna di nota per il calore che contraddistingue il tifo piceno.
La canzone “non tifo per gli squadroni, ma tifo te”, oltre ad essere ricca di significato, poichè esalta l’amore per la propria squadra del cuore oltre la categoria ed oltre le gesta sportive, è importante per il ritmo: nettamente latino e sud-americano. Il coro viene cantato da diverse tifoserie argentine ed americane, quasi sempre con lo stesso fine, quello di esaltare la Copa Libertadores, per la quale i tifosi hanno l’ossessione.
Vi riportiamo ora l’esempio di La Copa Libertadore es mi obsesion dell’hincha del Penarol, la Barra Amsterdam:

Ecco le parole del coro dei tifosi del Penarol:
Dale alegría a mi corazón
Y dale alegría, alegría a mi corazón,
la Copa Libertadores es mi obsesión,
tenés que dejar el alma y el corazón,
tenés que dejarlo todo por Peñarol.
Y ya verás, la copa libertadores vamo’ a ganar,
y ya verás, no somos como los putos de nacional.

Coro Curva Nord Dale Novara

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curva nord novara ultras moliendo cafè disco novara curva nord ultras tifosi novara Un coro argentino lanciato a supporto degli atleti azzurri dagli ultras gaudenziani della Curva Nord, Dale Novara.
Allo stadio Silvio Piola ed in trasferta la tifoseria del Novara canta questa canzone; ecco il video allo stadio Euganeo di Padova:

Si tratta, questo degli ultras della Curva Nord Novara, di un coro da stadio non certamente nuovo nel panorama italiano, anzi di un must, un modello di tifo che dall’Argentina ha conquistato il mondo del football. La canzone è prettamente senza parole, ma ogni tifoseria la rivede; in questo caso gli ultras del Novara aggiungono un alè Novara.

I piemontesi si rifanno quindi al tifo delle barra argentine, come la 12 del Boca:

Anche i tifosi “xeneizes” gialloblu di Buenos Aires hanno preso spunto da una canzone già esistente per il coro da stadio, si sono ispirati ad un brano di Hugo Blanco: Moliendo Cafè
Noi vi facciamo ascoltare la versione di Dino Garcia y sus carios, pubblicata in 45 giri da Palette nel 1961.

Non crediamo che mai il cantante venezuelano si sarebbe immaginato che la sua canzone sarebbe diventata più famosa per gli stadio di calcio che tra gli esperti di musica.


Coro Curva Sud Milano Che confusione

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curva sud milan ultras milan curva sud curva-sud-milano sarà perchè ti amo disco A Milano gli ultras rossoneri della Curva Sud cantano in coro Che confusione, sarà perchè tifiamo, rifacendosi alla musica di un disco degli anni 80.
Ecco la curva milanista che canta la canzone da stadio, in questo caso nella sfida interna contro la Reggina:

Gli ultras rossoneri supportano con queste parole il Milan e ne approfittano per citare i rivali della Juventus:
Che confusione,
sarà perchè tifiamo
è un’emozione
che sale piano piano,
stringimi forte
e stammi più vincino
e chi non canta è un porco juventino.

La canzone degli ultras del Milan è basata sul successo dei Ricchi e poveri Sarà perchè ti amo, uscito in 45 giri per la Baby Records nel 1981 e tratto dall’album E penso a te.
Il brano, presentato al Festival di Sanremo del 1981 è sicuramente la canzone più rappresentativa della band ed è scritta da un altro grande cantante: Pupo!
Non è un caso che dopo le tante cover di successo, la canzone sia approdata allo stadio 😉
Ecco i Rocchi e Poveri in Sarà perchè ti amo:

Ecco il testo di Sarà perchè ti amo:
Che confusione, sarà perché ti amo
è un emozione, che cresce piano piano
stringimi forte e stammi più vicino
se ci sto bene sarà perché ti amo
io canto al ritmo del dolce tuo respiro
è primavera, sarà perché ti amo
cade una stella, ma dimmi dove siamo
che te ne frega, sarà perché ti amo
E vola vola si sa, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l’amore non c’è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.
E vola vola si va, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l’amore non c’è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.
Ma dopo tutto, che cosa c’è di strano
è una canzone, sarà perché ti amo
se cade il mondo, allora ci spostiamo
se cade il mondo, sarà perché ti amo
Stringimi forte e stammi più vicino
e così bello che non mi sembra vero
se il mondo è matto che cosa c’è di strano
matto per matto, almeno noi ci amiamo.
E vola vola si sa, sempre più in alto si va
e vola vola con me, il mondo è matto perché
e se l’amore non c’è
basta una sola canzone, per far confusione
fuori e dentro di te.
E vola vola si sa, sarà perché ti amo
e vola vola con me e stammi più vicino
e se l’amore non c’è
ma dimmi dove siamo
che confusione, sarà perché ti amo

Coro Curva Te, perchè tifo Mantova

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curva te mantova ultras curva te mantova ultras mantova curva te mau amigo charlie brown Coro della Curva Te, Perchè tifo Mantova, questo dei virgiliani è un tipico esempio dello stretto legame tra ultras e musica.
Ecco i tifosi che incitano i calciatori biancobandati allo stadio Danilo Martelli durante la partita contro il Modena, posticipo serale del 2006 vinto dai mantovani:

Il coro da stadio degli ultras della Curva Te non è ricco di parole, ma sono ricchi di significato il ritmo, le note e la melodia…la tifoseria mantovana si rifà ad una canzone ben nota a tutti: Disco Samba!
Ma che poi pensandoci bene, Disco Samba, la canzone dei veglioni è un’accozzaglia di pezzi di brani diversi; la parte della canzone che ci riguarda è quella che dice:
Eh! Meu amigo Charlie Brown.

Ed allora la Redazione di Football a 45 giri è andata a cercare ed ha trovato l’originale, magari più lenta e meno festosa; la canzone si chiama ovviamente Charlie Brown ed è cantata da Benito de Paula, uscita in 45 giri nel 1974:

Ecco le parole del brano:
Eh! Meu amigo Charlie
Eh! Meu amigo
Charlie Brown
, Charlie Brown…
Se você quiser
Vou lhe mostrar
A nossa São Paulo
Terra da garôa
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Bahia de Caetano
Nossa gente boa
Se você quiser
Vou lhe mostrar
A lebre mais bonita
Do Imperial
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Meu Rio de Janeiro
E nosso carnaval
Charlie!
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Vinícius de Moraes
E o som de Jorge Ben
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Torcida do Flamengo
Coisa igual não tem
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Luiz Gonzaga
Rei do meu baião
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Brasil de ponta a ponta
Do meu coração
Oh Oh Charlie!
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Vinícius de Moraes
E o som de Jorge Ben
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Torcida do Flamengo
Coisa igual não tem
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Luiz Gonzaga
Rei do meu baião
Se você quiser
Vou lhe mostrar
Brasil de ponta a ponta
Do meu coração
Oh Charlie!

La canzone della Tartan Army, We`ll be coming

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La canzone della Tartan Army, We`ll be coming tifosi scozia calcio tifosi hooligans scozia England v Scotland We`ll be coming è la canzone della Tartan Army, la tifoseria che supporta la nazionale di calcio della Scozia.
Si tratta di uno degli inni più belli di sempre..e poi gli scozzesi fanno paura già di loro!
Ecco i fan scozzesi sotto la Torre Eiffel, nella mitica “tartan army march in Paris”

Ecco il testo dell’inno dei tifosi scozzesi:
We`ll be coming,
We`ll be coming,
We`ll be coming down the road,
When you hear the voice of the Bill Shanklys boys,
We`ll be coming down the road…
We’ll Be Coming Down The Road
We’ll be coming, we’ll be coming,
We’ll be coming down the road.
When you hear the noise of the “Tartan Army boys”
We’ll be coming down the road

Traduzione

Arriveremo giù per la strada
Arriveremo, arriveremo,
Arriveremo giù per la strada.
Quando senti il rumore dei “Tartan Army Boys”*
Arriveremo giù per la strada

Coro Curva Nord Monopoli, questo è il tempo di vivere con te

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curva nord monopoli ultras ultras monopoli curva nord i giradini di marzo disco monopoli tifo ultras curva nord Coro Curva Nord Monopoli, questo è il tempo di vivere con te, un nuovo esempio del legame tra gli ultras e la musica.
I tifosi biancoverdi di Monopoli cantano allo stadio Vito Simone Veneziani ed in trasferta questa stupenda canzone per sostenere i propri beniamini.
Ecco la tifoseria del Gabbiano nella sfidaplayoff di Foligno del 14 Giugno 2015 contro il Sestri Levante:

Ecco le parole del coro degli ultras della Curva Nord Monopoli:
questo è il tempo di vivere con te
gireremo lo stivale insieme a te
per cantare
tutti insieme
Gabbiano alè!
Probabilmente è chiaro a tutti il brano musicale al quale la tifoseria monopolitana si è ispirata per questo coro da stadio: I giardini di marzo di Lucio Battisti. Il testo della canzone fu scritto da Mogol molti anni prima dell’uscita del disco, le parole si riferiscono all’infanzia dell’autore; il 45 giri uscì nel 1972 inciso dall’etichetta Numero Uno: un successo incredibile, una canzone che ancora oggi ruba l’anima a tante generazioni distanti tra loro.

Il testo de I Giardini di Marzo:
Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è

Robin Friday, il sesto Beatles

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robin friday calciatore robin friday e l'arbitro robin friday rocker robin friday Molti di noi si rifanno al mitico George Best, ma ignorano la storia di un altro fantastico calciatore, Robin Friday, il sesto dei Beatles.

“Sul campo odio tutti gli avversari. Non mi importa niente di nessuno. La gente pensa che sono pazzo, lunatico. Io sono un vincente” è con queste parole che si presenta già il personaggio e forse non ci sarebbe già da aggiungere altro..

In una casa popolare di Acton viveva uno studente molto svogliato con risultati scolastici pessimi, che si dilettava in furti, sigarette e droghe. Si sposò presto, con una donna di colore nel 1969, a soli 17 anni (lo spirit of 69! 😉 ), ma la tradì con tante donne così che la sua reputazione di puttaniere era nota tra chi lo conoscesse.
Quando giocava nelle giovanili del Chelsea fu arrestato e fece 14 mesi di riformatorio per aver rubato un’autoradio.
durante una partita, vide sugli spalti un tifoso che beveva una pinta di birra; nel bel mezzo dell’azione scavalcò le recinzioni, piombò sugli spalti, strappò la pinta al tifoso e ne bevette un sorso[2]. Al ritorno in campo fu ammonito dall’arbitro, e in seguito espulso per le proteste
Durante il suo matrimonio, il secondo, Robin ed i suoi invitati si riempirono di ogni tipo di sostanza stupefacente, fino ad arrivare a distruggere i regali.
Durante Cardiff City vs Fulham schiacciò i testicoli a Bobby Moore.
Finì sulle copertine dei Tabloid per aver fatto il gesto delle 2 dita (l’equivalente del nostro dito medio) al postiere avversario dopo aver segnato un goal.
Nella sua ultima partia, contro il Brighton, si fece espellere per aver rifilato un calcio in faccia ad un avversario..una volta negli spogliatoi riempì la borsa del mal capitato di feci.
Una “carriera” così non poteva che terminare con il ritorno alla working class a seguito del ritiro dal football. A nemmeno 40anni fu trovato morto per overdose.

La cosa più bella tra le stranezze di Robin Friday?
durante un match vide uno spettarore che beveva una pinta di birra, interruppe l’azione di gioco, saltò la recinzione, salì sugli spalti, prese il bicchiere di birra e lo bevve. L’arbitro esterrefatto lo ammonì..lui ovviamente si fece espellere per protesta.

Ma godiamoci il racconto di Dio tifa Boca:

Ho sempre avuto la maledetta impressione che Matt Busby non sia mai stato un uomo veramente felice. O almeno, non per buona parte della sua vita. Per quanto si sforzasse di sorridere, lui, il sergente di ferro, il comandante di mille battaglie che sembrava inscalfibile ed impassibile, lo stupendo allenatore dei ‘red devils’, in realtà, sotto quella scorza fatta d’acciaio e cera, tipica di chi tutto respinge e fa scivolare via, era triste. Un malessere invisibile lo consumava, lento ed indolore, ma inesorabile. Matt, se proprio vogliamo essere precisi, ha smesso di vivere e di sorridere da quel maledetto 6 febbraio del 1958, quando la sua stupenda creatura si spense nella notte di Monaco di Baviera. Quando tutto ciò che amava ed in cui credeva, tutto ciò a cui aveva dedicato tempo e fatica, e dove aveva racchiuso sogni e speranze, volò verso le stelle senza il biglietto di ritorno. Otto dei suoi figli, quei meravigliosi ‘Busby Babes’, i ragazzi terribili dall’etá media di 22 anni che infiammavano Manchester ed il mondo intero del ‘fùtbol’, che stavano incantando tutta Europa e la sua Coppa più ambita, se ne andarono per sempre. Non un ciao, non un ‘ci vediamo’, neanche un saluto. Fu un attimo che durò in eterno. Otto ragazzi, i più appena ventenni, lasciarono ingiustamente questo mondo non ancora uomini. Lasciarono per sempre i loro sogni e le loro speranze, magari ancora chiuse in un qualche cassetto, vicino al letto della madre. Troppo giovani per poterli ancora esaudire tutti. Molti di loro erano ancora chiusi dentro quel comodino, lontano dal mondo reale ed i suoi pregiudizi. Lontani da tutto e tutti, perché, i sogni di un fanciullo, devono rimanere esattamente nel luogo dove nascono, e niente è più sicuro, nell’attesa che la vita faccia il suo percorso, che posarli nelle braccia di una madre, in attesa del proprio ritorno. I mostri, lá, non possono arrivare. Lo hanno sempre insegnato ad ogni bambino, e loro non facevano eccezione.
Quella maledetta notte di febbraio, invece, dopo aver lottato come guerrieri ed aver raggiunto una semifinale di Coppa Campioni storica, purtroppo, quei bambini, divenuti uomini troppo in fretta, se ne andarono. Per sempre. In un attimo. In un istante cambiarono molte vite. Troppe. Dieci in particolare: quella di quelli otto sfortunati angeli, quella del sergente Matt Busby, e quella di George Best.
Si. Anche lui. Quel ragazzino di neanche 13 anni che se ne stava a Belfast, nella fredda Belfast, sotto le sue calde coperte, con addosso la
maglia della sua squadra del cuore, il Glentoran, ancora così lontano da alcool e donne, macchine e scandali, celle di galere umide e scazzottate epiche, non sapeva che quella sera, inconsapevolmente, cambiò per sempre anche la sua di vita. Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista. Si perché molte volte le sfortune altrui altro non sono che fortune di altri.
Quella maledetta notte, mentre sette ragazzi, l’ottavo, Duncan Edwards, morirà quindici giorni dopo in ospedale, dopo pene infernali e preghiere inutili, lasciavano questo mondo, la vita della leggenda Georgie ‘The Best’ mutò per sempre.
Cambiò inconsapevolmente perché, il Manchester United, in quello schianto assurdo perse più della metà di quella fantastica squadra, ed una volta passati i giusti ed inevitabili momenti di disperazione, che però, purtroppo, non possono durare in eterno, sarebbe giunto il momento in cui la società si sarebbe dovuta rimboccare le maniche e sarebbe ripartita per rifondare il tutto. Cercare nuovi idoli. Nuovi attaccanti e difensori. Creare nuove leggende da quel misto di cenere e lacrime che si trovava in mano dopo quella nefasta notte di febbraio.
Senza quella strage, forse, George Best sarebbe rimasto soltanto un piccolo grande sognatore di una Belfast tumultuosa.
Matt Busby, la roccia scozzese che neanche un simile schianto riuscì minimamente a scalfire, non sarebbe, senza quella immane tragedia, tornato a vagare per l’Inghilterra con i suoi osservatori nel commuovente e romantico tentativo di ricostruire ciò che non aveva più, di rivedere di nuovo quella seconda stupenda famiglia che l’infame destino gli aveva portato via in una fredda notte di neve nel cuore della Germania, la sul campo. A sudare e lottare, vivere e soffrire.
Forse nessuno avrebbe mai incrociato il talento del tanto osannato ‘quinto Beatles’. Forse.
Difficile dirlo, persino crederlo, perché simili campioni prima o poi vengono sempre fuori. Tragedia o non.
Molti inglesi, però, ne sono convinti ‘È durato giusto un paio d’anni quello’, dicono di lui.
Forse è vero, forse no. Fatto sta che con i ‘se’ e con i ‘ma’, non si fa la storia, ma almeno la si può immaginare diversa. O almeno, l’Inghilterra ci prova. C’ha sempre provato.
L’unica cosa certa, dopo quel maledetto 6 febbraio, però, era solo che Matt Busby non avrebbe mai più ritrovato quel sorriso che aveva prima.
Mai più. Neanche per sbaglio. Neanche per un minuto. No.
Lo ha cercato e ricercato invano, per le strade di tutta la Gran Bretagna, da Manchester a Glasgow passando per Liverpool. È volato persino a Belfast nel vano tentativo di rincrociare il suo sguardo. Niente da fare. Avvolte credeva di avercela fatta, di averlo finalmente rincontrato dopo anni di agonia, ma così non è mai stato. Lo vedeva, lo assaporava, sentiva il suo stupendo odore, così vicino che quasi gli sembrava di poterlo toccare. Ma era effimero. Bastardo. Quel sorriso che tanto lo struggeva, si sedeva sempre su altri volti. Mai più sul suo.
Neanche dieci anni dopo, a Wembley, lui, il ‘sir’, era finalmente felice. La notte in cui lo United divenne la prima storica squadra inglese a vincere la Coppa Campioni, lui, Matt Busby, non gioiva veramente. Non avrebbe potuto. Questione di onore. Di cuore. Chiamatelo rispetto o come diavolo vi pare, ma lui non poteva esserlo. No. Egli sorrideva con i suoi giocatori, ma non con i suoi ragazzi. Quella sera, lo scozzese di ferro, avrebbe voluto che al posto di quegli uomini in maglia rossa, ci fossero quei figli persi una decade prima. Avrebbe voluto intorno a sè altri occhi da incrociare con i suoi, occhi colmi di lacrime fatte da gioia e nostalgia. Avrebbe voluto altre voci ad urlargli ‘Ce l’abbiamo fatta Mister’. Avrebbe voluto tante cose, sir Matt. Altri calciatori. Altri brividi. Invece no. La storia, quella sera, aveva scelto altri eroi, altre vite, altri ragazzi, anch’essi sognatori, sia chiaro. Ma solamente diversi. Lá davanti, adesso, c’erano altre schiene a portare quei numeri insanguinati che da dieci anni non lo lasciavano in pace nel profondo della notte. Che lo facevo alzare dal letto dopo incubi paurosi. C’era la ‘Santa Tirnitá’, adesso: Denis Law, Bobby Charlton ed il fortunato George Best. L’immenso Best. L’eroe di quella notte. Il ragazzo che di li a poco avrebbe buttato al vento un talento incredibile. Gettato alle ortiche insieme a quella immensa fortuna che la vita gli aveva messo davanti e che ben presto, però, stanca delle sue bravate, sarebbe tornata prepotentemente a presentargli un conto molto salato.
Alcool e problemi in pochi anni lo annegarono, uccidendolo molto, ma molto prima che quel maledetto 25 novembre del 2005.
Georgie prese la sua immensa classe e la spinse giù, nel cesso più sporco d’Inghilterra, tirando lo sciacquone con quell’aria da ubriacone cattivo, e gridandogli pure dietro, mentre essa scompariva tra le fogne ‘Fanculo Bastarda’.
Eppure, ad Acton, estrema periferia ovest di Londra, c’è chi giura che George abbia avuto ben più di quello che si sarebbe, in realtá, meritato. Lá, in quel quartiere così lontano dalla mondanità turistica londinese, c’è chi non si vergogna per niente a dire che George Best, nella sua vita, ha avuto solamente tanto culo. Che quel basettone alcolizzato non era neanche granchè, che quel maledetto ubriacone sia stato solo più fortunato di altri beoni, anch’essi dotati della stessa classe purissima, e che si sia soltanto trovato nel posto giusto al momento giusto. Senza quella immane tragedia, dicono sempre loro, sarebbe stato un semplice irlandese, come ce ne sono a migliaia: tracanna birra, tifoso del Celtic e buon fabbricatore di bombe.
Lá, nel luogo in cui Oxford Street, Coven Garden e Notting Hill, con la sua stupenda Porto Bello Road, non sembrano certamente posti della stessa città, si venera e si crede in un altro ragazzo, forse anche più talentuoso di George, sicuramente più capellone e stupido. Un altro Dio bruciatosi lentamente, un altro Jim Morrison del pallone: Robin Friday, ‘l’altro Best’, ‘il più grande giocatore che non avete mai visto’, come lo chiamano da queste parti. Una vera e propria religione per questa gente. Qui George Best non si può neanche nominare. Qui c’è solo Robin.
Lui sarebbe dovuto diventare immortale. Lui sarebbe dovuto salire fino al trono degli Dei. Lui avrebbe dovuto vincere quella Coppa magnifica. Lui. E non Best. Entrambi così dannatamente simili da far tremare i polsi. Uno, solo più fortunato dell’altro.
Se andate nel suo quartiere, Acton appunto, e chiedete ad un barista qualsiasi chi sia quel ragazzo che con le sue foto tappezza ogni singolo locale del posto, molto probabilmente vi sentirete rispondere, in un inglese duro e masticato ‘Brutto bastardo mafioso di un italiano. Come sarebbe a dire che non sai chi è quel l’uomo? Dovrei prendere a calci in culo per questa eresia’. Dovrebbe, appunto, ma no, tranquilli, non lo farà. Troppo ghiotta l’opportunità di sedersi davanti a voi e riempirsi di nuovo la bocca con le geste di quel ‘calciatore maledetto’. Troppo.
Sbollita la rabbia, vi offrirà una pinta di Guinness, ed inizierà il suo straordinario, quanto incredibile, racconto.
Quello sulla e della leggenda Robin Friday, classe 1952, un ragazzo che fino all’età di 15 anni entra ed esce di galera che sembra pagato: furti in auto, spaccio e scippi sembrano il suo pane quotidiano, l’unica benzina capace di far funzionare la sua ‘adrenalina’. Davvero un peccato, perché il talento, a differenza del cervello, per sfondare nel mondo del calcio non gli è mai mancato: a 8 anni delizia tutta la sua classe mentre, con la gomma da cancellare, passa da un banco all’altro senza farla mai cadere a terra, a 10 riesce tranquillamente a palleggiare con un’arancia, mentre a 14 è già nelle giovanili del Chelsea, dopo essere passato anche da quelle di Crystal Palace e Queen’s Park Rangers. La classe, come detto, c’è. La testa, no.
A 16 anni, infatti, finisce di nuovo dentro, al fresco: lo sbattono in riformatorio per uno scippo. Si becca un anno. Dentro Robin si comporta stranamente e discretamente bene, riuscendo addirittura a guadagnarsi la fiducia del direttore, che, pochi mesi dopo l’inizio della sua detenzione concede, al piccolo teppistello, una grande chance: potersi allenare tre pomeriggi a settimana con le giovanili del Reading, per poi tornare la sera in riformatorio, a dormire.
Regalo non da poco.
Qui, tra le file dei giovani dei ‘royals’, il piccolo capellone impressiona tutti. Robin, d’altronde, sa fare ogni cosa: pressa, dribbla, segna e fa segnare.
‘Qui nessuno di voi è più forte di me’ amava ricordare sempre a quei nuovi compagni. Così, giusto per attirarsi le loro simpatie.
Quel premio, comuqnue, quello di potersi allenare fuori dal carcere, fa passare la detenzione di Friday più veloce e più dolcemente rispetto a quella di altri detenuti, fino a che, un anno dopo la cattura e finita di scontare la pena, può ritornare nelle sua Acton.
Ben presto, anzi prestissimo, ricade, ahimè, nei vecchi e maledetti vizi. Il diavolo bussa di nuovo alla sua porta, e lui, ovviamente, gli apre immediatamente. Poi, come se non bastasse, Robin in questo perdiodo fa la conoscenza una ragazza, Maxine, una giovane di colore. Dopo pochi mesi la sposa e la mette incinta. Nulla di strano, se non fosse che Friday ha solo diciassette anni e nemmeno l’ombra di un quattrino, ed anche che, in quegli anni, le coppie interrazziali, non sono viste proprio di buon occhio.
Robin, però, se ne frega e fa la sua vita.
Qualche lavoretto in qua e lá gli permette di sfamare la sua famiglia. Trova un’insolita tranquillità. Riesce addirittura ad intraprendere la carriera di calciatore, quella tanto cercata e sognata, quella carriera che la droga e la sua tremenda testa calda gli hanno sempre impedito di toccare.
Sono i semiprofessionisti del Walthamston Avenue ad accorgersi di lui. Così, dopo un provino, nel quale Friday segna 7 gol, lo mettono immediatamente sotto contratto.
Ok, lo stipendio è da fame, ma almeno è un inizio, e finalmente Robin può dimostrare in partite vere, in mischie vere, su campi veri, la sua immensa e strepitosa classe.
Robin distrugge da solo tutti gli avversari che gli si presentano davanti, compresa l’Hayes, squadra ben più blasonata di quella in cui gioca, che dopo quella incredibile prestazione decide di acquistarlo la sera stessa ‘Mi avete preso perché vi ho spaccato il culo’ disse loro un sincerissino Friday mentre firmava il suo nuovo contratto. Un contratto importante. Soldi veri. Calcio vero. La droga sembra, finalmente, lontana. Sembra appunto. Perché, essa, in realtà, torna a fargli l’occhiolino molto presto, tanto che Robin ci ricasca subito con tutti e due i piedi e pure la testa. Non solo metaforicamente. No. Un giorno, infatti, di prima mattina, sale su un tetto completamente strafatto, perde l’equilibrio e precipita a terra da più cinque metri. Come se non bastasse, nell’impatto, cade su di un palo che gli perfora il culo e sfiora, in quello che sembra un vero e proprio miracolo, polmoni e cuore. Chiunque sarebbe morto. Non lui. Ci vuole ben altro per fermare il ‘sesto Beatles’, od il primo dei ‘Rolling Stones’, a seconda dei punti di vista, tanto che non soltanto, non si è mai saputo bene come, Robin riesce a liberarsi da solo dal palo, ma non riporta assolutamente lesioni gravi nè alla testa nè alle gambe, così che, dopo neanche 4 mesi, riesce a tornare in campo.
Ci vuole ben altro per fermare Robin Friday da Acton. Ci vuole molto
altro. Forse una pistola. Si perché la sua non è una vita normale, non è un’esistenza comune. No. Lei è assolutamente straordinaria, proprio come il suo calcio: spettacolare, magico, futuristico, al limite del ‘non umano’. Robin vede spazi dove gli altri non vedono niente. Robin crea poesia dove c’è solo terra. Friday fa innamorare cuori che non hanno mai provato amore. Non esiste una partita normale quando lui è in campo. E neanche quando dovrebbe esserlo. Come quella volta, contro il D&R, la partita del suo ritorno dopo la tremenda caduta dal tetto, quando Robin viene inserito nella lista dei titolari dal suo allenatore, ma, al fischio d’inizio, lui, in campo non c’è. Non è neanche allo stadio. È nel piazzale fuori, ai tavolini del pub, completamente ubriaco, quasi privo di sensi che parla con un posacenere di vetro.
Dirigenti e componenti della panchina, in preda allo stupore ed all’imbarazzo più assoluto, lo vanno letteralmente a strappare da quella sedia dove stava beatamente sonnecchiando e lo gettano in campo praticamente esamine, senza parastinchi [Robin non gli portava mai] ed una maglia indossata malissimo. Gli avversari, vedendo quell’ubriaco barcollante, inziano a deriderlo. Passano accanto a lui è gli urlano di tutto. Lui, però, neanche reagisce. Fino a che il pallone non passa dalla sua zona. Quella sfera fatta di cuoio e passione lo risveglia peggio di una doccia gelata. All’improvviso ‘l’altro Best’ si infiamma ef a pochi secondi dalla fine segna il gol della vittoria. Lo stadio esplode. Nessuno ci crede. La panchina impazzisce. Tutti entrano in campo a festeggiarlo, ma lui, gli dribbla uno ad uno, si dirige verso l’allenatore e gli urla ‘Visto stronzo!? Adesso torno a bere lá fuori. Vedi di non rompermi più i coglioni’. Il Mister rimane di sasso ed annuisce silenziosamente. Senza battere ciglio.
Sembra un film, ma non lo è. È solo l’incredibile vita di Robin Friday. Un monumento all’Inghilterra in persona ed al suo animo anarchico e ribelle. Una vita incredibile.
E non è che l’inizio. Si perché di li a poco il Reading si ricorda di lui, di quel ragazzino che qualche anno prima nelle ore d’aria andava ad allenarsi con loro per scappare dalla dura vita del riformatorio.
I ‘royals’ decidono di acquistarlo. Ora per Robin la cosa si fa seria. È la grande opportunità. Adesso è la terza divisione. Non può fallire. Invece..
Invece il suo impatto nella cittadina inglese non è affatto dei migliori. Ed è tutta colpa sua. Il primo giorno di allenamento chiede ad un dirigente se conosce un posto sicuro dove acquistare ‘roba buona’, mentre in partitella non toglie praticamente mai la gamba, entrando durissimo, tanto che finisce per infortunare metá della sua squadra, costringendo il suo allenatore, Charlie Hurley, a farlo allenare a parte per paura di rappresaglie da parte dei cosiddetti ‘senatori’.
Il rapporto personale con i nuovi compagni non è certamente idilliaco, ne tantomeno partito con il piede giusto, però, sul campo è tutta un’altra musica. Robin è celestiale, corre e regala veri e propri pezzi tretrali, degni di una rockstar. I compagni, novanta minuti a settimana, lo amano. Più passa il tempo, più i suoi tifosi lo venerano. Impazziscono per lui e per le sue esultanze. Per i suoi incredibili colpi di testa, come quella volta in cui, dopo un gol al Plymouth Argylle, scavalca i cartelloni pubblicitari e strappa letteralmente di mano ad un tifoso la sua birra, perché a quei tempi era ancora permesso introdurre alcolici negli stadi britannici. L’arbitro aspetta che Robin abbia finito, e, mentre il riccioluto attaccante rientra felice e soddisfatto in campo, lo espelle senza esitazioni, sentendosi gridare contro un complimento del tipo ‘Brutto stronzo. Avevo sete, e allora?’.
Il carattere di Friday peggiora di giorno un giorno. Quel ragazzo è totalmente indomabile: più la società prova ad arginarlo, e più lui sente quello spirito di ribellione ardere dentro di sè. Non c’è domenica in cui non ne combini una delle sue.
Sia in campo che fuori. Pazzia e classe vanno di pari passo dentro il suo cuore. Come Best, più di Best. Molto di più. In campo Robin, se possibile, sembra ancora più forte dell’ala destra del Manchester United, ed anche al pub fa capire che tra i due non c’è praticamente gara. Friday vince in tutto.
Reading lo ama. Ogni volta che ‘il sesto Beatles’ tocca palla, parte un boato. I brividi percorrono la sua schiena, lui li ricambia con delle magie inenarrabili. Se i tifosi dei ‘royals’ lo hanno eletto giocatore del secolo, un motivo ci sarà. È per merito, o colpa, di giocate spettacolari, di sangue sputato per quella maglia, di impegno messo in ogni partita, nonostante si credesse in giro che Robin fosse un piccolo drogato senza anima.
Ancora oggi, nella cittadina ad ovest di Londra, si ricordano ogni suo gol, ogni sua minima cazzata. Nelle menti di tutti, rimarranno le sue giocate memorabili, come quella strepitosa rete che il giovane ribelle di Acton segnò al Brighton, in una sfida che sapeva molto di playoff: una fucilata in rovesciata che lasciò il portiere di sasso. Lo stadio esplose, nessuno credette ai suoi occhi, ne tantomeno l’arbitro, che, finita la partita, si diresse da Robin per congratularsi ‘Complimenti figliolo! In 10 anni di carriera non ho mai visto un gol del genere. Il più bello della mia vita’ ‘Davvero?!’ gli risponde un per niente sorpreso Friday ‘Beh, dovresti venire a vedermi giocare più spesso’.
Geniale. Idolo incontrastato. Unico. Poesia e pazzia per la prima volta si fondono in uno stesso corpo e fanno l’amore fino a cadere senza sensi.
Robin Friday se ne è sempre sbattuto di qualsiasi morale o giudizio altrui. È l’uomo che il giorno del suo secondo matrimonio, dopo il divorzio da Maxine, viene beccato un paio di minuti prima dell’inizio della cerimonia, fuori la chiesa, impegnato a chiudersi una canna. L’uomo che, proprio durante il banchetto di quel matrimonio, fa scattare una rissa furibonda che coinvolge praticamente tutti gli invitati e manda a puttane la festa.
Robin Friday non ha mai pensato alle consieguenze. Mai. Non era nella sua indole. Ecco forse perché al Reading, ma non a Reading, dopo qualche anno, ne hanno le palle piene di lui, tanto che decidono di cederlo, contro la sua volontà, al Cardiff. Ad un passo dalla massima serie.
Lui, però, non ha assolutamente nessuna intenzione di cambiare squadra e città, ma al Reading non ne possono veramente più di lui, e quindi, anche se controvoglia, Friday è costretto ad accettare. In maglia ‘blues’ fa di tutto per farsi cacciare. Si fa arrestare più e più volte, va agli allenamenti in treno ogni giorno senza pagare il biglietto ed ogni giorno, cascasse il mondo, regolarmente prende una multa che recapita alla società, dicendo loro di pagare quella cifra perché ‘Mi avete voluto, e questo è il conto’.
Ma al Cardiff sembra non interessare del suo comportamento, perché poi, in campo, Robin non si tira indietro. Anzi. All’esordio segna due reti al Fulham di Bobby Moore, ex capitano del West Ham e della nazionale inglese vincitrice del mondiale di casa, quello del 1966. Robin non sembra affatto intimorito da quel confronto, tanto che durante un calcio d’angolo, in una mischia, strizza pure i coglioni alla leggenda brittanica. L’Inghilterra insorge. Quel ragazzino è indisponente e non ha il benché minimo rispetto per niente e nessuno. ‘Un giorno potrebbe buttare giù dal palazzo persino la Regina’ urla il Daily Mirror in prima pagina, senza dimenticarsi, però, di sottolineare il suo immenso talento calcistico ‘Come non faccia a giocare nella massima serie uno così, rimane un mistero’.
Ogni partita lo consacra sempre più come un giocatore formabidabile, fermato soltanto da quella sua immensa testa di cazzo che si ritrova a portare in giro per il mondo. Come quando
dopo un gol salta i cartelloni a bordo campo e bacia un poliziotto solo perché ‘Lo avevo visto così triste. Poi però me ne sono pentito. Io odio la polizia’.
Sono due però gli episodi che lo faranno passare per sempre alla storia. All’immortalità del calcio e a tutto ciò che è definibile con la parola ‘scandalo’. Due aneddoti che racchiudono in sè tutta l’essenza di questo straordinario calciatore ed, allo stesso tempo, difficilissimo ragazzo.
Il primo avvenne il 16 aprile 1977. Cardiff-Luton scontro salvezza. Per l’intera partita Robin si scontra fisicamente e verbalmente col portiere avversario, Aleksic. I due arrivano quasi alle mani, finché, a dieci minuti dalla fine, e sul risultato di 0-0, Friday molla una pedata devastante nel volto del povero estremo difensore, che stava uscito in presa bassa per fermare un attacco avversario.
Il ragazzo con i guantoni rimane a terra per quasi due minuti, poi, stordito, si rialza. Robin, che nel frattempo è stato ammonito dall’arbitro, una volta ripreso il gioco tende la sua mano al portiere, intento a chiedergli scusa, ma Aleksic rifiuta, mandandolo a quel paese. Friday non fa una piega: inizia a correre verso il pallone, lo conquista, salta cinque avversari, si presenta davanti al portiere, il suo ‘nemico’, dribbla pure lui e prima di segnare si ferma sulla linea di porta, si volta e sorride beffardo verso l’incazzatissimo Aleksic. Come se non bastasse poi, come se sentisse di non averlo ancora umiliato per bene, mentre torna a centrocampo, Robin mostra al suo antagonista seduto a terra dopo quella finta assurda, due dita che formano una V, quella di vittoria. Robin adesso è contento, ha ucciso, finalmente, l’anima di Aleksic. ‘Lo conoscevo da neanche un’ora e giá lo odiavo come pochi’ disse anni dopo Robin.
Il secondo episodio, invece, avviene il 16 ottobre 1978 durante la partita con il Brighton, quando, dopo un intero match fatto di scorrettezze date e ricevute, Robin colpisce, con una sforbiciata volante, volontaria ed a palla lontana, il volto di Mark Lawreson, l’uomo che lo ha marcato per tutta la partita e che non lo ha fatto respirare.
Friday, ovviamente, viene espulso. Ma nel rientro nel tunnel, la vena della ragione gli si chiude, se possibile, ancora di più. Irreversibilmente. La sua mente si annebbia. Robin, invece di andare verso il suo spogliatoio, si dirige verso quello avversario. Con il gomito rompe il vetro della porta, la apre, trova la borsa di Lawreson e ci defeca dentro, con tanti saluti al famosissimo aplomb inglese.
È l’ultima goccia. Adesso basta. Il Cardiff lo caccia, e lui, senza farne un dramma, decide di ritarsi per sempre dal mondo del calcio. A soli 25 anni decide di dire basta. Troppe pressioni. Troppe regole. Troppo lavoro. Quello che da bambino praticava come uno stupendo hobby, adesso purtroppo non lo è più, ed ad uno come Robin Friday, la parola ‘work’, fa paura sul serio. Incute timore al solo nominarla, figuriamoci a praticarla. Saranno vani i tentativi di molti manager di farlo tornare sui suoi passi. Ci proverà Maurice Evans, nuovo allenatore del Reading, che, di contro, si sentirá rispondere ‘Ho la metà dei tuoi anni ed ho già vissuto il doppio di te’. Ci proverà il triste Matt Busby, che ai tempi faceva il dirigente ed aveva da poco perso l’ennesimo figlio, quel fortunato nordirlandese George Best. Robin riconoscerà il suo carisma, e mostrerà rispetto per quella leggenda britannica, rispondendogli educatamente ‘So chi è lei boss, ma purtroppo non me la sento più di giocare’.
Ci proverà invano anche il mitico Bryan Clough, che proprio in quella stagione vincerà la Coppa Campioni col suo Nottingham Forest. Anche a lui verrà detto un ‘No grazie’. Cortese, come se Robin capisse chi mordere e chi rispettare. L’ex tecnico di Derby e Leeds ci rimarrà molto male, ma non proverà mai rancore per quel ragazzo prodigio, tanto che qualche mese dopo dirá ‘Sarebbe meglio che nel calcio ci fossero più ragazzi sinceri come Robin Friday e meno leccaculo come Billy Bremner [ex capitano del tanto odiato Leeds United]’.
Friday non tornerà mai più a giocare, lasciando al mondo del calcio la tristezza di non averlo mai visto nè nel massimo campionato inglese, nè tantomeno in nazionale od impegnato a sollevare qualche trofeo che la sua immensa classe meritava di vincere.
No. Di li a poco la sua vita precipiterà irrimediabilmente, molto più velocemente e drasticamente di quella di George Best, tanto che ‘il sesto Beatles’ morirà il 22 dicembre del 1990 a soli 38 anni per un’overdose. 38 miseri anni. Anche qua, lui, è arrivato primo. Prima di Georgie. Prima di tutti.
Se ne andrá quasi senza lasciare traccia, senza aver dato il giusto contributo ad uno sport che aveva tremendamente bisogno delle sue pazzesche giocate.
Ad Acton ancora c’è gente che lo venera e lo ricorda come il più forte di sempre, non arrivato dove avrebbe meritato di stare solo e soltanto per colpa di quella sua testa marcia e di un pizzico di fortuna mancante, che, invece, decise di assistere altri grandi del calcio.
Proprio come George Best. L’immenso George Best. Immenso e stupido come Robin Friday. Chi più chi meno, non sta certo a me giudicarlo.
Ci penseranno loro stessi a sbrigarsela, forse, laggiù all’inferno, davanti ad un bel boccale di birra ghiacciata, dopo essersi presi a pugni. Dopo che Friday, vedendo Best quel giorno di novembre, avrá urlato ‘Ehi stronzo, sono quindici anni che ti aspetto. Vieni qua’. I due avranno poi iniziato a parlare di tutto e di più: droga, alcool, football e donne. Geniali e maledetti. Vinti ma mai morti. Neanche nell’aldilà. Perché senza questo loro carattere difficile, non sarebbero mai potuti diventare il quinto ed il sesto Beatles. Uno complementare dell’altro, senza distinzioni o gelosie, perché, come disse il mitico Bill Shankly su di loro, un giorno, ‘Robin Friday inizia dove finisce George Best. Insieme non avrebbero potuto giocare: la loro squadra sarebbe scesa in campo già in 9 uomini. A volte per una rissa, a volte per qualche donna, a volte per molto alcool. Però, non vederli insieme, è e sarà il più grosso rammarico che questa nazione si porterà dietro per sempre’.
Come dargli torto. In fondo, come amava sempre ripete il grande Robin Friday ‘Amo la droga perché mi fa stare bene. Amo l’alcol perché con lui io sono un altro. Amo le donne perché loro amano me. Ed amo il calcio perché è l’unica cazzo di cosa nella mia vita che so fare meglio di un Dio e di chiunque altro su questa corrotta e schifosa terra’.

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